Cecina

Nonostante Cecina sia una cittadina piuttosto recente, sul suo territorio sono stati rinvenuti reperti antichissimi di varie epoche (paleolitico, etrusco, romano), le cui testimonianze possono essere ammirate presso la villa settecentesca della “Cinquantina” sede di un museo etrusco-romano e di un museo etnografico facilmente raggiungibile attraverso un viale ce unisce il mare a San Pietro in Palazzi. Di particolare interesse storico è ciò che rimane della villa romana di San Vincenzino. Sui resti di questa villa, di cui sono visibili le fondazioni, i mosaici e una cisterna sotterranea, sorge una villa che ospita interessanti mostre archeologiche

 

La fascia arborea che si estende a nord e a sud di Marina di Cecina, tra Vada e Marina di Bibbona, e che occupa complessivamente una superficie di 400 ettari allungandosi lungo la costa per più di 15 km, costituisce la Riserva Naturale Biogenetica dei Tomboli di Cecina. Questo importante complesso botanico deve la sua nascita al Granduca di Toscana Leopoldo II che, nel 1839, ne ordinò la creazione per completare l’opera di bonifica della palude che si estendeva intorno al Fiume Cecina.

Tra il mare e le pinete da Vada a Bibbona

Dal centro di Vada ci si dirige verso la zona balneare ma, poco prima di raggiungerla, si svolta a sinistra sulla strada asfaltata che corre poco lontano dall’arenile. Si prosegue su questa per circa 3 km fino a raggiungere la strada asfaltata per Molino a Fuoco. Su questa si gira a destra arrivando poco dopo ad uno slargo. Qui si imbocca Via della Forestale, una bella pista chiusa alle auto da sbarra che si inoltra nella pineta. Dopo circa 1 km la via ritorna asfaltata e conduce, dopo aver superato una sbarra, ad incrociare un’altra strada asfaltata sulla quale si piega a destra arrivando alla spiaggia. Tenendosi lungo i margini di quest’ultima, si pedala faticosamente fino ad individuare, sulla sinistra, un’apertura appositamente predisposta che permette di riaccedere alla pineta. Questa va attraversata completamente tenendosi il più possibile paralleli alla linea di costa fino a confluire sulla strada asfaltata che, a destra, va a superare su ponte il Fiume Cecina entrando a Marina di Cecina. 

Dal ponte, svoltando a sinistra, è possibile raggiungere Cecina, borgo sorto nelle immediate vicinanze della foce dell’omonimo fiume. La cittadina nacque nel XIX secolo, cioè quando tutta la zona venne bonificata dalle paludi che un tempo caratterizzavano gran parte del litorale toscano e laziale. Nel centro storico merita sicuramente una visita la villa la Cinquantina, sede del museo etrusco-romano. 

Chi non vuole raggiungere Cecina, subito dopo il ponte svolta a destra e attraversa Cecina Mare giungendo alla strada lungomare. Si segue quest’ultima in direzione Marina di Bibbona fino a che la strada, giunta ai limiti dell’abitato, non compie una netta svolta a sinistra dirigendosi verso la pineta. A questo punto si abbandona l’asfalto per prendere a destra una via sterrata che si inoltre nella pineta rincrociando, poco dopo, l’asfalto. Su questo si piega a destra e dopo 100 metri si individua, sempre a destra, un grosso cancello in legno con un’apertura laterale per il passaggio di pedoni e ciclisti. Superato il cancello si entra nella splendida Riserva Biogenetica dei Tomboli di Cecina , che ha nella pineta il suo punto di forza. Si inizia così a percorrere una larga carrareccia che poco dopo arriva al punto di partenza di alcuni sentieri segnalati. 

Nella parte meridionale della Pineta di Cecina, infatti, oltre ad alcune aree di sosta sono stati approntati alcuni percorsi segnalati con bolli di diversi colori a seconda della lunghezza (questi sono frequentati anche da escursionisti a piedi per cui è opportuno porre attenzione). Le frecce in legno da seguire sono quelle con il bollo verde, frecce che di lì a poco invitano ad abbandonare la carrareccia per piegare a destra su un bel sentiero reso soffice dagli aghi di pino. 

