Lucca è sicuramente uno dei fiori all’occhiello della Toscana, memore di grandi momenti di splendore; arte, artigianato, economia e cultura. E’ "la città dell'arborato cerchio" come la celebrò l’indimenticabile Gabriele D'Annunzio. Le prime tracce di uomo rinvenute nel territorio riconducono ai popoli liguri ma è con gli Etruschi, come del resto tutta la Toscana e la bassa maremma, che si vede un incremento demografico unito alla crescita economica ed artistica, grazie al commercio e agli scambi. Gli Etruschi prima, e i Romani dopo lasciarono preziose testimonianze, le cui vestigia sono presenti su tutto il territorio .

Con i Romani, nell’89 a.C., diventa municipio e fu forse l’epoca più intensa di fermenti che durò circa due secoli.

Dopo i romani fu la volta dei popoli invasori che si alternarono alla conquista del territorio italiano, e ovviamente toccò la stessa sorte a Lucca, snodo stradale di importanti vie di comunicazione. Per primi arrivarono i Goti, poi i Bizantini e successivamente i Longobardi con i quali divenne ducato e passaggio strategico, ed in parte obbligato, fin verso la valle del Tevere per spostarsi verso l’altro regno longobardo, la Puglia.

Lucca divenne importante in Toscana grazie al condottiero Castruccio Castracani, a Paolo Guinigi che avviò lo sviluppo artistico e culturale. Ma la notorietà di Lucca superò i confini italiani diffondendo la sua fama grazie all'intenso e ricco commercio della seta con l’ Europa e l’Asia. 

Nel 1799, la città venne conquistata dai Francesi e per volere di Napoleone, divenne principato di Felice Baciocchi e Elisa Bonaparte, sorella dell'Imperatore, fino al 1814. Dopo la caduta nopoleonica, gli Austriaci tennero lo Stato fino al Congresso di Vienna che assegnò il Ducato di Lucca a Maria Luisa di Borbone e al figlio Carlo Ludovico.

Nel 1847, Carlo Ludovico cedette il Ducato di Toscana a Leopoldo 11, ma già erano nell'aria quelle idee liberali che avrebbero portato, pochi anni dopo, ad unirlo all'Italia.

 

L’Università dei monetieri è molto antica ed era già presente allíepoca del dominio longobardo. Molti documenti conservati nell'archivio Arcivescovile, ne documentano l’attività. Il "Moneturius" (Zecchiere) costituì una corporazione e sotto la protezione di S. Eligio venne chiamata Collegium Monetariorum" alla quale fu preposto un "Magister Monetae (Maestro di Moneta). Tutti coloro che appartenevano a questa Università erano detti "Overieri" (coloro che fanno moneta) e l'ammissione non era facile perché comportava la conoscenza dell'arte, attestata dalla matricola e veniva fatto loro giurare sui Santi Vangeli l'impegno di esercitare con rettitudine la professione concessa a Lucca dai vari imperatori. Nei locali dell'antico Uffizio della Zecca di Lucca, il "Collegio dei Monetieri" è di nuovo attivo con le antiche metodologie di affinare, fondere, incidere i metalli (segreti custoditi gelosamente da poche famiglie lucchesi, chiamate "De lignaggio Monetae").

La nostra produzione è finalizzata alla ricostruzione della moneta antica, ricostruzione che avviene studiando più esemplari della stessa nel peso, nella grandezza e nello stile per ottenere così un disegno e un modello ben dettagliato, dal quale vengono realizzati i punzoni maschi, incisi e lavorati a bulino. L'antico uffizio della Zecca ha realizzato a Lucca, nei suoi locali di via S. Andrea 45 (nei pressi della torre Guinigi), una esposizione che ripercorre la storia della moneta nei secoli ed è possibile visitarla nei giorni feriali e festivi dalle 9,30 alle 13 e dolle 14,30 alle 19 escluso il lunedì mattina.

 

Visitare le ville di Lucca è impresa di non poco conto se si pensa di esaurire l'approfondimento di questo tema con un'escursione a tempo determinato; si corre il consueto rischio di sottoposi ad un 'infarinatura di notizie accompagnato da una sequenza di immagini che - pur suggestive ed affascinanti - non riusciranno mai a restituirci a pieno il complesso dei valori culturali ed ambientali di quella civiltà lucchese che nelle ville realizza - insieme alla città murata - il suo momento espressivo più elevato. 

