Search

Author Archives: webmaster@piramedia.it

Città magica e misteriosa, Volterra affonda le sue radici in tremila anni di storia. Del periodo etrusco sono la cinta muraria, la Porta all’Arco, la Necropoli di Marmini e tutti gli incantevoli manufatti che sono oggi conservati nel Museo Etrusco Guarnacci, uno dei più ricchi d’ Italia. C’è poi un famoso lascito dell’epoca romana, che è il Teatro di Vallebuona, assolutamente da vedere, disteso alle pendici della città. Ma l’impatto globale restituisce l’immagine tipica del borgo medievale, con le sue stradine, le viuzze torte, i colori rosso laterizio della pavimentazione, le torri che svettano oltre le case, le piazze che si aprono a sorpresa da un intrico di strade.

Durante il periodo estivo Volterra si trasforma in uno dei palcoscenici più brillanti d’Europa grazie alla manifestazione “Volterra Teatro” che con il suo cartellone denso di rappresentazioni ed eventi vi permetterà di godere di una vacanza ricca non solo di relax, ma anche di stimolanti momenti di incontro culturale. 

Il modo più giusto per scoprire Volterra è quello di lasciarsi guidare dall’istinto girando in libertà. Scorci, chiese e piazze non tarderanno a farsi largo sotto i vostri occhi increduli, seguiti da piacevoli incontri con negozietti di artigianato (soprattutto alabastro e cuoio) e personaggi dalla simpatia tutta toscana. Qualunque percorso scegliate vi ritroverete sempre in Piazza dei Priori con il naso all’insù a guardare le facciate del Palazzo dei Priori o l’abside del Duomo. E probabilmente finirete, come tutti, per affacciarvi oltre la Porta dell’Arco sul belvedere mozzafiato che domina tuta la collina. 

Il Festival Internazionale di Teatro di Volterra si tiene in luglio.

Propone una programmazione mista che comprende teatro, musica, danza, video, poesia ed è aperta ad altre iniziative non strettamente teatrali di tipo umanitario.

 

Nel mese di luglio si tengono inoltre rappresentazioni teatrali nei comuni intorno a Volterra, il cui cartellone è disponibile sempre presso l’organizzazione di “Volterra Teatro”:

Peccioli 

Pomarance 

Castelnuovo Val di Cecina 

Montecatini Val di Cecina 

Monteverdi Marittimo

 

Il direttore artistico della rassegna è Armando Punzo.

L’organizzazione è a vostra disposizione ai seguenti recapiti

E-mail: carteblanche@iol.it

E-mail Festival del teatro: volterrateatro@libero.it

Chi arriva a Volterra nei primi giorni del mese di luglio può contattare direttamente l’organizzazione presso l’ufficio istituito nella Piazza dei Priori.

 

Da vedere a Volterra

Piazza dei Priori, Palazzo dei Priori, Porta d’Arco, Palazzo Viti, Duomo, Battistero, Via Ricciarelli, Via Buonparenti, Museo Etrusco Guarnacci, La Fortezza, area Archeologica Vallebuona.

contribuito a renderla unica nel panorama delle città d’arte. Del periodo etrusco rimangono la cinta muraria, l’imponente Porta all’Arco, la necropoli dei Marmini e i numerosi reperti archeologici conservati nel Museo Etrusco Guarnacci, dall’Ombra della Sera, con il suo profilo unico, alle urne cinerarie, ai gioielli finemente lavorati. Il Teatro di Vallebona, di età augustea è testimone dell’importanza che Volterra ebbe in età romana.

Ma è dal Medioevo che deriva la struttura della città che ritroviamo, non solo nella cinta muraria, quella più interna, ma anche nel tracciato urbano, con le sue strette viuzze, i suoi palazzi, le case-torri, le chiese.

La civiltà rinascimentale interessa Volterra in maniera notevole, ma senza alterarne l’atmosfera medievale. Di questo periodo sono i superbi palazzi, Minucci Solaini, Incontri-Viti, Inghirami, inseriti nel contesto urbano medievale, l’imponente Fortezza Medicea, il complesso conventuale di San Girolamo

Volterra è anche città di musei. Oltre al Museo Etrusco troviamo la Pinacoteca Civica, con testimonianze pregevoli di scuola senese e fiorentina, tra cui la “Deposizione dalla Croce” del Rosso Fiorentino. Il Museo dell’Opera del Duomo inoltre raccoglie importanti opere di oreficeria, sculture trecentesche di scuola senese, antifonari miniati.

L’artigianato dell’alabastro, inoltre, che ha intrecciato la propria storia

con quella della città, rappresenta un altro punto di notevole interesse. E visitando le numerose esposizioni o curiosando nelle botteghe artigiane in giro per la città si avrà modo di respirare un po’ di quella magica atmosfera che circonda Volterra.

Ma non c’è solo arte e storia. Il territorio circostante è ricco di bellezze naturali e paesaggistiche che offrono al visitatore occasioni per escursioni organizzate a piedi, a cavallo, in bicicletta, lungo chilometri di percorsi segnalati alla scoperta di luoghi unici e caratteristiciVolterra è anche famosa per la sue specialità gastronomiche della tradizione toscana e per la sua calda ospitalità che è in grado di offrire ad ogni tipo di turista con i suoi numerosi alberghi, aziende agrituristiche, appartamenti per vacanze, con un attrezzato campeggio e un moderno ostello.

Durante il periodo estivo inoltre manifestazioni culturali, come VolterraTeatro, concerti di musica classica e moderna, mostre d’arte e manifestazioni folcloristiche permettono agli ospiti di avere una vacanza ricca non solo di relax e tranquillità, ma anche di stimolanti momenti di incontro culturale

L'Alta Val di Cecina, costituita dai territori comunali di Castelnuovo Val di Cecina, Montecatini Val di Cecina, Pomarance e Volterra, è delimitata ad ovest dalla Val di Cornia e dalla bassa Val di Cecina, a nord dalla Val d'Era, ad est dall'alta Val d'Elsa e a sud dalle Colline Metallifere. Essa possiede un ricco patrimonio di beni storici, artistici, archeologici e paesaggistici quasi da costituire un "unicum" in Toscana tanto da ispirare scrittori, poeti e pittori quali Rosa, Stendhal, Lawrence, Dennis, Corot, D'Annunzio e Cassola.

Infatti, oltre alle testimonianze millenarie delle civiltà etrusca, romana, medievale e rinascimentale disseminate sul territorio e custodite in prevalenza a Volterra, città d'arte e centro culturale dell'intera vallata, la Val di Cecina evidenzia una ricca varietà di paesaggi che vanno dalle colline metallifere alle aree boschive come le foreste di Berignone-Tatti e Monterufoli, dalla macchia mediterranea, al paesaggio delle "colline volterrane" costituito da calanchi, balze e poggi dal dolce declivio.

Sul pendio orientale del Poggio La Croce sorge Montecatini Val di cecina l'antico Monteleone, dominato da una torre, ai cui piedi si stende l'abitato con i caratteri tipici del centro medievale costruito intorno agli elementi rappresentativi del potere politico e religioso che si identificano nel palazzo pretorio con un elegante portico e nella trecentesca chiesa di S. Biagio.

Montegemoli è caratterizzato dalla struttura emergente del castello con la sua torre rotonda e con le sue forme rinascimentali.

Pomarance conserva importanti vestigia del suo antico passato come la Porta Orciolina e la Porta di Casale della cinta muraria trecentesca, la chiesa di S. Giovanni con dipinti del Roncalli, del Cercignani e dell'Ademollo, il Palazzo Pretorio nonché i Palazzi Pucci, Bicocchi, Bardini e De Larderel.

Montecastelli è caratterizzato da una massiccia torre a base quadrata di epoca medievale e dalla chiesa romanica di SS. Filippo e Giacomo (sec. XIII) a tre navate densa di pilastri con capitelli figurati. Nelle vicinanze del cimitero, si trova la Buca delle Fate, un ipogeo etrusco del sec. VI a.C.

A S. Dalmazio sono interessanti i resti di mura medievali con due porte che racchiudono l'abitato dalla forma pressoché circolare e la chiesa di forme romaniche che conserva un tabernacolo in terracotta della bottega di Luca della Robbia.

Nelle vicinanze i resti dell'imponente Rocca Sillana.

Anche Montecerboli ha la struttura circolare di un antico castello con borgo medievale.

Castelnuovo Val di Cecina è circondato da un paesaggio boschivo e conserva la sua forma urbana "a grappolo" dove si possono distinguere le diverse fasi di espansione.

Sasso Pisano si struttura intorno al suo nucleo più antico, il castello, posto nel punto più elevato del luogo.

Serrazzano, interessante dal punto di vista urbanistico, conserva del di vista urbanistico, conserva del periodo medievale due porte della cinta muraria e tracce del basamento murario a scarpa, nonché la chiesa di S. Donato che presenta all'interno interessanti volte gotiche e la graziosa chiesa romanica di S. Antonio.

Una torre a pianta quadrata e la chiesa di S. Martino caratterizzano l'abitato della Sassa , mentre alla destra, su uno sperone roccioso sorge Querceto, interessante per l'insieme delle costruzioni che compongono la villa castello e dalla stupenda pieve di S. Giovanni.

Alle testimonianze storico-artistiche la Val di Cecina unisce la ricchezza dei suoi prodotti endogeni. L'alabastro, con cui si realizzano prodotti di raffinato artigianato, il salgemma, estratto nelle industrie di Saline di Volterra , e il calore dei soffioni boraciferi che viene sfruttato nelle centrali termoelettriche di Larderello, tipico centro industriale con la chiesa progettata da Michelucci e con un interessante museo della Geotermia.

Anche Ponteginori , costruito nel 1919 dalla Società Solvay, costituisce in Val di Cecina un esempio unico di villaggio industriale tipico delle aree minerarie del nord Europa.

Infine Libbiano, Micciano, Lustignano e La Leccia edificati su poggi attestano ancora nella forma urbana l'antica origine castellana.

https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/38-17-5-2013-12-28-21.jpg https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/38-17-5-2013-12-28-22.jpg

by webmaster@piramedia.it

Il suo mare e le meravigliose spiagge, il piano fiorente ed ubertoso, i dolci colli, le ridenti cittadine e gli stupendi monti biancheggianti di marmi, insieme fusi, in un'armoniosa incomparabile armonia, formano una delle contrade più attraenti ed esclusive d'Italia, la Versilia.

La sua estensione è di circa 165 Kmq.; la costa, sabbiosa e con fondale basso, si sviluppa per 20 Km. e, le sue montagne raggiungono vette di 1800 m ed oltre.