Progressivamente ci si avvicina al mare arrivando così alla zona caratterizzata da interessanti dune costiere. Le dune costiere sono ondulazioni sabbiose colonizzate e, in pratica, cementate dalla vegetazione erbacea resistente alla salsedine. Le dune costituiscono una vera e propria rarità per le coste italiane dato che gli insediamenti turistici hanno determinato, su gran parte del litorale tirrenico, la scomparsa di questa naturale barriera protettiva.

Seguendo sempre le frecce verdi dopo circa 6,5 km si arriva ai limiti della pineta, in prossimità di Marina di Bibbona. In prossimità del borgo di Marina di Bibbona, a pochi metri dalla riva, è possibile ammirare l’imponente forte di Bibbona, edificato in epoca medicea. Pedalando poi lungo la spiaggia si possono osservare interessanti esemplari di ginepro fenicio e le paludi formatesi lungo l’estuario della fossa Camilla.

A questo punto si può iniziare il percorso di ritorno verso Marina di Cecina, percorso che si svolge lungo la facile carrareccia che attraversa completamente la pineta. In questo modo si riesce dal cancello che consente l’accesso alla pineta e si riattraversa Marina di Cecina e il ponte sul Cecina. Da qui in poi è sufficiente seguire l’asfalto per ritornare a Vada. 

La villa romana di S. VINCENZINO a CECINA .

 

Lungo la costa dell’ Etruria settentrionale, in quello che fu un tempo il territorio di Volterra, sorsero in età romana numerose ville, scelte quale residenza con fondo annesso, da parte di personaggi di illustre rango.

Questo è il caso della villa romana di S. Vincenzino. Il complesso archeologico, posto su un rilievo naturale del terreno, nei pressi dell’abitato moderno di Cecina, è lambìto a nord dal fiume omonimo, non lontano dal suo sbocco al mare, mentre alle sue spalle correva la via costiera che collegava Roma con Pisa e la Liguria.

Noto fin dal Settecento, esso è tradizionalmente attribuito alla proprietà di Albino Cecina, membro della nobile famiglia volterrana dei Caecina, che fu praefectus Urbi nel 415 d.C., sulla base del resoconto di viaggio del poeta latino Rutilio Namaziano che qui avrebbe trovato ricovero e ospitalità. 

Se non è possibile confermare l’attribuzione a tale proprietario, che ormai segna il toponimo in antiche carte geografiche e portolani, spesso definito “Albini villa”, non c’è dubbio che si tratti di un edificio di notevole rilevanza, articolato in settori di diversa destinazione, che conobbe successive modificazioni d’uso nell’ampio periodo storico nel quale fu in vita (dal I secolo a.C. al V secolo d.C.). 

Il primo impianto edilizio, costruito sul modello di villa urbana con gli ambienti dislocati su aree porticate e giardini, sorse in concomitanza al grande sistema idrico costituito da una grossa cisterna sotterranea che serviva all’approvvigionamento della villa, eccezionale complesso tuttora integro e visitabile, che si estende in una serie di cunicoli provvisti di un sistema di Filtraggio e depurazione dell’acqua.In collegamento con le strutture di superficie, una serie di pozzetti anulari permettevano di attingere l’acqua. 

Sicuramente aggiunti in epoca imperiale avanzata (II-III secolo d.C.) sono altri corpi di fabbrica, come il quartiere delle Terme , costituito dalla serie di ambienti canonici destinati ai bagni arricchiti da una pregevole decorazione architettonica e scultorea; e il grande triclinio estivo con ninfeo, non serviti dal sistema idrico originario. In tale contesto spicca il rinvenimento di una statuetta acefala, in finissimo alabastro, raffigurazione di Iside. 

A una fase successiva (III sec. d.C.) appartiene poi un settore a carattere produttivo per la spremitura delle olive, di cui rimangono i resti del frantoio e una macina in pietra, e le strutture per la lavorazione dell’olio, che oblitera parte degli ambienti di abitazione della villa. Buona parte dei resti archeologici e il complesso della cisterna sono attualmente visitabili nell’area sistemata a Parco .

 

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Giugno 28, 2021