Più di trecento tra grandi e piccole sono infatti le residenze in villa che i lucchesi si costruirono nel corso di oltre quattro secoli nei siti più ameni della campagna e dell'arco collinare che circonda la piana di Lucca; dai primi insediamenti trecenteschi nati come casini di caccia, attraverso le grandi ville cinquecentesche delle opulente famiglie borghesi impegnate nell'arte e nel commercio della seta, che tracciarono il territorio e l'ambiente come un superbo quadro naturale, fino ai numerosi epigoni che nella riproposizione di quei modelli completarono il paesaggio - nelle epoche successive e fino alle soglie del novecento - con una interminata serie di dolci e civilissimi tratti, quali sono quelli offerti agli occhi del visitatore anche più frettoloso. Questo patrimonio è ancora tutto nella mano privata, che sovente l'ha tramandato da una generazione all 'altra con la premurosa attenzione che i lucchesi sanno manifestare nelle cose che sono desdnate a restare, e attraverso di esso sta nascendo una nuova maniera di proporsi all'apprezzamento esterno tramite la rinascita dell'ospitalità, della produzione tipica, dell'accoglienza alla cultura e alle arti liberali. Il visitatore non si trova quindi di fronte ad un repertorio circoscritto di monumenti, ma ad una testimonianza perenne di valori che comprende architettura, paesaggio, agricoltura, attività tradizionali, enogastronomia ed anche recessi di quiete e di meditazione, di contemplazione e rigenerazione dello spirito, di godimento d'ambiente in corrotto, in cui è necessario penetrare con progressivo entusiasmo, senza la febbrile inquietudine del turista a tempo, ricercandone man mano la misura che per ognuno si riveli più conveniente. In altre parole in punta di piedi. 

Afferma il Borchardt, che ben conobbe la Lucchesia e a lungo vi soggiornà: «La villa rende onore già di lontano all'ospite in arrivo, ripagandolo di tutto quello che gli nega finché egli èsemplice turista». E comunque giocoforza organizzare questo viaggio in uno o più percorsi, nessuno dei quali - lo diciamo subito - risulterà esaustivo del tema delle ville di Lucca, perché la tentazione sarebbe forse quella di girovagare senza una meta precisa, seguendo un muro di pietre scarnite dal vento e con sorpresa incontrare eleganti prospetti di antichi palazzi celati tra le fronde di alberi secolari; oppure incantarsi ai forti profumi del vino che ribolle nella cantina e attendere sui colli il roseo risolversi dei tramonti. E un viaggio che ha poche tappe sicure ed è spesso affidato all'intraprendenza del forestiero d'antica indole, quello che un tempo trascurava le poste per fermarsi a indagare i segnali della civiltà, scegliendoli nei vasti panorami come nei particolari apparentemente insignificanti e da ciò traendone quel ristoro per lo spirito che - alla fine del pellegrinaggio - gli dava la certezza di tornar migliore di quando era partito.

 

Museo Nazionale di Palazzo Mansi

Fu acquistato nel 1965 dallo Stato italiano come sede per ospitare le opere pittoriche dei musei nazionali di Lucca. 

Museo Nazionale di Palazzo Mansi

Via Galli Tassi, 43 - Tel. 0583 / 55.570 - Fax 0583 / 31.22.21 - Orario 9/19 * festivo 9/14 * chiuso il lunedì.

 

Museo della cattedrale

E' composto da una casa torre duecentesca, una chiesa cinquecentesca ed un corpo principale di origine trecentesca. Vi sono esposti gli oggetti d'arte che hanno caratterizzato nei secoli l'attaccamento e la devozione dell'emblematica figura del Volto Santo - antico crocefisso venerato nel Medioevo in tutta Europa.

Nella sacrestia della Cattedrale è visibile quello che fino ad oggi è ritenuto il monumento funebre che Jacopo della Quercia scolpì di llaria del Carretto - consorte di Paolo Guinigi che fu Signore di Lucca tra il 1400 ed il 1430.

Museo della cattedrale - Via Arcivescovato - Tel. 0583 49.05.30 - Aperto tutti i giorni Apr/Ott 10/18 - Nov/Mar 10/14 - festivi 10/17

 

Lucca ancora oggi conserva per intero la sua possente cinta muraria, nata soprattutto per incutere forza militare ed organizzazione amministrativa; infatti nessuno tentò mai di espugnarla. La cinta muraria è percorribile come una passeggiata sotto a secolari alberi che furono piantati allíepoca per coprire la visuale delle numerose torri in caso di attacco, ma anche come approvvigionamento di legna da ardere. 