E' delimitata a nord dalla foce del Cinquale, ad est dal crinale delle Alpi Apuane, a sud dal lago di Massaciuccoli e ad ovest dal mare Tirreno.

Il territorio è diviso, per la Versilia storica, nei comuni di Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza e Stazzema, mentre, per la parte restante, nei comuni di Camaiore, Massarosa e Viareggio. Tutti quanti appartengono amministrativamente alla provincia di Lucca. La Versilia storica è rimasta appartenente alla Diocesi di Pisa al contrario di Camaiore, Viareggio e Massarosa che fanno parte di quella di Lucca

Il territorio è reso fertile da una fitta rete di torrenti e canali che lo attraversano; il più importante (che assegna il nome alla zona), nasce dalla confluenza tra il Serra ed il Vezza e sfocia in mare nei pressi del Cinquale dopo un tortuoso percorso di 15 km. 

Lungo la costa, a pochi metri dal mare, si trovano innumerevoli pinete che si estendono per chilometri. Quella forse più rinomata, il parco della Versiliana (80 ettari), si trova a Marina di Pietrasanta ed è stata resa celebre da alcune poesie del poeta vate G. D'Annunzio che vi soggiornò e ne fu ispirato.

Nelle pinete, in generale, si concentrano molte attività ricreative: maneggi, campi da tennis, piste ciclabili, giostre, spazi per picnic, ecc..

Pietrasanta, situata a circa 3 km. dal mare, è storicamente la città capoluogo della Versilia.

Detta "La piccola Atene" per via delle ricchezze artistiche e culturali, è resa ancora più interessante dal circondario che è l'ideale per escursioni ricche di storia e di fascino.

La frazione rivierasca (Marina di Pietrasanta) suddivisa fra Fiumetto,

Tonfano, Focette e Motrone, permette un tranquillo soggiorno anche al più esigente dei turisti

Forte dei Marmi, con i suoi locali e negozi d'alta classe, è riuscita a selezionare un turismo di élite ed è una delle mete turistiche più esclusive e mondane della riviera. Passeggiando per le sue strade o frequentando i locali non è per niente difficile incontrare VIP o celebrità.

I comuni di Seravezza e Stazzema, a pochi chilometri dal mare, nel declivio delle Alpi Apuane, formano l'Alta Versilia. Costi ridotti, tranquillità, clima d'altura sono le carte vincenti per accogliere un turismo sempre più crescente.

Camaiore, con la vastità del suo territorio (è il comune che non fa provincia più grande d'Italia), riesce a variare l'offerta per i suoi numerosi turisti che possono scegliere se soggiornare nei pressi del mare o nell'entroterra.

Viareggio, grazie ai caratteristici edifici in stile liberty viene definita "La perla del Tirreno" ed è famosa soprattutto per il Carnevale che si svolge in inverno e richiama turisti da tutta Italia e dall'estero.

Per questo è riconosciuta, anche se impropriamente, come la città capoluogo della Versilia. A renderla ancora più nota contribuiscono i cantieri navali dai quali escono alcune delle più eleganti imbarcazioni d'altura. Massarosa, situata nell'entroterra possiede caratteristiche paesaggistiche e culturali assai diverse rispetto alle zone rivierasche. In questi luoghi, dove si hanno notizie d'insediamenti umani che risalgono al paleolitico, il turista ha la sensazione di trovarsi in un'oasi prettamente toscana. La presenza del lago di Massaciuccoli - il "caro bozzo" di Giacomo Puccini- e affascinanti e incantevoli paesaggi, verdi colline ricoperte da vigneti e oliveti, sublimi viste panoramiche, il tutto arricchito da una cucina fantastica, fanno della zona una meta ambita per i turisti desiderosi di evitare la più caotica vita della riviera.

Fa cornice alla Versilia, il parco delle Alpi Apuane nel quale sono possibili escursioni guidate, alpinismo, trekking o soggiorni nei numerosi rifugi.

Qui il turista può fondersi completamente con il paesaggio.

Su queste montagne, dove la gente è più genuina, dove il tempo sembra scorrere più lentamente, dove regna una pace dal sapore quasi mistico, si nascondono le tradizioni più ferrate e, volgendo lo sguardo verso il mare, ci si può rendere veramente conto di trovarsi in un autentico angolo del Paradiso

https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/39-17-5-2013-12-32-101.jpg https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/39-17-5-2013-12-32-102.jpg

by webmaster@piramedia.it

Grande interesse è il giro in barca dell'isola e le opportunità di escursione. La laguna è un lago di origine incerta lungo la cresta del Monte Castello, ad una altitudine di 321 metri (a 6 km dalla città). La sua dimensione è variabile a seconda della stagione e in primavera ci fiorisce vegetazione acquatica tra ranuncoli.

https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/40-17-5-2013-11-13-201.jpg https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/40-17-5-2013-11-13-202.jpg

by webmaster@piramedia.it

Il territorio di Riparbella è diventata comunità autonoma nel 1755 e nel 1892 ha mostrato una diminuzione del territorio.

 

Il paese ha attraversato donazioni della giurisdizione laica ed ecclesiastica dell'Arcivescovo di Pisa. Il territorio non è mai stato popolato a causa del clima insalubre, e così l'agricoltura non ha mai preso un forte impulso. La popolazione ha avuto un incremento significativo solo nel XIX secolo, da 682 a 2.518.

 

www.riparbella.net fonte

by webmaster@piramedia.it

San Vincenzo fu abitato fin da età antichissima; le prime tracce di presenza umana risalgono al periodo paleolitico superiore ed il luogo continuò ad essere popolato fino all'entrata in epoca storica.

Ciò si deve probabilmente alla sua fortunata posizione, dove le Colline Metallifere arrivano sin quasi sul mare formando una strettoia che mette in comunicazione la pianura del fiume Cecina con quella del fiume Cornia. Il primo nome conosciuto è quello di Torre di San Vincenzo , derivato dalla torre costiera un tempo facente parte di una residenza privata, ma di recente acquisita dal Comune.

Questa torre fa parte di una serie di fortificazioni e vedette di avvistamento disseminate lungo la costa, costruite al fine di difendere la spiaggia e i centri abitati dell'interno dagli occasionali attacchi dei pirati.

Agli Etruschi non sfuggì certamente l'importanza strategica di San Vincenzo, con le due valli laterali che incidono la collina creando agevoli approdi con la possibilità di risalire verso l'interno. Inoltre il luogo fu intensamente popolato sia per la vicinanza a Populonia, all'epoca potentissima Lucumonia, sia per la presenza di minerali e di estese foreste, quindi di fonderie, che ne fecero sicuramente una zona industriale di estrema importanza per tutta l'area.

Fra il IX ed il V secolo a.C. venne esercitata un'intensa attività mineraria alla quale era legata un'industria siderurgica ed un commercio di esportazione che costituirono una fonte notevole di ricchezza.

I Romani, conquistata la zona, fecero passare da San Vincenzo la via Aurelia e con tutta probabilità vi costruirono un villaggio e un approdo.

A seguito delle invasioni barbariche i Longobardi costruirono, sulla collina dominante il mare, il Castello di Biserno (nelle attuali cave di San Carlo) che, con l'avvento degli imperatori germanici, passò in possesso dei Conti della Gherardesca. 

Nel 1304 la Repubblica di Pisa distrusse il Castello e costruì la torre costiera, costruzione che dette il via alla formazione del primo nucleo abitato composto da casupole di pescatori e contadini, dando vita alla nuova comunità di San Vincenzo, realizzandovi anche una dogana e un pontile di carico.

Con la caduta di Pisa la comunità passò nel 1406 sotto il dominio fiorentino e divenne parte del territorio di Campiglia.

Il 17 Agosto 1505 alla Torre di San Vincenzo le milizie fiorentine sconfissero Bartolomeo D'Alviano, comandante di un esercito di ventura, che accorreva in aiuto dei ribelli pisani. Dopo questo fatto la comunità di San Vincenzo seguirà le sorti del Granducato di Toscana fino all'unità d’Italia.

San Vincenzo è divenuto comune autonomo nel 1949, distaccandosi da quello di Campiglia Marittima, con Decreto del Presidente della Repubblica n. 414 del 3 giugno 1949.

Spiagge profonde di sabbia chiara e finissima si allungano su un mare color cobalto.

La pineta, protesa fino al mare, è folta ed ombrosa, ricca di percorsi per passeggiare, fare trekking, andare a cavallo. 

San Vincenzo unisce, alle bellezze naturali, i comforts di una località accogliente ed ospitale, che la rendono meta di turismo internazionale, dove si possono vivere, tutto l'anno, vacanze rilassanti e serene.

Abitata fin da epoca antichissima, poi insediamento etrusco e romano, oggi San Vincenzo è una cittadina moderna ed efficiente, ricca di strutture ricettive e sportive e di un attrezzato porto turistico.

Ha fama internazionale per i suoi ristoranti, che propongono una cucina basata sui prodotti del territorio e gli eccellenti vini della zona. 

Il Parco di Rimigliano, un ambiente naturale ricco e protetto, la vicinanza ai borghi medievali, alle vestigia etrusche di Baratti e Campiglia ed alle terme di Venturina, la rendono un baricentro ideale per interessanti visite ed escursioni nella Costa degli Etruschi. 

E' un mare trasparente e cristallino quello che bagna San Vincenzo, orlato da una folta pineta e dalla rigogliosa macchia mediterranea. 

La splendida spiaggia, di sabbia dorata e fine, si allunga per molti km ed ospita stalibilmenti balneari alternati ad ampi tratti di spiaggia libera ed ai Punti Azzurri, dove è possibile affittare sdraio ed ombrelloni.

Punteggiano il litorale l'antica Torre di San Vincenzo, edificata nel 1300, che ha dato il nome alla località, insieme ad altre fortificazioni e vedette di avvistamento, un tempo utilizzate per la difesa della costa dagli assalti dei pirati.

L'aria è tersa ed una leggera brezza favorisce la pratica di sport marini.

Antico ed importante scalo per il commercio di prodotti, oggi il porto turistico, capiente ed attrezzato, è in grado di ospitare centinaia di posti barca

 

IL PARCO NATURALE DI RIMIGLIANO - SAN VINCENZO (LIVORNO) 

 

Una natura intatta e protetta caratterizza il Parco Naturale di Rimigliano, oasi floro-faunistica, situata direttamente sul mare, che invita a splendide passeggiate nel verde. 

Fondato nel 1973, con una superficie di circa 120 ettari, il Parco rappresenta uno dei luoghi più suggestivi del litorale.

