Arezzo

Arezzo

Importante centro turistico famoso per la “Giostra del Saracino” (torneo cavalleresco che si tiene la prima domenica di settembre di ogni anno) e per un’importante fiera antiquaria (prima domenica di ogni mese). La cattedrale gotica , la monumentale Piazza Grande: con il maestoso Palazzo delle logge di Giorgio Vasari , la stessa casa Vasari stupendamente affrescata , la casa natale di Francesco Petrarca , il Palazzo dei Priori , la chiesa di S. Maria delle grazie e quella di San Domenico (sec XIII – XIV) , che conserva sull’altare maggiore un pregevole Crocifisso di Cimabue sono solo alcune delle opere che danno lustro a questa cittadina insieme alla celeberrima chiesa di S.Francesco nella quale troviamo un imponente e prestigioso ciclo di affreschi della “Leggenda della vera croce” di Piero della Francesca: una delle massime realizzazioni di tutto il 400 e alla suggestiva Pieve S. Maria , uno dei più significativi edifici romanici della regione. Tra i vari musei citiamo quello “Medioevale e moderno” ed il Museo Archeologico con reperti preistorici , romani e soprattutto etruschi che si trova presso i resti dell’anfiteatro romano.

Arezzo, a m. 296 su un blando declivio di margine settentrionale della Val di Chiana là dove questa s’innesta col Casentino , il Valdarno, con gli ampi solchi dell’Arno, uno a oriente, , l’altro ad occidente, della dorsale appenninica del Pratomagno (1592 m).
La popolazione della città è di 108.000 ab.. L’abitato cittadino si espande, avvolgendo un pendio collinare su cui sorge, con una pianta pressoché semicircolare, il cui centro è occupato dal Duomo, che sorge in posizione dominante, a 286 metri. Dalla piazza del Duomo si dipartono a raggiera le tre principali vie della città che si dirigono lo alla Val di Chiana, al Valdarno di Sopra , al Casentino. Via Garibaldi taglia, le tre principali principali arterie, seguendo l’asse del semicerchio. All’esterno di essa, verso la linea ferroviaria, sorgono quartieri meno antichi, con strade ,rettilinee, ampie, alberate, che fanno capo alla grande piazza, nel cui centro sorge il monumento a Guido Monaco eretto nel 1981 in occasione del centenario del grande aretino.
Un aspetto caratteristico, conservano le vie del centro storico medioevale e le vie lastricate a fiancheggiate da edifici cinquecenteschi. Notevole il Duomo, la cui facciata è ristrutturazione moderna, in armonia , con l’architettura interna , a tre navate, di stile romano-gotico; bello e esagonale, anch’esso moderno e ricche le opere di pittura e di scrittura. Notevole Santa Maria della Pieve con i suoi portali, opera del XIII secolo, con un’elevata torre campacaria. Pregevoli le Chiese di S. Francesco (Sec. XIII restaurata tra il 1900 e il 1920) con gli affreschi di Piero della Francesca e di S.Domenico ( XIII; poi restaurata), costruita sul disegno di Nicola Pisano dell’Annunziata (1491-1517) di Antonio Sangallo , e di Santa Maria delle Grazie i ( XV) attribuita a Benedetto da Maiano con l’elegante portico, che, ricorda quello dei Servi , a Bologna, nonchè la Loggia del Vasari.
Arezzo è città della Toscana capoluogo di provincia, a m. 296 su un blando declivio di margine settentrionale della Val di Chiana là dove questa s’innesta col Casentino , il Valdarno, con gli ampi solchi dell’Arno, uno a oriente, , l’altro ad occidente, della dorsale appenninica del Pratomagno (1592 m).
La popolazione della città è di 108.000 ab.. L’abitato cittadino si espande, avvolgendo un pendio collinare su cui sorge, con una pianta pressoché semicircolare, il cui centro è occupato dal Duomo, che sorge in posizione dominante, a 286 metri. Dalla piazza del Duomo si dipartono a raggiera le tre principali vie della città che si dirigono lo alla Val di Chiana, al Valdarno di Sopra , al Casentino. Via Garibaldi taglia, le tre principali principali arterie, seguendo l’asse del semicerchio. All’esterno di essa, verso la linea ferroviaria, sorgono quartieri meno antichi, con strade ,rettilinee, ampie, alberate, che fanno capo alla grande piazza, nel cui centro sorge il monumento a Guido Monaco eretto nel 1981 in occasione del centenario del grande aretino.
Un aspetto caratteristico, conservano le vie del centro storico medioevale e le vie lastricate a fiancheggiate da edifici cinquecenteschi. Notevole il Duomo, la cui facciata è ristrutturazione moderna, in armonia , con l’architettura interna , a tre navate, di stile romano-gotico; bello e esagonale, anch’esso moderno e ricche le opere di pittura e di scrittura. Notevole Santa Maria della Pieve con i suoi portali, opera del XIII secolo, con un’elevata torre campacaria. Pregevoli le Chiese di S. Francesco (Sec. XIII restaurata tra il 1900 e il 1920) con gli affreschi di Piero della Francesca e di S.Domenico ( XIII; poi restaurata), costruita sul disegno di Nicola Pisano dell’Annunziata (1491-1517) di Antonio Sangallo , e di Santa Maria delle Grazie i ( XV) attribuita a Benedetto da Maiano con l’elegante portico, che, ricorda quello dei Servi , a Bologna, nonchè la Loggia del Vasari.