Nei secoli successivi la cerchia dei bastioni venne trasformata in una specie di giardino pensile sospeso sulla città. Per secoli, illecitamente i lucchesi vi avevano impiantato piccoli orti, vi avevano mandato a pascolare le proprie cavalcature, mentre i fossi esterni venivano utilizzati come campi di grano o pascoli per le mandrie.

La passeggiata sulla muraglia a piedi o preferibilmente in carrozza era divenutaa nel Settecento una tappa d'obbligo quando si ricevevano principi forestieri e un appuntamento da non perdere nelle giornate monotone della nobiltà durante la bella stagione.

Ancora oggi le antiche mura di cinta che i Lucchesi hanno saputo conservare, proteggono il centro della città dal caos esterno; avvolgono di fascino una delle più belle città díItalia e i visitatori non dovrebbero perdere líebrezza che si prova in una rilassante e suggestiva passeggiata percorsa da secoli di storia.

 

Le Ville di Lucca

Le belle ville che si possono ammirare nei luoghi più suggestivi delle campagne di Lucca, furono costruite nel corso di oltre quattro secoli. Sono oltre trecento, tra cui alcune trecentesche nate come casini di caccia, altre come grandi ville cinquecentesche delle famiglie borghesi e dei ricchi commercianti di seta.

Questo patrimonio è ancora tutto in mani private, 

tramandato meticolosamente e rigorosamente da una generazione all'altra come. Solo alcune di queste ville sono oggi visitabili ed in grado di offrire un'accoglienza degna della migliore tradizione lucchese.

La matrice strutturale e formale di Lucca è data dalla presenza delle ville, includendo con questa accezione tutto l'insieme della villa stessa: l'intera proprietà immobiliare costituita dall'edificio principale, dal parco, dalla fattoria, dalle case coloniche, dalle sistemazioni agrarie, dai boschi e dai corsi d'acqua. "La villa è armonica distinzione di vigneti e uliveti, campi coltivati e zone a selvatico, case di contadini e dimora del Signore" (Isa Belli Barsali); è opera di una borghesia urbana che investiva il frutto dei propri guadagni in terre. Un insieme costruito come una opera d'arte, da un popolo raffinato. Ma questo paesaggio, oggi così apprezzato, non è solo il risultato di una operazione di investimento fondiario. Nell'organizzazione strutturale di questo territorio tutto era tenuto presente: la giacitura dei terreni, la regimazione delle acque, l'ordine delle colture, la collocazione degli edifici, la disposizione degli alberi; con grande semplicità, modestia, funzionalità, ordine, compostezza, rigore. Una matrice comune per la sua definizione e organizzazione è data dalla sistemazione a terrazze o a poggi dei terreni. Con questa tecnica si trasformarono i terreni acclivi della collina in parti piane, evitando l'erosione dei suoli e imbrigliando le acque che, regimate, si convogliarono dove l'uomo voleva. È il grande disegno della collina toscana; è "l'adorno anfiteatro di poggi" di Borchardt; una serie di segni, tra loro paralleli, curvilinei, che modellano variamente, ma con continuità, il contesto territoriale della villa, ne costituiscono il fondale. E' il risultato della lotta, o del dialogo, dell'uomo con la natura per costringerla, o per convincerla ad un uso produttivo, nel rispetto della sua struttura. È il frutto di un lavoro secolare di cui esistono, a Lucca, documenti certi dalla fine del XIII secolo. Questa tipicità del paesaggio lucchese non sfugge a Montaigne che nel Journal de Voyage, intorno al 1580 scriveva: "On ne peut trop loeur la beauté et l'utilité de la méthode qu'ils ont de cultiver les montagnes jusqu'à la cime, en y faisant, en forme d'escalier ...". Nel rapporto tra insediamento collinare e colture, tra villa, giardino e paesaggio anche i materiali usati giocano un ruolo fondamentale: sono materiali cotti in loco, come i laterizi delle fornaci locali (oggi tutte in disuso o demolite), le calci preparate con il calcare ceroide di Santa Maria del Giudice, le sabbie ed i ciottoli del Serchio, le pietre. Sono proprio i materiali lapidei ad intervenire come elementi costitutivi come pezzame da costruzione o come materiale da taglio; sono usati nei muri di recinzione, nelle architetture dei cancelli, nei lastricati, nelle cordonature, nelle fasce decorative, nelle cornici di portali e finestre, nelle case coloniche e negli oratori. Le cave di Matraia e di Guamo erano quelle a cui ci si rivolgeva; una a Nord, l'altra a Sud quasi a servire imparzialmente due parti significative dell'insediamento delle ville. Pur tuttavia le pietre erano usate anche insieme dialogando, con il laterizio, con la loro diversità di colore. I siti ricchi di acque sorgive o serviti da un torrente, con facili possibili derivazioni, erano quelli più ricercati per la costruzione delle ville. L'acqua in villa, oltre ad assolvere mansioni puramente funzionali connesse con la vita domestica e con il lavoro agricolo, diventò occasione per la realizzazione di opere di abbellimento e di divertimento, di puro piacere. Le architetture dell'acqua insieme alle architetture del verde costituiscono il micropaesaggio interno alla chiusa della villa; raggiungono altissimi livelli di qualità e di tecnica idraulica riscontrabili nei numerosi ninfei, vasche e peschiere, con giochi segreti d'acqua, soluzioni architettoniche variate, arricchite da statue e decorazioni realizzate con mosaici rustici, sassolini di vari colori, conchiglie, con figure grottesche e mostruose. Nei ninfei sono importanti e studiati anche i giochi di luce che penetrano all'interno di queste architetture in cui i fasci luminosi formano arcobaleni con il pulviscolo d'acqua. Ma anche il gioco, il piacere si ricompongono correttamente, in una sorta di senso civico e di rispetto, che è tipico dell'animo lucchese, nei riguardi del prossimo: l'acqua non viene dispersa, non viene alterata, riesce a valle della chiusa a disposizione degli altri.