Sull'arenile, che si allunga tra San Vincenzo ed il golfo di Baratti, fiorisce il giglio di mare e le dune sabbiose sono ricoperte di ginepri, mirto e lentisco:

Boschi di lecci e sugheri e la folta pineta lambiscono la spiaggia di sabbia fine e dorata.

L'arenile è libero ed ospita Punti Azzurri, dotati di vari servizi.

Nel Parco vivono, tra gli altri, i conigli selvatici, le donnole e le volpi, tra i volatili, i fagiani e le cincie.

by webmaster@piramedia.it

Importante centro turistico famoso per la "Giostra del Saracino" (torneo cavalleresco che si tiene la prima domenica di settembre di ogni anno) e per un'importante fiera antiquaria (prima domenica di ogni mese). La cattedrale gotica , la monumentale Piazza Grande: con il maestoso Palazzo delle logge di Giorgio Vasari , la stessa casa Vasari stupendamente affrescata , la casa natale di Francesco Petrarca , il Palazzo dei Priori , la chiesa di S. Maria delle grazie e quella di San Domenico (sec XIII - XIV) , che conserva sull'altare maggiore un pregevole Crocifisso di Cimabue sono solo alcune delle opere che danno lustro a questa cittadina insieme alla celeberrima chiesa di S.Francesco nella quale troviamo un imponente e prestigioso ciclo di affreschi della "Leggenda della vera croce" di Piero della Francesca: una delle massime realizzazioni di tutto il 400 e alla suggestiva Pieve S. Maria , uno dei più significativi edifici romanici della regione. Tra i vari musei citiamo quello "Medioevale e moderno" ed il Museo Archeologico con reperti preistorici , romani e soprattutto etruschi che si trova presso i resti dell'anfiteatro romano.

 

Arezzo, a m. 296 su un blando declivio di margine settentrionale della Val di Chiana là dove questa s’innesta col Casentino , il Valdarno, con gli ampi solchi dell’Arno, uno a oriente, , l'altro ad occidente, della dorsale appenninica del Pratomagno (1592 m).

La popolazione della città è di 108.000 ab.. L'abitato cittadino si espande, avvolgendo un pendio collinare su cui sorge, con una pianta pressoché semicircolare, il cui centro è occupato dal Duomo, che sorge in posizione dominante, a 286 metri. Dalla piazza del Duomo si dipartono a raggiera le tre principali vie della città che si dirigono lo alla Val di Chiana, al Valdarno di Sopra , al Casentino. Via Garibaldi taglia, le tre principali principali arterie, seguendo l’asse del semicerchio. All'esterno di essa, verso la linea ferroviaria, sorgono quartieri meno antichi, con strade ,rettilinee, ampie, alberate, che fanno capo alla grande piazza, nel cui centro sorge il monumento a Guido Monaco eretto nel 1981 in occasione del centenario del grande aretino.

Un aspetto caratteristico, conservano le vie del centro storico medioevale e le vie lastricate a fiancheggiate da edifici cinquecenteschi. Notevole il Duomo, la cui facciata è ristrutturazione moderna, in armonia , con l'architettura interna , a tre navate, di stile romano-gotico; bello e esagonale, anch'esso moderno e ricche le opere di pittura e di scrittura. Notevole Santa Maria della Pieve con i suoi portali, opera del XIII secolo, con un'elevata torre campacaria. Pregevoli le Chiese di S. Francesco (Sec. XIII restaurata tra il 1900 e il 1920) con gli affreschi di Piero della Francesca e di S.Domenico ( XIII; poi restaurata), costruita sul disegno di Nicola Pisano dell'Annunziata (1491-1517) di Antonio Sangallo , e di Santa Maria delle Grazie i ( XV) attribuita a Benedetto da Maiano con l'elegante portico, che, ricorda quello dei Servi , a Bologna, nonchè la Loggia del Vasari.

Arezzo è città della Toscana capoluogo di provincia, a m. 296 su un blando declivio di margine settentrionale della Val di Chiana là dove questa s’innesta col Casentino , il Valdarno, con gli ampi solchi dell’Arno, uno a oriente, , l'altro ad occidente, della dorsale appenninica del Pratomagno (1592 m).

La popolazione della città è di 108.000 ab.. L'abitato cittadino si espande, avvolgendo un pendio collinare su cui sorge, con una pianta pressoché semicircolare, il cui centro è occupato dal Duomo, che sorge in posizione dominante, a 286 metri. Dalla piazza del Duomo si dipartono a raggiera le tre principali vie della città che si dirigono lo alla Val di Chiana, al Valdarno di Sopra , al Casentino. Via Garibaldi taglia, le tre principali principali arterie, seguendo l’asse del semicerchio. All'esterno di essa, verso la linea ferroviaria, sorgono quartieri meno antichi, con strade ,rettilinee, ampie, alberate, che fanno capo alla grande piazza, nel cui centro sorge il monumento a Guido Monaco eretto nel 1981 in occasione del centenario del grande aretino.

Un aspetto caratteristico, conservano le vie del centro storico medioevale e le vie lastricate a fiancheggiate da edifici cinquecenteschi. Notevole il Duomo, la cui facciata è ristrutturazione moderna, in armonia , con l'architettura interna , a tre navate, di stile romano-gotico; bello e esagonale, anch'esso moderno e ricche le opere di pittura e di scrittura. Notevole Santa Maria della Pieve con i suoi portali, opera del XIII secolo, con un'elevata torre campacaria. Pregevoli le Chiese di S. Francesco (Sec. XIII restaurata tra il 1900 e il 1920) con gli affreschi di Piero della Francesca e di S.Domenico ( XIII; poi restaurata), costruita sul disegno di Nicola Pisano dell'Annunziata (1491-1517) di Antonio Sangallo , e di Santa Maria delle Grazie i ( XV) attribuita a Benedetto da Maiano con l'elegante portico, che, ricorda quello dei Servi , a Bologna, nonchè la Loggia del Vasari.

 

Reperti archeologici etruschi documentano l’esistenza di Arezzo (Arretium) fin dal VI sec. a.C. La città continuò ad essere fiorente nel periodo romano, in cui fu organizzata come municipio con un vastissimo territorio. 

Nel primo periodo imperiale la sua ceramica sigillata di colore rosso corallino con decorazioni a rilievo (ceramica aretina) divenne famosa e fu esportata e poi imitata per tutto il territorio dell’Impero. Essa era famosa tanto quanto lo sono ora le sue industrie orafe che, insieme ad attività imprenditoriali di vario tipo, fanno di Arezzo una delle città più ricche d’Italia. Del periodo classico il Museo archeologico offre ricca testimonianza : il suo pezzo più famoso è forse il cratere di Euphronios del 500 a.C.

Ricca e intensa è stata la vita del Comune nel Medioevo . Ricordiamo solo un episodio : lo scontro con Firenze a Campaldino nel 1289 che ci richiama versi famosi di Dante Alighieri. Delle tracce dell’esule poeta fiorentino è del resto piena la vicina e bellissima vallata casentinese, una delle quattro del territorio aretino insieme a Valdarno, Valdichiana e Valtiberina. Nel 1384 Arezzo fu praticamente " venduta " a Firenze e da allora in poi la sua storia fu quella della Repubblica fiorentina prima, della Signoria e del Granducato di Toscana poi. I Medici hanno naturalmente lasciato la loro impronta nella fortezza cinquecentesca a Nord della città. Nel centro storico, chi cammina lungo il Corso o le strette strade medievali che salgono verso la parte più alta dove si trova la cattedrale gotica dedicata a S.Donato, ha spesso l’impressione di trovarsi dentro uno degli affreschi di Piero della Francesca della Leggenda della vera Croce, in S.Francesco. Nello sfondo del ritrovamento delle tre Croci, la Gerusalemme ha i tratti reali dell’Arezzo quattrocentesca. Del periodo romanico il capolacvoro è la Pieve di Santa Maria dei sec. XII e XIII, di grande suggestione, che contiene tra le altre opere d’arte un polittico di Pietro Lorenzetti. Nella Chiesa di San Domenico poi si trova un altro pezzo eccezionale, un Crocifisso di Cimabue.

In questa città ebbe i natali Francesco Petrarca e, qualche secolo dopo, Giorgio Vasari, celebre per le sue Vite, ancora oggi testo indispensabile per la biografia degli artisti fino al Cinquecento.

Ad Arezzo si corre ancora ogni anno la Giostra del Saracino, manifestazione folkloristica in costume. Con la lancia in resta abili giostratori a cavallo attaccano la sagoma lignea del " Buratto " che a sua volta può colpire cavallo e cavaliere con un’arma che tiene nella mano destra se questo, una volta colpito, non si allontana velocemente.

Arezzo: La nascita del libero Comune 

È la rinascita successiva al Mille ad innescare un nuovo fermento economico, demografico ed edilizio. Cardine ed emblema della ripresa è la nascita del libero Comune, che estende rapidamente il suo dominio nel contado, erodendo gli ampi poteri signorili delle autorità ecclesiastiche. La presenza di un console è attestata ad Arezzo fin dal 1098. 

Attorno al 1200 lo sviluppo urbano induce alla costruzione di una nuova cerchia di mura, che sul lato NE si riconnette a quella etrusco-romana, mentre sui versanti S ed 0 abbraccia a semicerchio la base della collina con un tracciato ancora visibile nel percorso di via Garibaldi (15 Kb). I1 perimetro della cinta raggiunge i 2.600 m. e racchiude un'area di ca. 51 ettari; la radiale principale diviene il borgo maestro. Nel corso del Duecento sorgono nella parte più alta della collina numerosi edifici pubblici e casetorre (36 Kb); viene portata a termine la costruzione della prima grande basilica della città comunale, la Pieve di S. Maria, splendido esempio di architettura romanica (14 Kb). Alla fine del secolo, sotto l'influsso del nuovo stile gotico che va affermandosi, inizia la costruzione della Cattedrale, evento che segue il forzato ritorno della sede vescovile all'interno delle mura (1203), e delle chiese di due importanti ordini monastici predicatori: S. Francesco e S. Domenico. 

La vita cittadina è regolata dal Comune, retto in prevalenza dalla parte ghibellina, che estende il proprio dominio su un vasto territorio (da Borgo S. Sepolcro alla Massa Trabaria, dal medio Valdarno alla Valdambra, dal Casentino alla Valdichiana) rendendosi protagonista della sanguinosa presa di Cortona (1258) (11 Kb) e scontrandosi con alterna fortuna con i grandi Comuni vicini (Siena, Firenze, Perugia, Città di Castello). 

La disfatta subita dai ghibellini a Campaldino (1289), dove muore lo stesso vescovo di Arezzo Guglielmino Ubertini, mette Firenze e Siena in possesso di larghe porzioni di territorio aretino. 