Reperti archeologici etruschi documentano l’esistenza di Arezzo (Arretium) fin dal VI sec. a.C. La città continuò ad essere fiorente nel periodo romano, in cui fu organizzata come municipio con un vastissimo territorio.
Nel primo periodo imperiale la sua ceramica sigillata di colore rosso corallino con decorazioni a rilievo (ceramica aretina) divenne famosa e fu esportata e poi imitata per tutto il territorio dell’Impero. Essa era famosa tanto quanto lo sono ora le sue industrie orafe che, insieme ad attività imprenditoriali di vario tipo, fanno di Arezzo una delle città più ricche d’Italia. Del periodo classico il Museo archeologico offre ricca testimonianza : il suo pezzo più famoso è forse il cratere di Euphronios del 500 a.C.
Ricca e intensa è stata la vita del Comune nel Medioevo . Ricordiamo solo un episodio : lo scontro con Firenze a Campaldino nel 1289 che ci richiama versi famosi di Dante Alighieri. Delle tracce dell’esule poeta fiorentino è del resto piena la vicina e bellissima vallata casentinese, una delle quattro del territorio aretino insieme a Valdarno, Valdichiana e Valtiberina. Nel 1384 Arezzo fu praticamente ” venduta ” a Firenze e da allora in poi la sua storia fu quella della Repubblica fiorentina prima, della Signoria e del Granducato di Toscana poi. I Medici hanno naturalmente lasciato la loro impronta nella fortezza cinquecentesca a Nord della città. Nel centro storico, chi cammina lungo il Corso o le strette strade medievali che salgono verso la parte più alta dove si trova la cattedrale gotica dedicata a S.Donato, ha spesso l’impressione di trovarsi dentro uno degli affreschi di Piero della Francesca della Leggenda della vera Croce, in S.Francesco. Nello sfondo del ritrovamento delle tre Croci, la Gerusalemme ha i tratti reali dell’Arezzo quattrocentesca. Del periodo romanico il capolacvoro è la Pieve di Santa Maria dei sec. XII e XIII, di grande suggestione, che contiene tra le altre opere d’arte un polittico di Pietro Lorenzetti. Nella Chiesa di San Domenico poi si trova un altro pezzo eccezionale, un Crocifisso di Cimabue.
In questa città ebbe i natali Francesco Petrarca e, qualche secolo dopo, Giorgio Vasari, celebre per le sue Vite, ancora oggi testo indispensabile per la biografia degli artisti fino al Cinquecento.
Ad Arezzo si corre ancora ogni anno la Giostra del Saracino, manifestazione folkloristica in costume. Con la lancia in resta abili giostratori a cavallo attaccano la sagoma lignea del ” Buratto ” che a sua volta può colpire cavallo e cavaliere con un’arma che tiene nella mano destra se questo, una volta colpito, non si allontana velocemente.
Arezzo: La nascita del libero Comune
È la rinascita successiva al Mille ad innescare un nuovo fermento economico, demografico ed edilizio. Cardine ed emblema della ripresa è la nascita del libero Comune, che estende rapidamente il suo dominio nel contado, erodendo gli ampi poteri signorili delle autorità ecclesiastiche. La presenza di un console è attestata ad Arezzo fin dal 1098.
Attorno al 1200 lo sviluppo urbano induce alla costruzione di una nuova cerchia di mura, che sul lato NE si riconnette a quella etrusco-romana, mentre sui versanti S ed 0 abbraccia a semicerchio la base della collina con un tracciato ancora visibile nel percorso di via Garibaldi (15 Kb). I1 perimetro della cinta raggiunge i 2.600 m. e racchiude un’area di ca. 51 ettari; la radiale principale diviene il borgo maestro. Nel corso del Duecento sorgono nella parte più alta della collina numerosi edifici pubblici e casetorre (36 Kb); viene portata a termine la costruzione della prima grande basilica della città comunale, la Pieve di S. Maria, splendido esempio di architettura romanica (14 Kb). Alla fine del secolo, sotto l’influsso del nuovo stile gotico che va affermandosi, inizia la costruzione della Cattedrale, evento che segue il forzato ritorno della sede vescovile all’interno delle mura (1203), e delle chiese di due importanti ordini monastici predicatori: S. Francesco e S. Domenico.
La vita cittadina è regolata dal Comune, retto in prevalenza dalla parte ghibellina, che estende il proprio dominio su un vasto territorio (da Borgo S. Sepolcro alla Massa Trabaria, dal medio Valdarno alla Valdambra, dal Casentino alla Valdichiana) rendendosi protagonista della sanguinosa presa di Cortona (1258) (11 Kb) e scontrandosi con alterna fortuna con i grandi Comuni vicini (Siena, Firenze, Perugia, Città di Castello).
La disfatta subita dai ghibellini a Campaldino (1289), dove muore lo stesso vescovo di Arezzo Guglielmino Ubertini, mette Firenze e Siena in possesso di larghe porzioni di territorio aretino.
Il risveglio culturale annovera l’apertura dello Studium – i cui ordinamenti del 1255 regolano una delle più antiche Università medioevali – il fiorire delle Arti liberali e l’attività di rimatori (Guittone, 1235 ca. – 1294) ed artisti locali (Margarito d’Arezzo, 1236 ca. – 1293 ca.), seguiti da maestri fiorentini (Cimabue, Crocifisso in S. Domenico) e senesi (Pietro Lorenzetti, polittico della Pieve). Nel 1304 Arezzo dà i natali a Francesco Petrarca, figlio di un fuoriuscito fiorentino.