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Massa Marittima è una delle maggiori località turistiche della Toscana; la città infatti sorge in un territorio di particolare bellezza e interesse, quello delle Colline Metallifere.

Immersa nella Maremma toscana, a 20 km dal mare, Massa Marittima, centro culturale delle "Colline Metallifere", si trova ad un'altitudine di 380 mt. Il comune si estende su una superficie di 284 km2 ed ha una popolazione di circa 8800 abitanti, che vive su un territorio di grande pregio naturalistico, con boschi cedui, macchia mediterranea, campi dedicati all'agricoltura e al pascolo.

Gli Etruschi furono i primi a sfruttare la zona mineraria e intorno al 750 a.C. l'estrazione dei minerali portò questo popolo a essere il più ricco dell'Italia centrale. Le città di Populonia e Vetulonia spinsero i domìni verso le Colline Metallifere. Populonia traeva la ricchezza dal minerale ferroso estratto, dal IV secolo a.C., nell'Isola d'Elba; da Vetulonia, invece, partirono molti degli abitanti per andare a stabilirsi nei villaggi intorno all'attuale Massa Marittima (tanto che, nelle vicinanze del lago dell'Accesa, sono state ritrovate tracce di questa presenza). In queste terre abbondavano minerali ricchi di argento e di rame. E i ritrovamenti effettuati attestano una continuità nel trattamento dei minerali, che non è tanto diverso da quello delle moderne acciaierie e fonderie; sono state ritrovati, infatti, resti di forni fusori e, sempre intorno al lago dell'Accesa, le fondamenta di un abitato del VI secolo a.C. dove vivevano probabilmente i dirigenti di una miniera. Gli Etruschi trasformavano quei minerali ricchi di oro, ferro, argento, piombo, rame, in monili e oggetti di vario uso.

Gli scavi, condotti periodicamente dal 1980, hanno riportato alla luce, sull'altura a sud-est del lago, numerosi quartieri abitativi, dei quali sono visibili solo le fondazioni degli edifici.

Si tratta di nuclei comprendenti circa dieci case ciascuno, generalmente di due o tre vani. La tecnica costruttiva era quella tipica degli abitati etruschi: fondazioni di pietre connesse a secco e alzato in mattoni crudi o realizzato con la tecnica del graticcio (pali di legno, paglia e argilla); tetto con tegole e coppi; pavimento in argilla battuta. Nel villaggio sono state rinvenute tracce di attività collegate all'estrazione e alla lavorazione minerali, rappresentate soprattutto da scorie di fusione. 