Il risveglio culturale annovera l'apertura dello Studium - i cui ordinamenti del 1255 regolano una delle più antiche Università medioevali - il fiorire delle Arti liberali e l'attività di rimatori (Guittone, 1235 ca. - 1294) ed artisti locali (Margarito d'Arezzo, 1236 ca. - 1293 ca.), seguiti da maestri fiorentini (Cimabue, Crocifisso in S. Domenico) e senesi (Pietro Lorenzetti, polittico della Pieve). Nel 1304 Arezzo dà i natali a Francesco Petrarca, figlio di un fuoriuscito fiorentino. 

 

Arezzo: La Signoria dei Tarlati 

L'ascesa di Guido Tarlati (nel 1312 vescovo, nel 1321 signore a vita), della potente casa ghibellina dei Pietramala (il suo stemma è conservato presso lo Stemmario dell'Archivio di Stato (28 Kb), mentre il suo cenotafio è situato nella Cattedrale (25 Kb), risolleva la città dalla sconfitta di Campaldino ed avvia nei primi decenni del Trecento un nuovo, intenso periodo di sviluppo.

Sull'onda delle riconquiste e degli ingrandimenti territoriali si procede ad un ulteriore ampliamento della cinta muraria verso la pianura di sud; a lavori ultimati, le mura civiche racchiudono una superficie di 107 ettari.

A Guido Tarlati succede nella signoria il fratello Pier Saccone (1327), con il quale inizia un rapido processo di decadenza; nel 1337 la città viene ceduta una prima volta a Firenze, che porta al potere la parte guelfa.

Recuperata l'indipendenza e falliti diversi tentativi di instaurare un governo signorile, si giunge tra il 1376 ed il 1384 ad una prolungata crisi politica, durante la quale la città è ripetutamente messa a sacco. Nello stesso 1384, nuovamente ceduta a Firenze dal condottiero Enguerrand de Coucy per 40 mila fiorini d'oro e definitivamente legata alle sorti della dominante, Arezzo perde, assieme all'indipendenza, gran parte della sua autonomia culturale ed artistica.

Spinello Aretino (1346 ca. 1410) è l'ultimo artista locale a lavorare in città nella seconda metà del Trecento ; nel corso del secolo successivo l'ambiente culturale aretino è dominato da personalità di formazione fiorentina, che lasciano una precisa impronta anche nell'architettura cittadina, in fase di passaggio dallo stile gotico a quello rinascimentale.

Nel Quattrocento operano ad Arezzo Bernardo Rossellino (Palazzo di Fraternita), Benedetto da Maiano (portico di S. Maria delle Grazie ), Giuliano da Maiano (chiostro di Badia), Parri di Spinello, Bartolomeo della Gatta (progetto della chiesa della Ss. Annunziata).

Ma l'avvenimento di maggior portata è l'affidamento a Piero della Francesca degli affreschi del coro della chiesa di S. Francesco ; dall'incarico, conferito nel 1453, nasce il celebre ciclo della Leggenda della Vera Croce , destinato ad entrare nel novero dei capolavori dell'arte italiana ed universale. Escono tuttavia da Arezzo uomini come l'umanista Leonardo Bruni (35 Kb) (1374 ca. -1444), autore della Historia Florentina, i letterati Benedetto (13 Kb) (1415 -1466), Francesco (1416 - 1488) e Bernardo (1458 1535) Accolti, il corrosivo scrittore Pietro Aretino (1492 - 1556).

 

Piccoli suggerimenti per la ricerca delle proprie soluzioni per le vacanze in Toscana.

 

Chi si avvicina all’idea di trascorrere le sue vacanze sulla costa toscana avrà necessità di consultare una guida alberghi costa Toscana per trovare hotel sulla costa Toscana o hotel sulla riviera Toscana.

 

Gli italianisti preferiranno cercare alberghi sulla costa Toscana o alberghi in Toscana.

 

Occorre comunque considerare che la Costa degli Etruschi si trova di fatto in Maremma 

( ricordiamo che la Maremma arriva fino a Livorno ) , quindi nel consultare la guida alberghi costa toscana sarà bene orientarsi alla voce vacanze in maremma e ricercare gli alberghi in maremma o, per chi lo preferisce,hotels in maremma.

 

Dato che negli ultimi anni il turismo ha in larga parte dimostrato di preferire soluzioni di tipo abitativo oltrechè alberghiere, residence in toscana, appartamenti vacanze in Toscana ,appartamenti per vacanze sulla Costa toscana, vacanze case in affitto sono diventate voci di ricerca frequenti su testi guida turismo toscana o guida turismo costa toscana.

 

Anche la ricerca di residence sulla Costa Toscana potrebbe esser proficua dato che l’argomento è più in generale vacanze appartamenti in affitto , mare vacanze toscana,vacanze sul mare,estate vacanze Toscana.

 

Non è da trascurare neanche la ricerca di camere Toscana, in fondo stiamo parlando di Toscana Italy, di vacanze appartamento Toscana, qualcuno più dotato di mezzi economici cerca villa toscana o anche villa costa toscana per vacanze toscana.

 

Per chi optasse per una zona specifica come la Costa degli etruschi o per Castiglioncello in modo particolare, sarà bene ricordare che i termini di ricerca vanno estesi a Castiglioncello vacanza oltrechè vacanze in affitto Toscana o anche Toscana mare o campeggi Toscana.

 

C’è poi il capitolo del monolocale vacanze molto gettonato dalle coppie ed anche dalle coppie con un bebè. Monolocali in affitto Toscana è quindi un termine di ricerca molto proficuo, come anche monolocali vacanze Toscana o monolocale costa Toscana.

 

Per chi è alla ricerca della sostanza ed una camera può bastare camere vacanze Toscana oppure camere vacanze costa Toscana o ancora camere in affitto Toscana dovrebbero essere termini di ricerca appropriati come anche camere Toscana.

 

Da ultimo, ma non perché meno importante, occorre ricordarsi dell' Agriturismo Toscana o degli Agriturismi Toscana.

 

Vale anche per questo secondo capitolo quanto precedentemente detto a proposito della Maremma , quindi nel verificare le guida alberghi costa toscana o anche soltanto il dove dormire in Toscana occorre ricercare o digitare le voci residence in Maremma , appartamenti in Maremma, albergi in Maremma o anche hotel in maremma.

https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/9-17-5-2013-10-17-421.jpg https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/9-17-5-2013-10-17-422.jpg

by webmaster@piramedia.it

A circa 10 Km da Piombino, sul viale che porta a San Vincenzo, si incrocia la strada che in pochi minuti conduce a Baratti. Splendido porto naturale, sintesi fra la bellezza del suo mare e dei suoi tramonti, e le suggestive presenze archeologiche dell'antica necropoli etrusca. Tombe di vario tipo, disseminate lungo tutto il territorio invitano ad un percorso a ritroso attraverso i secoli in un mondo arcano e affascinante

La strada prosegue per poi arrampicarsi tortuosa nel verde della macchia mediterranea, fino all'antica città etrusca di Populonia, che fu anche il più grande centro del Mediterraneo specializzato nelle fusione del ferro ottenuto dai minerali estratti dalla vicina Isola d'Elba. Situata sulla sommità di una collina circondata dal mare, conserva le mura medioevali costruite per la difesa dai pirati barbareschi e il complesso difensivo della Rocca fatta costruire nella prima metà del secolo XV da Jacopo II Appiani. All'interno delle mura si nasconde un piccolo e caratteristico borgo trecentesco, organizzato sulle due vie longitudinali di San Giovanni di Sopra e San Giovanni di Sotto, dove in un piccolo ma prezioso museo privato sono conservati reperti etruschi e romani ritrovati negli scavi della zona e in mare. Dalla Rocca medievale, che può essere visitata, si schiude un eccezionale panorama di tutta la pianura sottostante e dell'arcipelago toscano. Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia consente la visita completa dei siti archeologici dell'area.

 

Alcuni suggerimenti per la ricerca di idee per le vacanze in Toscana.

Chi approccia all’idea di trascorrere le sue vacanze sulla costa toscana avrà necessità di consultare una guida alberghi costa Toscana per trovare hotel sulla costa Toscana o hotel sulla riviera Toscana.

 

I cultori dell’italianismo preferiranno cercare alberghi sulla costa Toscana o alberghi in Toscana.

 

Consideriamo tuttavia che la Costa degli Etruschi è situata in Maremma 

( ricordiamo che la Maremma arriva fino a Livorno ) , quindi nel leggere la guida alberghi costa toscana sarà bene dirigersi alla voce vacanze in maremma e cercare gli alberghi in maremma o anche ,hotels in maremma.

 

Dato che ormai il turismo ha consistentemente dimostrato di dirigersi verso soluzioni di tipo residenziale oltrechè alberghiere, residence in toscana, appartamenti vacanze in Toscana ,appartamenti per vacanze sulla Costa toscana, vacanze case in affitto sono diventate temi di ricerca frequenti su pubblicazioni guida turismo toscana o guida turismo costa toscana.

 

Anche qui ci rifacciamo a quanto precedentemente detto a proposito della Maremma , quindi nel consultare le guida alberghi costa toscana o anche soltanto il dove dormire in Toscana và formulato o digitato le voci residence in Maremma , appartamenti in Maremma, albergi in Maremma o anche hotel in maremma.

 

 

 

Non si dimentichi neanche la ricerca di camere Toscana, in effetti stiamo parlando di Toscana Italy, di vacanze appartamento Toscana, qualcuno più benestante cerca villa toscana o anche villa costa toscana per vacanze toscana.

 

Per chi propendesse per una zona specifica come la Costa degli etruschi o per Castiglioncello in modo particolare, varrà ricordare che la ricerca va estesa a Castiglioncello vacanza oltrechè vacanze in affitto Toscana o anche Toscana mare o campeggi Toscana.

 

C’è poi il settore del monolocale vacanze molto richiesto dalle coppie ed anche dalle coppie con un neonato. Monolocali in affitto Toscana si pone quindi come termine di ricerca molto efficace, come del resto monolocali vacanze Toscana o monolocale costa Toscana.

 

Per chi è alla ricerca dell’economia ed una camera può soddisfare camere vacanze Toscana oppure camere vacanze costa Toscana o ancora camere in affitto Toscana dovrebbero essere parole appropriate come pure camere Toscana.

Anche la consultazione di residence sulla Costa Toscana potrebbe venir utile dato che l’argomento è frequentemente imperniato su vacanze appartamenti in affitto , mare vacanze toscana,vacanze sul mare,estate vacanze Toscana.

by webmaster@piramedia.it

Si racconta che Bibbona fosse uno dei castelli più forti della Maremma, cinto da mura turrite e difeso da un profondo fosso. Ancora evidente è la sua dimensione di fortezza abitata, costruita su un basso colle.