Arezzo: La Signoria dei Tarlati
L’ascesa di Guido Tarlati (nel 1312 vescovo, nel 1321 signore a vita), della potente casa ghibellina dei Pietramala (il suo stemma è conservato presso lo Stemmario dell’Archivio di Stato (28 Kb), mentre il suo cenotafio è situato nella Cattedrale (25 Kb), risolleva la città dalla sconfitta di Campaldino ed avvia nei primi decenni del Trecento un nuovo, intenso periodo di sviluppo.
Sull’onda delle riconquiste e degli ingrandimenti territoriali si procede ad un ulteriore ampliamento della cinta muraria verso la pianura di sud; a lavori ultimati, le mura civiche racchiudono una superficie di 107 ettari.
A Guido Tarlati succede nella signoria il fratello Pier Saccone (1327), con il quale inizia un rapido processo di decadenza; nel 1337 la città viene ceduta una prima volta a Firenze, che porta al potere la parte guelfa.
Recuperata l’indipendenza e falliti diversi tentativi di instaurare un governo signorile, si giunge tra il 1376 ed il 1384 ad una prolungata crisi politica, durante la quale la città è ripetutamente messa a sacco. Nello stesso 1384, nuovamente ceduta a Firenze dal condottiero Enguerrand de Coucy per 40 mila fiorini d’oro e definitivamente legata alle sorti della dominante, Arezzo perde, assieme all’indipendenza, gran parte della sua autonomia culturale ed artistica.
Spinello Aretino (1346 ca. 1410) è l’ultimo artista locale a lavorare in città nella seconda metà del Trecento ; nel corso del secolo successivo l’ambiente culturale aretino è dominato da personalità di formazione fiorentina, che lasciano una precisa impronta anche nell’architettura cittadina, in fase di passaggio dallo stile gotico a quello rinascimentale.
Nel Quattrocento operano ad Arezzo Bernardo Rossellino (Palazzo di Fraternita), Benedetto da Maiano (portico di S. Maria delle Grazie ), Giuliano da Maiano (chiostro di Badia), Parri di Spinello, Bartolomeo della Gatta (progetto della chiesa della Ss. Annunziata).
Ma l’avvenimento di maggior portata è l’affidamento a Piero della Francesca degli affreschi del coro della chiesa di S. Francesco ; dall’incarico, conferito nel 1453, nasce il celebre ciclo della Leggenda della Vera Croce , destinato ad entrare nel novero dei capolavori dell’arte italiana ed universale. Escono tuttavia da Arezzo uomini come l’umanista Leonardo Bruni (35 Kb) (1374 ca. -1444), autore della Historia Florentina, i letterati Benedetto (13 Kb) (1415 -1466), Francesco (1416 – 1488) e Bernardo (1458 1535) Accolti, il corrosivo scrittore Pietro Aretino (1492 – 1556).

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Giugno 24, 2021