L'insediamento, che ha avuto la durata di circa un secolo (fine VII - inizio VI sec. a.C. fino alla fine del VI), dipendeva da Vetulonia. La sua fine va messa in connessione con la perdita del controllo sulle zone minerarie da parte di Vetulonia a favore di altri centri, in particolare di Populonia. 

Dopo gli Etruschi, i Romani proseguirono lo sfruttamento anche se in maniera minore. Con le invasioni barbariche e la distruzione di numerosi centri abitati, si ebbe l'abbandono delle miniere fino al Medioevo. Le scorrerie barbariche e quelle dei pirati e dei saraceni misero in ginocchio Populonia, la cui diocesi fu trasferita, intorno all'XI secolo, a Massa.

L'attività riprese grazie all'arrivo dei maestri lombardi, in particolare comacini, alla manodopera tirolese, sassone e altoatesina. Non a caso, Montieri, dominato dai vescovo di Volterra, in questo periodo vide aumentare l'importanza delle proprie miniere e Siena acquistò una parte delle argenterie di Montieri per coniare le monete. L'estrazione dei minerali di rame, zinco, piombo e in particolare argento, ebbe dunque un notevole impulso nel periodo medievale.

Il massimo splendore di Massa Marittima come centro minerario si ebbe tra il 1200 e il 1350; per il suo patrimonio, infatti, era chiamata “Massa Metallorum” (la città dei metalli). Nel 1225, la città divenne libero comune, riscattandosi, in virtù della ricchezza che gli veniva dalle sue miniere, dalla signoria dei Vescovi e per oltre cento anni riuscì a mantenere la sua indipendenza.

Ebbe una propria zecca, propri pesi e misure e dette all'Europa il primo Codice Minerario della storia: "ORDINAMENTA SUPER ARTE FOSSARUM RAMERIAE ARGENTERIAE CIVITAS MASSAE" (sec. XIII), stupendo esempio di legislazione che regolava lo sfruttamento dei campi minerari, testimonianza dell'altissimo grado di evoluzione raggiunto dal paese sia sotto il profilo giuridico che nella capacità di gestione delle risorse del sottosuolo.

Dalla metà del XIV sec. le guerre, le pestilenze, la soggezione a Siena posero fine per quattro secoli all'attività mineraria in Maremma; la Repubblica di Siena e successivamente i Medici, quando subentrano al potere, considerarono la regione come una colonia e la ridussero in uno stato di estremo degrado.

Solo a partire dal 1830 circa l'area entrò in una fase di ripresa, soprattutto grazie alla vasta azione di riforme e bonifiche intrapresa dai Lorena. Fu il Granduca Leopoldo II che rilasciò le concessioni per i primi tentativi di indagine mineraria nella zona: questi sfociarono in fallimenti poiché le avverse condizioni dell'ambiente, ancora afflitto dalla malaria, non permisero mai di ottenere risultati concreti dopo le pur fruttuose ricerche. A partire dal 1860 finalmente nacque una società, la "Fenice Massetana'', che sfruttò in modo redditizio i filoni di pirite nella zona del lago dell'Accesa.

Allo scadere del secolo comparve in Maremma la "Società Montecatini" (che assunse il nome dalla sua prima miniera, sita a Montecatini di Val di Cecina, in provincia di Pisa), che nel giro di poco tempo acquistò la maggior parte delle miniere del comprensorio e ne incrementò la produzione dando impulso, negli anni, anche ad un settore chimico che utilizzava il prodotto primo proveniente dalla lavorazione della pirite: l'acido solforico.

Il resto è storia recente: le miniere sono state per decenni l'asse portante dell'economia locale, che poggiava quasi totalmente sull'industria estrattiva e sulla collaterale attività di trattamento dei solfuri; questo settore ha conosciuto una fase di grave declino, le miniere sono state tutte chiuse e Massa Marittima sta cercando di rilanciare la propria economia con il turismo.