Così appare inoltrandosi nel dedalo di vicoli d'impianto medievale, nel quale emergono tipologie edilizie di epoche diverse e la chiesa di San Ilario dell'XI secolo.

Evidenti anche i legami con l'agricoltura di un castello nel quale, secondo uno statuto del 1400, i capo famiglia erano tenuti a piantare ogni anno almeno un olivo e due alberi da frutto ed anche a fare l'orto.

Poco fuori l'ingresso del castello uno dei vanti di Bibbona: la bella chiesa rinascimentale Santa Maria della Pietà, costruita alla fine del 400 su progetto di Vittorio Ghilberti, figlio di Lorenzo. 

Chiesa di S. Ilario

Sulla facciata si apre una porta conclusa in alto dall'architrave. A fianco dell'ingresso si trova una lapide commemorativa. Nei lati sono presenti finestre e finte bifore in legno. Il campanile si erge addossato al lato destro. La Chiesa confina a sinistra con via Roma e a destra con via Vittorio Veneto.

Palazzo Gardini

Presenta una facciata rifinita con intonaco,e da due ordini di finestre inquadrate in una cornice liscia di pietra serena,la stessa che perimetra il portone e sulla quale c'è lo stemma con una torre nel campo.

Comune Vecchio

L'edificio ha costituito la sede dell'autorità giuridica e in seguito svolse la funzione di comune

Chiesa S. Giuseppe

Sulla facciata di questa Chiesa si apre il portale di ingresso sopra al quale si nota una lastra con uno stemma e un piccolo rosone,e sul lato ci sono tracce di aperture ora murate.

Oratorio di S. Niccolò

Il portone di entrata a i semi pilastri laterali e la finestra in alto non presentente nelle altre Chiese del posto.

Chiesa di S.Maria della Pietà

L'articolazione architettonica e decorativa è mostrata dalla facciata principale che si caratterizza per la presenza di un semplice rosone. Poi questa Chiesa presenta un piccolo campanile.

 

PERIODO ETRUSCO

I primi insediamenti etrusco-villanoviani che si svilupparono in Toscana tra il X e IIX sec. a.C. sono stati riportati alla luce in parte sul territorio di Bibbona.

Molti reperti ritrovati sono soprattutto tombe infatti gli etruschi essendo molto religiosi davano importanza alla morte e al passaggio dell'aldilà.

Per questo rendevano le loro tombe delle vere e proprie dimore, collocandoci tutti gli oggetti appartenuti al defunto che potevano essere utili nella vita futura. Per la ricchezza dei reperti ritrovati,possiamo dire che nel VI VII sec. gli Etruschi entrarono in contatto con la civiltà greca. Ne sono testimonianza le tombe dei principi guerrieri risalenti al periodo orientalizzante. I monaci e gli oggetti preziosi ritrovati nelle tombe testimoniano l'abilità degli etruschi nella lavorazione dei vari metalli tra cui l'oro. Nella zona,l'attività orafa e siderurgica si sviluppò a Populonia, dove la necropoli fu attiva fino al I sec. a.C. quando tutto il territorio fu conquistato dai romani.

Sulla roccia di tufo rossastro, conchigliare, assai compatto, di origine terziaria, nacque Bibbona, posta a 80 m. sul livello del mare, a sud del fiume Cecina, a 7 km dalla costa. Lo stesso nome lascia intuire, in seguito a varie trasformazioni, la sua origine etrusca : VIPI, VIVIPI, VIPINA, VIPUNA, VIBONA, BIBONA.

La nascita di questo piccolo villaggio risale probabilmente all'VIII sec. a.C. (periodo etrusco-villanoviano ), così come quelli di Montescudaio e di Casale, costituiti da capanne, i cui abitanti vivevano cacciando, coltivando e allevando, come testimonia il ritrovamento di una notevole quantità di utensili e piccoli bronzetti ritrovati in una stipe votiva.

Intanto nella zona, il villaggio di VELHATRI (Volterra) diventava sempre più importante, grazie allo sviluppo delle varie attività agricole-artigianali ed agli scambi commerciali, insieme ai quali arrivarono dalla costa influssi orientali (greci).

Dall'VIII al VI sec. a.C., riguardo ai reperti ritrovati come gioielli, oggetti di lusso per banchetti, armi, asce in bronzo, appartenute ai così detti "Principi guerrieri", si parla di periodo orientalizzante, in quanto nella zona operarono su ordinazione alcuni artisti greci, che vennero poi imitati da quelli del luogo.

Con lo sviluppo di Volterra, si verificò anche la nascita di famiglie aristocratiche che ebbero il controllo del territorio in quanto queste si trasferirono nei villaggi ed alcuni membri divennero "Capi-villaggio" o "Principi guerrieri", poichè cominciarono a controllare sia l'economia che l'organizzazione difensiva.

I Principi si distinguevano dal popolo perché avevano il possesso delle armi e alla morte venivano sepolti in tombe monumentali, corredate di oggetti preziosi e finemente lavorati alla maniera orientale .

Tutti i reperti sono oggi visibili nel Museo Archeologico di Firenze, così come uno dei pezzi più belli della scultura bronzea, il "caprone di Bibbona", forse il manico (ansa) di un vaso databile al V sec. a.C.

Non sappiamo con certezza il luogo esatto del suo ritrovamento, probabilmente proviene da una delle tombe a tholos (a ipogeo) ritrovate in prossimità della fattoria "La Ghinchia" (sulla via Aurelia tra La California e Cecina).

Queste tombe sono contemporanee a quelle " a tholos" ritrovate a Casale e a Casaglia risalenti al V sec. a.C.

La tomba di Casale è stata trasferita e ricostruita nel Museo Archeologico di Firenze , mentre quella di Casaglia, nel giardino dell'Ufficio Tecnico di Cecina. Alcuni reperti, come urne cinerarie, contenenti ancora le ceneri dei defunti, sono conservati nel museo Guarnacci di Volterra.

Ancora a Bibbona, lungo la "Via delle macine", (così chiamata perché in passato vi era un mulino) in prossimità del centro storico, è stata ritrovata, anche se mal conservata, una tomba rupestre.

La struttura di questo tipo particolare di tomba è molto meglio visibile ed apprezzabile nella necropoli di Norchia (Tarquinia) e di Sovana (Grosseto).

Altre tombe, questa volta "a camera a ipogeo", scavate nella roccia si possono vedere ancora in Via delle macine e lungo quella che da Bibbona conduce a Casale; queste oggi sono semplicemente delle grotte, chiamate "nicchioni", mal conservate ed in parte distrutte, quando fu allargata la strada, per cui delle dodici ritrovate se ne possono riconoscere solo quattro.

Questo tipo di tomba, molto meglio conservata, è visibile nei boschi di Buche delle Fate, a Populonia.

Nella zona tra Bibbona e Casale sono stati ritrovati dei frammenti di vasi in ceramica verniciata di nero (oinochai - olpai), e un bronzo raffigurante una testa di Gorgone, databili tra il IV e II sec. a.C., infatti a quel tempo vi si trovava l'abitato etrusco di Casalvecchio e la sottostante necropoli di Casanocera, da cui provengono i numerosi resti delle tombe dei Principi guerrieri, così dette perché la ricchezza dell'arredo funebre ha fatto pensare a tombe nobiliari.

Tra gli oggetti più belli e meglio conservati vi è un elmo ed un'ascia in bronzo (il bronzo per gli Etruschi era simbolo di ricchezza e l'ascia di potere), questi erano indubbiamente ornamenti funebri, non adatti al combattimento, inoltre l'ascia era arricchita da paperelle stilizzate infisse nel manico di legno (elementi ornamentali orientalizzanti).

Sono stati rinvenuti anche altri oggetti come una collana in avorio (VIII sec. a.C.) con un pendaglio raffigurante una scimmietta che mangia una noce di cocco, una borraccia con dei pendenti in bronzo, una fibula a forma di cavallo ritrovata in una sepoltura femminile (VII sec. a.C.).

Della zona di Montescudaio è il vaso cinerario (o ossuario) del VII sec. a.C. ritrovato in una tomba a pozzetto; in passato la base era stata restaurata in modo improprio per cui in seguito è stata tolta; invece il coperchio, a forma di scodella rovesciata, è abbastanza ben conservato e riproduce la scena di un banchetto funebre: seduto su di un trono (lo schienale è andato distrutto) è raffigurato il morto davanti a un tavolo con tre gambe (zampe di leone), sul tavolo si possono riconoscere pagnotte di pane e formaggio, dall'altro lato del tavolo vi è una donna in piedi (più bassa però del defunto per indicare la sua sudditanza) con le braccia in alto per sorreggere un ventaglio o benedire la tavola.

La donna ha i capelli raccolti in una treccia (la treccia poteva essere un'acconciatura anche maschile ma solo per i nobili); accanto al tavolo vi è un grosso vaso "cratere"dove veniva mescolato il vino e l'acqua secondo l'uso greco, dall'altra parte del tavolo si vede la base di un altro cratere, andato distrutto.

Il morto è seduto a tavola, secondo la più antica tradizione etrusca, infatti nel VII sec. a.C. non era ancora stata assimilata l'usanza greca di mangiare sdraiati su di un divano "triclino", come avverrà più tardi, abitudine testimoniata anche dalle urne cinerarie ritrovate.

Il vaso ha una sola ansa, ornata da un personaggio seduto con le mani sulle ginocchia (gesto di tristezza), questa figura dolente poteva essere un parente o il morto stesso.

Nel V sec. a.C. nel territorio, sulle alture che separano la valle del Cecina da quella dell'Era, il villaggio di Volterra, divenne una delle principali città-stato dove si andarono affermando numerose famiglie aristocratiche, questo però comportò lo spopolamento, la perdita di importanza e di autonomia degli altri villaggi della Val di Cecina come Casale, Casaglia e Bibbona.

Nel IV e fino al II sec. a.C. si ebbe una ripresa degli insediamenti rurali sparsi, seguita però da una nuova crisi demografica della quale non sappiamo con certezza la causa, probabilmente vi concorse l'allargarsi dell'area paludosa e malarica delle pianure circostanti.

PERIODO ROMANO

Sempre nella zona della Val di Cecina,sono stati trovati dei reperti del successivo "periodo romano", sono frammenti di ceramica sia liscia che decorata a rilievo, fibule a cerniera, fondi di coppe databili al 1° sec. d.C. segno dell'esistenza di stanziamenti umani specialmente nelle ville rustiche costruite nel territorio lungo il fiume Cecina.

Queste erano vere e proprie fattorie dove gli schiavi lavoravano per la produzione di viti, olivi, alberi da frutta ed i raccolti che erano abbondanti non servivano solo per il consumo immediato, ma anche per il commercio dei prodotti basilari per la ricca economia dell'Impero romano.

Verso la fine del III sec.d.C. iniziò però un lento abbandono delle ville che continuò per tutto il IV e V sec.d.C. fino al quasi totale spopolamento del territorio.

Sempre nella zona sono state rinvenute inoltre numerose tombe romane del tipo "alla cappuccina ", la più antica è quella di Belora Bassa (Riparbella) del I sec. d.C. dove è stata ritrovata una lucerna e quattro balsamari di vetro, in altre sono state ritrovate urne cinerarie in tufo ed in alabastro. Sempre del I e II sec.d.C è la necropoli in località CAMPO AI CIOTTOLI nel comune di Cecina, risalenti anche queste al 1° e 2° sec. d.C.

Sono stati ritrovati inoltre, nel tratto di mare antistante la foce del Cecina, considerato il porto di Volterra, e lungo il litorale di Vada, dei reperti subacquei che testimoniano l'esistenza di scali portuali o punti di sosta sulle rotte tirreniche; importante ritrovamento è stato un relitto carico di anfore, una macina in pietra e due ceppi d'ancora in piombo.

Sulla costa si trovavano anche delle saline e delle fabbriche di laterizi, per cui tutta la zona, ricca di opportunità, attirò molti abitanti che si stabilirono dal litorale fino alle località più interne di Linaglia e Paratino, e tutto il territorio fu un nodo di intenso traffico commerciale.

Un grande numero di reperti, destinati ad aumentare, provengono dagli scavi della VILLA ROMANA DI SAN VINCENZINO identificata come quella di ALBINO CAECINA, situata a 2 km dalla costa su di una piccola altura a sinistra del fiume.

I CAECINA furono una famiglia importante, discendenti dai nobili Etruschi di Volterra, i KAIKNAS- CAETNA- CAEICNA - CAECINA che con l'avvento dei Romani latinizzarono il loro nome in CAECINA. Un membro di questa famiglia ci ha lasciato la traduzione di un testo etrusco di magia, dandoci così la possibilità di comprenderlo.

I reperti provenienti dalla villa testimoniano che questa ebbe un lungo periodo di attività: una moneta (asse) di Ottaviano, risale al 40 a.C., frammenti di coppe sono del I sec. a. C., altri di ceramiche sono invece del II sec. d.C., e ceramiche africane da cucina arrivano fino al V sec. d.C.

Gli scavi che iniziarono nel 1850 riportarono alla luce rivestimenti parietali e pavimentali in marmo bianco e policromo, inoltre un mosaico con figure geometriche, capitelli e basi di colonne, parti di stanze e vari busti.

La pianta della villa è quella tipica romana: un vasto atrio sulla facciata verso le colline, un impianto termale sul lato sinistro ( sud- ovest ), sul retro le stanze dei servi, i magazzini, e i depositi dell'olio. Delle terme sono stati scavati solo alcuni ambienti come le sale del CALIDARIUM, con l'annessa vasca semicircolare, dietro gli ambienti con le caldaie dette "CUCINE" e qui sono stati ritrovati fornelli e carbone, un altro scavo più ad est, riguarda forse il THEPIDARIUM dotato di una piscina rettangolare alla quale si accedeva mediante due gradoni, su di un lato dalle sale si apriva la palestra.

Vicino alla villa e probabilmente collegata ad essa per la fornitura dell'acqua , vi è un grande impianto idrico sotterraneo comprendente una cisterna, cunicoli e canali di raccolta che si sviluppano per altre 200 m .

Nella parte della villa adibita a magazzino, è emerso dagli scavi anche un cimitero paleocristiano risalente al V sec.d.C. infatti la villa come tutte le altre della zona, dopo lo spopolamento, in seguito alla decadenza del ricco sistema economico romano basato sulle ville rurali, crollò definitivamente con la caduta dell'Impero Romano (472 d.C.) e la popolazione si trasferì nelle città.

I pochi residenti rimasti sfruttarono il materiale edilizio della villa fino ad esaurimento, dopo la zona divenne un cimitero.

Fino ad ora sono state ritrovate ben 120 sepolture, ma ce ne dovrebbero essere molte altre, infatti questo di SAN VINCENZINO è ritenuto il più vasto cimitero paleocristiano di tutta la Toscana.

Le sepolture ritrovate sono tutte tombe a fossa, disposte in direzione est-ovest, molto semplici, dove il morto veniva deposto nudo o avvolto in un telo, senza alcun ornamento, per cui è stato piuttosto complesso risalire al periodo della sepoltura, comunque sappiamo che la tomba più recente risale all'alto medioevo (VIII sec.d.C.)

Per il terreno basico, molte sepolture si sono ben conservate e sono state estremamente utili per uno studio antropologico degli antichi abitanti, infatti dagli scheletri ritrovati sappiamo che la vita media del tempo era intorno ai 27-30 anni, le morti non erano per cause violente, ma per malattia esclusa però la malaria, come invece si sarebbe indotti a pensare; l'alimentazione era buona, ricca di cereali, frutta, olio e vino; poi con le prime infiltrazioni barbariche, dopo la caduta dell'Impero Romano, si arricchì notevolmente di carni ed in particolare di quella di maiale, animale questo che trovò un ambiente favorevole e un'alimentazione abbondante nei frutti delle querce e dei lecci delle macchie circostanti. 

 

PERIODO MEDIOEVALE

Nel territorio di Bibbona,fino al V sec. la popolazione era scarsa e dislocata in villaggi sparsi sulle alture, ma qualche villaggio sorse anche in pianura, in prossimità delle Pievi e delle principali vie di comunicazione (la via Aurelia, la via Emilia e la Volterrana).

Alcuni castelli sorsero poi sui preesistenti villaggi latini, mentre altri con funzione di presidi nacquero in luoghi elevati a guardia sia dei pirati provenienti dalla costa, che dei barbari stanziati nell'interno; da ricordare tra questi i castelli Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Bibbona e Bolgheri.

Contro i pirati turchi e saraceni furono costruite lungo il litorale diverse torri di avvistamento e di difesa, di queste oggi, anche se con numerosi rifacimenti, rimane il così detto FORTE DI BIBBONA .

Sul finire dell'VIII sec. gli ARIMANNI (piccoli proprietari terrieri longobardi con l'obbligo del servizio militare permanente) rafforzarono questi castelli ed inglobarono nelle proprietà i boschi, i pascoli, le terre vicine, dando così origine all'organizzazione feudale tipica di tutto il periodo.

Di Bibbona durante l'alto medioevo (700), abbiamo solo scarse e frammentarie notizie riguardo ad un piccolo centro abitato, vicino alla via Aurelia, di nome ASILACTUM da "asylum actae"cioè asilo del litorale, infatti vi era un ospedale ("asilo") che era luogo di sosta e di rifugio per i pellegrini che percorrevano la zona.

Secondo altre fonti invece, l'insediamento si chiamò "AD SALATICUM" essendo in prossimità del mare e delle saline.

Per individuare Bibbona come castello ed avere le prime notizie dobbiamo arrivare fino al 1100: a la morfologia urbana del paese, anche ad un primo sguardo, ci dà subito l'immagine di un borgo medioevale racchiuso nell'antica cinta di mura, ad andamento irregolare che asseconda le curve di livello del terreno, purtroppo di questa oggi sono visibili solo alcuni tratti come il bastione emiciclico ed una torre.

Oltre la cinta muraria vi erano e vi sono dei fossati, il "Botro della Madonna" ed il "Botrello di Bacco", destinati alla raccolta ed allo scorrimento delle acque.

Da un documento del 1872, sulla storia di Bibbona, curata dal canonico Righi, sappiamo che nell'VIII sec. il borgo sotto il dispotico dominio degli Arimanni dovette sopportare numerosi abusi ed a tale proposito viene ancora oggi ricordata la LEGGENDA DI AGILULFO, signorotto del luogo che abitava con i suoi soldati nella Torre della Mirandola, (oggi di questa sono rimasti solo dei blocchi squadrati di tufo conchigliare) posta non lontano dal paese in direzione della Macchia della Magona e a 2 km dall'attuale podere "Le Badie", la cui casa colonica sorge sui resti del vecchio monastero del 700, ricordato con il nome di BADIA DI S.MARIA DEL MANSIO (mansio=fattoria) o anche BADIA DE' MAGI.

Tutta la nostra zona , durante l'alto medioevo, fu sede di Monasteri e di Pievi (dal latino "plebs"=popolo, chiese per il popolo) delle quali rimangono scarsi resti in località Camposassino e Pievaccia.

Altre Pievi ed Ospizi per i pellegrini di passaggio sorsero a Linaglia, Paratino, Montalpruno e tutti fecero parte di un itinerario di fede, percorso parallelo alla più nota VIA FRANCIGENA o Romea, che proveniente dalla Francia arrivava fino a Roma e proseguiva in Terra Santa,

si trova su questo percorso anche la Pieve e HOSPITALE S. JOHANNIS DE BIBONA.

Intorno al 1000 Bibbona ed il territorio circostante furono di proprietà del Vescovo di Lucca che in seguito li concesse in enfiteusi ai conti Tedice e Ugo Della Gherardesca, famiglia che già aveva il controllo della zona.

Nel 1100 i Conti fecero edificare, nella parte più alta del borgo, il castello e nel 1175 la chiesa di Sant'Ilario.

Lungo le mura si trovavano tre torri difensive, di cui oggi possiamo vedere nella Piazza della Vittoria, l'unica rimasta, detta "La rocca", questa costruita in tufo, fu inizialmente la torre principale "il Mastio", l'abitazione fortificata dei Conti in caso di guerra, poi nel 1400 divenne torre di avvistamento ed oggi, molto più bassa che in origine in quanto l'ultimo piano crollò con il terremoto del 1846, è adibita a civile abitazione.

Lungo le mura originariamente vi erano anche delle porte: una detta "Porta del sole" (distrutta nel 1785) si trovava all'inizio di Via delle Mura, nell'angolo sinistro della piazza della chiesa di Sant'Ilario, vicino all'odierna "Torre dell'orologio", di un'altra detta "Porta a bacìo", anch'essa scomparsa non conosciamo nemmeno la probabile ubicazione.

Agli inizi del 1200 il castello di Bibbona passò, come libero comune, sotto il dominio della Repubblica di Pisa e secondo una pergamena, conservata nell'Archivio comunale di Volterra, il Vescovo della Diocesi concesse in locazione agli abitanti del borgo, 67 abitazioni, inoltre poderi, boschi, pascoli, vigne ed orti furono affidati a 124 famiglie per un totale di affitto di 6 lire, 11 soldi e 9 denari.

Secondo gli Statuti pisani del tempo, Bibbona già nel 1284, fu sede del Capitano di Giustizia e del Notaio e per tutto il 1300 fu senza dubbio il castello più importante della zona, come lo dimostrano le numerose chiese, pievi e monasteri che le appartennero: Sant'Andrea, San Biagio, San Cerbone, San Cristoforo, San Filippo e Giacomo, Santa Maria del Mansio e Sant'Ilario.

A partire dal 1345 Bibbona fu a capo dei castelli della zona nella rivolta contro la Repubblica di Pisa, ma senza risultato e nel 1397 il territorio era ancora sotto il dominio pisano.

Quando nel 1406, Firenze sottomise Pisa, Bibbona e la famiglia dei Conti Della Gherardesca passarono volontariamente alla Repubblica di Firenze così che fu concesso loro di mantenere la sede del Capitano di Giustizia e del Notaio.

Il dominio fiorentino continuò fino al 1494, quando in seguito alla discesa dei Francesi guidati da Carlo 8°, Pisa si riprese il castello, ma per poco infatti due anni dopo, nel 1496 Firenze ebbe di nuovo il predominio su Bibbona che fu scelta anche come sede del presidio e baluardo per ostacolare i soccorsi a Pisa assediata.

A testimonianza dell' autonomia di cui Bibbona potè disporre, possiamo ancora leggere i primi Statuti risalenti al 1407 che rimasero in vigore e regolarono la vita della popolazione fino al 1700.

Comunque in quegli anni (fine 1300 e 1400) la zona, per le continue guerre tra pisani e fiorentini, per la minaccia dei pirati e per il diffondersi della malaria, fu molto in declino e le campagne, le pievi ed i monasteri furono abbandonati dalla popolazione che preferì trasferirsi all'interno del castello ed intorno alla chiesa di Sant'Ilario.

 

ULTIMI tre secoli

Le condizioni ambientali e demografiche si mantennero critiche per tutta la prima metà del 1700, quando risultavano reside

nti solo 76 famiglie e in condizioni di estrema povertà; come scrisse il naturalista Targioni Tozzetti nel 1742, l'aria specialmente in estate era "molto cattiva", non vi erano acque bevibili, perché le cisterne usate in passato erano "guaste"; il castello era "pienissimo di abitazioni" ma per lo più rovinate, le strade molto strette contribuivano alla "cattiva aria".

I lupi ed i cinghiali continuavano ad essere un pericolo quotidiano per cui la ricompensa per chi li uccideva passò dalle 50 alle 80 lire.

Verso la fine del secolo, i Granduchi con le Riforme Leopoldine vendettero all'asta le terre del castello e gli abitanti che vivevano su queste furono costretti a lasciarle ai nuovi e ricchi proprietari, tra questi emerse la famiglia Gardini che per tutto il 1800 ricoprì gli incarichi amministrativi più importanti del Comune.

Con la nuova distribuzione delle terre suddivise in proprietà private, la resa produttiva, specialmente di grano aumentò molto (8 volte il seme), di conseguenza seguì un aumento sensibile della popolazione che da 658 abitanti, agli inizi del secolo, arrivò a più di 1000 nel 1850; inoltre nella zona, a nord del paese, era attiva una fabbrica di salnitro ed alcune cave di alabastro che rimasero aperte fino agli inizi del 1900.

Nel primo decennio del 1800, Bibbona fu invasa dalle truppe napoleoniche che, per punire il tentativo di resistenza attuato dalla popolazione, dettero fuoco all'archivio comunale distruggendo molti documenti storico-anagrafici della comunità.

Sempre di questo periodo fu la nascita della prima scuola comunale, e la fine della figura del notaio (esistente fin dal 1400), che venne sostituito secondo la legge napoleonica, dal Giudice di pace.

Come scrisse lo stesso Granduca però, le condizioni ambientali nel 1835 non erano molto migliori che in passato, mancava ancora l'acqua, specialmente nei mesi estivi in quanto la cisterna pubblica forniva solo acqua piovana potabile; il borgo era sempre costituito da strade strette e sporche, le case addossate le une alle altre erano poco areate e malsane.

La pastorizia praticata nella zona di Poggio al pruno allevava pecore e capre, inoltre sulle colline venivano coltivati olivi e viti, mentre in pianura il grano e vi pascolavano mandrie di cavalli e mucche.

Il lavoro era svolto prevalentemente dai braccianti, che non avendo terre proprie lavoravano i campi dei grandi proprietari ed erano retribuiti giornalmente con il pane o mensilmente con il grano; in questo modo non solo non circolava denaro, ma la miseria era sempre più grave tanto che alla fine del 1800 cominciò un forte esodo verso i vicini centri in espansione come Cecina e Piombino.

Nel 1873 Bibbona perse anche la sede comunale che fu trasferita nel Municipio di Cecina, località "Fitto di Cecina", dove al tempo si trovava solo una stazione di posta, ma zona in grande evoluzione ed incremento demografico per la presenza di vie di traffico molto importanti.

Quando poi Cecina fu riconosciuto comune indipendente, anche Bibbona ritornò ad essere comune (1906) ed ambedue appartennero alla Provincia di Pisa fino al 1925, quando passarono a quella di Livorno.

Nella seconda metà del 1900 la popolazione di Bibbona si è stabilizzata intorno ai 2800 abitanti, considerando che il Comune comprende anche gli insediamenti di La California e Marina del Forte, di questi il 25% si dedica ancora all'agricoltura, mentre l'altro 75% lavora nel terziario e specialmente nel settore turistico.

IL FORTE DI BIBBONA

Si tratta di una costruzione che ha in se due tipi di fabbrica di differente struttura: essa comprende infatti un fortilizio a pianta trapezoidale, esternamente ricoperto da mattoni rossi a vista contro cui notiamo bene lo zoccolo e la cordonatura, realizzati in pietra di colore grigio, nonché un secondo blocco costruttivo, questo invece a pianta quadrata, ottenuto tramite la sovrapposizione di tre piani e internamente articolato e ben rivestito come un qualsiasi edificio ad uso abitativo.

La storia

La vicenda storica del Forte di Bibbona è stata ottimamente ricostruita da Daniela Stiaffini, curatrice con Vinicio Bagnoli della scheda ministeriale di catalogo ad esso dedicata. Come deduce dalla documentazione storica rintracciata, la sua costruzione fu provocata dalla necessità di assicurare a quella zona di litorale un'efficace difesa militare contro i pericoli derivanti dalle incursioni piratesche; altrettanto determinante inoltre l'esigenza d'istituire un presidio di controllo utile ad ostacolare il contrabbando, assicurando nel contempo di portare a termine delle funzioni doganali. Se giudicata in relazione ai criteri ispiratori della politica di Pietro Leopoldo, sotto i cui auspici trovò attuazione il progetto di modernizzazione del sistema militare sul lungo litorale toscano, la creazione del Forte si colora di un'ulteriore valenza: nelle intenzioni del sovrano, infatti, la costruzione di nuovi fortilizi avrebbe dovuto determinare la nascita d'insediamenti abitativi ad essi correllati, provocando, come diretta conseguenza, l'attuazione di iniziative finalizzate al risanamento del territorio. Quando è stato riordinato l'archivio storico comunale a Bibbona, sono stati individuati interessanti documenti appartenenti all'Ufficio Sanitario del forte. Cinque "giornali del Servizio Sanitario" dal 1841 al 1858, quattro registri "copia ordini e circolari sanitarie" dal 1832 al 1861 e cinque registri di "Approdi" e "Partenze" di barche pescatrici e bastimenti da trasporto dal 1841 al 1868. La prima serie di documenti, riporta annotazioni giornaliere sul tempo atmosferico, di eventuali avvistamenti all'orizzonte, i turni e i nomi dei componenti la guarnigione di stanza al Forte. La funzione delle guardie del Forte era oltre la vigilanza sanitaria anche di polizia e quindi ricevevano pure segnalazioni di imbarcazioni ricercate per frodi fiscali o sospettate di pirateria. Infine l'ultima serie di documenti, i libri degli approdi, informa sull'attività più ordinaria della guarnigione, ovvero la registrazione degli arrivi, la qualità dei bastimenti, il loro nome e il nome e l'età del capitano, la nazione di appartenenza, il numero delle persone dell'equipaggio… La maggior parte dei carichi e le imbarcazioni, che generalmente giungevano vuote, da Livorno e da Vada, ripartivano dopo aver caricato legname da ardere. In tempi più recenti il Forte è entrato a far parte delle proprietà del Ministero delle Finanze e attualmente ospita la "Pensione Margherita" gestita dalla Diocesi di Volterra.

Alcuni suggerimenti per la ricerca di idee per le vacanze in Toscana.

 

Chi approccia all’idea di trascorrere le sue vacanze a Bibbona avrà necessità di consultare una guida alberghi costa Toscana per trovare hotel sulla costa Toscana o hotel sulla riviera Toscana.

 

I cultori dell’italianismo preferiranno cercare alberghi sulla costa Toscana o alberghi in Toscana.

 

Consideriamo tuttavia che Bibbona è situata in Maremma 

( ricordiamo che la Maremma arriva fino a Livorno ) , quindi nel leggere la guida alberghi costa toscana sarà bene dirigersi alla voce vacanze Bibbona e cercare gli alberghi Bibbona o anche ,hotels Bibbona.

 

Dato che ormai il turismo ha consistentemente dimostrato di dirigersi verso soluzioni di tipo residenziale oltrechè alberghiere, residence Bibbona, appartamenti vacanze Bibbona,appartamenti per vacanze Bibbona, vacanze case in affitto sono diventate temi di ricerca frequenti su pubblicazioni guida turismo toscana o guida turismo costa toscana.

 

Anche qui ci rifacciamo a quanto precedentemente detto a proposito di Bibbona, quindi nel consultare le guida alberghi Bibbona o anche soltanto il dove dormire a Bibbona và formulato o digitato le voci residence in Bibbona , appartamenti Bibbona, albergi Bibbona o anche hotel Bibbona.

 

Anche la consultazione di residence sulla Costa Toscana potrebbe venir utile dato che l’argomento è frequentemente imperniato su vacanze appartamenti in affitto , mare vacanze toscana,vacanze sul mare,estate vacanze Toscana.

 

Non si dimentichi neanche la ricerca di camere Bibbona, in effetti stiamo parlando di Toscana Italy, di vacanze appartamento Bibbona, qualcuno più benestante cerca villa Bibbona o anche villa Bibbona per vacanze Bibbona .

 

Per chi propendesse per una zona specifica come la Costa degli etruschi o per Bibbona in modo particolare, varrà ricordare che la ricerca va estesa a Bibbona vacanza oltrechè vacanze in affitto Bibbona o anche Toscana mare o campeggi Bibbona.

 

Per chi è alla ricerca dell’economia ed una camera può soddisfare camere vacanze Bibbona oppure camere vacanze costa Toscana o ancora camere in affitto Bibbona dovrebbero essere parole appropriate come pure camere Bibbona.

 

Infine, non perché meno importante, occorre ricordarsi dell' Agriturismo Toscana o degli Agriturismi Toscana.

 

Quindi diamo un'occhiata a agriturismo Bibbona.

 

C’è poi il settore del monolocale Bibbona molto richiesto dalle coppie ed anche dalle coppie con un neonato. Monolocali in affitto Bibbona si pone quindi come termine di ricerca molto efficace, come del resto monolocali vacanze Bibbona o monolocale costa Toscana.

https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/11-17-5-2013-10-21-521.jpg https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/11-17-5-2013-10-21-522.jpg

by webmaster@piramedia.it

Bolgheri - Castagneto Carducci

 

Da Bolgheri in pochi chilometri, percorrendo una strada in dolce salita, si arriva al delizioso borgo di Castagneto Carducci che prende il nome dal sommo poeta che visse qui in gioventù. Con la sua cinta muraria e il suo impianto medievale, Castagneto Carducci merita una visita rilassata. Il Castello, appartenuto ai Conti della Gherardesca, è stato più volte ristrutturato ed ora ha la forma di una residenza signorile. Inoltrandosi fra le viuzze torte del borgo si incontra il seicentesco oratorio del SS. Crocefisso che conserva sull’altare maggiore un emozionante crocefisso ligneo di scuola pisana del ‘400. Gli amanti del Carducci saranno felici di sapere che Castagneto è stato nominato “Parco Letterario” nel 1995. Fra le sue testimonianze più evidenti è Palazzo Espinasse Moratti, che ospitò il poeta fino al 1849. Ma Castagneto offre anche un particolare incontro artigianale: la rinomata bottega “Arte e Moda” del Moranti da decenni cuce e confeziona su misura casentini, sahariane e abiti da caccia dall’inconfondibile eleganza con tessuti che vanno dalla seta grezza al cotone kaki, agli stupendi velluti. Abiti splendidi e altrove introvabili, richiesti dai vip di tutto il mondo (Arte e Moda di Cristea Florin, tel. 0565.763694). 

Si può unire la visita a Castagneto Carducci a una mezza giornata di mare nella vicina Marina di Castagneto che, insieme con Marina di Donoratico, offre un arenile sabbioso a ridosso di una fittissima pineta. E per concludere in bellezza si può cenare al Bambolo (Il Bambolo, tel. 0565.775206) oppure risalire a Castagneto e godersi crespelle di ricotta e piccione al rosmarino nel piacevole locale del Ristorante Bagnoli (Ristorante Bagnoli, tel. 0565.763630).

 

Da vedere a Castagneto Carducci

Castello della Gherardesca, Propositura di San Lorenzo, Chiesa del S.S. Crocifisso, Chiesa della Madonna del Carmine, Centro Carducciano (Via Carducci, 59), Museo Archivio, Piazzale Belvedere

 

Oasi “Rifugio Faunistico Padule di Bolgheri” 

“Marchese Mario Incisa della Rocchetta

 

Dov’è e come raggiungerla: 

In Toscana, Comune di Castagneto Carducci (LI). 

Per chi viene da Nord: uscita La California sulla variante Aurelia, si prosegue verso sud; giunti alla chiesetta di San Guido di Bolgheri, si procede ancora verso sud superando l’inizio del Viale dei Cipressi di circa 500 mt.. A dx. ingresso Oasi. 

Per chi viene da Sud: uscita Donoratico Castagneto Carducci sulla variante Aurelia, si prosegue verso nord; percorsi circa 8 km., 500 mt. prima del Viale dei Cipressi a sx ingresso Oasi. 

Estensione: 513 ettari 

Gestione: Accordo tra la proprietà Incisa della Rocchetta e WWF Italia. 

Ambiente: idem 

Flora e Fauna: il litorale sabbioso ospita essenze psammofile caratteristiche (Giglio di mare, Eringio marittimo) mentre la duna costiera Ginepro coccolone, Ginepro fenicio, Pino domestico, Lentisco, Leccio; bosco igrofilo retrodunale con Frassino ossifillo, stagni stagionali più o meno estesi, prati umidi e aree coltivate. 

L’Oasi offre rifugio invernale, tra gli altri, ad Alzavola, Fischione, Mestolone, Codone, Canapiglia, Germano reale, Oca selvatica (simbolo dell’Oasi), Gru, Pellegrino, Colombaccio, Colombella, Pavoncella e Piviere dorato. In primavera Pitti

ma reale, Combattente, Cavaliere d’Italia, Airone rosso, Tarabuso, Gruccione. 

Nidificante Picchio rosso minore, Rampichino, Picchio verde, Ghiandaia marina, Cuculo, Usignolo. Tra i mammiferi sono presenti: Daino, Capriolo, Cinghiale, Istrice, Tasso, Coniglio selvatico, Lepre. Tra i rettili: Tartaruga palustre, Biscia dal collare, Vipera, Ramarro. 

Strutture: Percorso di visita con 6 osservatori ed una torre di avvistamento. Sentiero natura per le scuole con due osservatori. 

Visite e numeri utili: aperta dal 15 OTTOBRE al 31 MAGGIO. Orario di visita:9,00-12,00 14,00-16,30. Visite OGNI VENERDI’ e SABATO. Comitive e scolaresche il MARTEDI’. Le visite sono guidate. Si richiede la massima puntualità. 

E’ obbligatoria la prenotazione presso la Sezione WWF Piombino – Val di Cornia 

Tel/fax 0565-224361 e-mail: wwfpiomb@tin.it

 

L’Oasi di Bolgheri.

 

Fulco Pratesi, presidente del WWF italiano, nel 1984 scrisse, "In principio ci fu Bolgheri. Poi venne il WWF italiano".

Nel 1959 Mario Incisa della Rocchetta decise di trasformare 60 ettari di palude, ed i 453 ettari di pascoli e campi coltivi che li circondano nella prima oasi privata italiana. Nel 1966 divenne, con l’Oasi di Burano, la prima oasi italiana. Lo stesso anno, il marchese Incisa, con Fulco Pratesi, fond&ogograve; il WWF italiano.

 

Inquadramento geografico e caratteristiche ambientali.

Il Rifugio Faunistico di Bolgheri, inserito nel Sistema delle Oasi del WWF Italia, è collocato tra la ferrovia tirrenica ed il mare, e si estende per circa 513 ettari interamente compresi nel territorio del Comune di Castagneto Carducci. Mantiene l'aspetto originario della costa maremmana con alternanza di coltivi e siepi alberate a cui seguono prati allagati durante la stagione invernale; a questi succedono gli stagni ad acqua dolce contornati da bosco allagato a Frassino ossifilo (Fraxinus angustifolia), che attribuiscono assoluta unicità a questo ambiente

Il bosco costiero dunale separa gli stagni dalla spiaggia naturale, di straordinaria bellezza, dove dominano specie pioniere quali il Giglio di mare (Pancratium maritimum), Eringio marittimo (Eryngium maritimum) e Ruchetta delle sabbie (Cakile maritima).

 

Presenze faunistiche

Il Rifugio Faunistico di Bolgheri è stato tra le prime zone umide italiane a fregiarsi del riconoscimento di "zona Ramsar" (nel 1977) proprio per la sua peculiarità di garantire a numerosissime specie di uccelli acquatici la presenza di ambienti idonei alla sosta invernale ed al transito primaverile. 

Straordinari gli stormi di anatre di superficie presenti in inverno: Germano reale, Alzavola, Fischione, Canapiglia, Codone, Mestolone, a cui in primavera si aggregano le Mazaiole. In inverno domina numericamente la Pavoncella, con contingenti fino a 1.800 individui, a cui si aggrega il raro Piviere dorato. Numerosi anche i Beccaccini. 

In primavera l'Oasi registra il transito di numerose specie di uccelli trampolieri: la Pittima reale, il Combattente, il Totano moro, la Pettegola, il Piro-piro boschereccio, il Cavaliere d'Italia e l'Avocetta sono tra i più frequenti. Anche l'Airone rosso, il Tarabuso, il Tarabusino transitano in primavera sugli stagni dell'Oasi. 

Tra i migratori primaverili da segnalare il Rigogolo, la Ghiandaia marina, nidificante dal 1999, il Cannareccione, la Rondine, il Topino. Nel bosco allagato nidificano il Picchio rosso minore, vera rarità dell'Oasi, il Torcicollo ed il Rampichino

https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/12-17-5-2013-10-24-251.jpg https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/12-17-5-2013-10-24-252.jpg

by webmaster@piramedia.it

Antico borgo medievale che conserva ancora entro le sue mura numerose testimonianze storiche. E' situata sulla sommità di una collina (280 m.s.l.m.) ricoperta di uliveti e macchia mediterranea dalla quale si domina tutta la Val di Cornia fino al mare che dista non più di 5 km. L'espressione moderna di Campiglia è rappresentata da Venturina, centro agricolo sviluppatosi recentemente nella piana sottostante, nelle cui vicinanze si trovano sorgenti termali con importanti proprietà terapeutiche. 

Siamo nell'estremo sud della provincia di Livorno, in quella parte della Toscana che anticamente veniva chiamata Maremma Pisana. Lasciando la via Aurelia al bivio di Venturina, o nei pressi di S.Vincenzo, e inoltrandosi verso Est fra gli uliveti e la verdissima macchia mediterranea, dopo alcuni chilometri, sulla sulla sommità di una collina a poca distanza dal mare, appare Campiglia Marittima.

Nelle vicinanze Il Parco Archeo-minerario Rocca di San Silvestro, un sito archeominerario di grande importanza storico culturale. Il villaggio fortificato, di cui oggi possiamo ammirarne i resti, fu costruito nel X sec. sotto la signoria dei Conti Della Gherardesca.

https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/13-17-5-2013-10-28-91.jpg https://tuscanysea.com/backoffice/immagini/tuscanysea.com/13-17-5-2013-10-28-92.jpg

by webmaster@piramedia.it