Visitando la città incontriamo monumenti e architetture di estrema particolarità, come il Duomo di San Cerbone che, costruito nel 1200 in stile romanico, oggi custodisce alcune importanti opere d'arte, come una vetrata realizzata nel 1300 rappresentante il Redentore in Gloria e le Storie di San Cerbone, un affresco risalente anch'esso al trecento e raffigurante la Madonna in Trono Col Bambino, affreschi che hanno come soggetto la Crocefissione, la Madonna in Gloria con i Santi Giuseppe e Bernardino con due Monaci, attribuito al Nasini, San Cerbone con le Oche; all'interno della Cattedrale troviamo inoltre una Fonte battesimale, alcune colonne sormontate dalle figure di un Grifone, un uomo con la barba ed un cavallo, un Crocifisso in legno realizzato da Giovanni Pisano ed infine ben 11 statue di piccole dimensioni raffiguranti Santi e Profeti, che insieme ad alcuni affreschi si trovano all'interno della Cripta.

Sulla Piazza di fronte al Duomo troviamo inoltre il Palazzo del Pretorio, costruito nel XIII secolo, il Palazzo dei Conti Biserno ed il Palazzo Medievale del Comune; una delle principali peculiarità della città toscana è quella di dividersi in due parti: la parte più antica, circondata dalle mura è la Città Vecchia, all'interno della quale troviamo la Casa di San Bernardino e la Palazzina della Zecca, antico edificio dove venivano coniate le monete, mentre, al di fuori della cinta muraria incontriamo la Chiesa di San Francesco, in stile gotico, la Chiesa di Sant'Agostino, al Chiesa di San Rocco, costruita intorno al 1400 ed infine il Palazzo rinascimentale delle Armi, che costituiscono invece la Città Nuova.

Numerosi musei sono stati allestiti a Massa Marittima: il Museo Archeologico, il Museo della Miniera, il Museo di Arte e Storia della Miniera, il Parco Archeologico del lago dell'Accesa, l'Antico Frantoio e l'Antica Falegnameria.

Le origini della città sono da collocarsi nell'Alto Medioevo, fu costruita nel territorio del Monte Regio ed intorno all'anno Mille assunse una notevole importanza divenendo sede Vescovile; Massa Marittima divenne successivamente Libero Comune, ma fu comunque conquistata e controllata da Pisa, Siena e da Firenze, sotto il dominio della quale entrò a far parte dei possedimenti del Granducato di Toscana.

Un altro elemento di vanto per la città è sicuramente l'assegnazione della Medaglia al Valore Militare, per il coraggio e l'attività svolta dalla popolazione negli anni del Secondo Conflitto Mondiale.

La città è famosa anche per il suo vino DOC, il Monteregio di Massa Marittima, costituito per la maggior parte dalla tipologia di Sangiovese per il rosso e di Trebbiano Toscano per il bianco; famosi sono anche i dolci che vengono prodotti a Massa Marittima, come il Panforte, i Cavallucci e i Ricciarelli.

 

Piccola guida per la ricerca delle proprie soluzioni per le vacanze a Cecina.

Chi si avvicina all’idea di trascorrere le sue vacanze a Massa Marittima avrà necessità di consultare una guida alberghi Massa Marittima per trovare hotel Cecina o Alberghi Massa Marittima.

 

Per chi è alla ricerca della sostanza ed una camera può bastare camere vacanze Toscana oppure camere vacanze costa Toscana o ancora camere in affitto Toscana dovrebbero essere termini di ricerca appropriati come anche camere Massa Marittima.

 

Gli italianisti preferiranno cercare alberghi sulla costa Toscana o alberghi in Toscana.

 

Occorre comunque considerare che Massa Marittima si trova sulla Costa degli Etruschi , la quale si trova di fatto in Toscana mare , e la Costa Toscana è unica al mondo.

 

Dato che negli ultimi anni il turismo ha in larga parte dimostrato di preferire soluzioni di tipo abitativo oltrechè alberghiere, residence Massa Marittima, appartamenti vacanze Massa Marittima ,appartamenti per vacanze sulla Costa toscana, sono diventate voci di ricerca frequenti su testi inerenti guida turismo costa toscana.

 

Vale anche per questo secondo capitolo quanto precedentemente detto a proposito della Costa degli Etruschi , quindi nel leggere opuscoli su Massa Marittima o anche soltanto il dove dormire in Toscana occorre ricercare o digitare le voci residence Massa Marittima, appartamenti Massa Marittima, albergi Cecina o anche hotel Massa Marittima.

 

Quindi nel consultare la guida alberghi costa toscana sarà bene orientarsi alla voce vacanze costa Toscana e ricercare gli alberghi in maremma o, per chi lo preferisce,hotel Costa Toscana.

 

Anche la ricerca di residence sulla Costa Toscana potrebbe esser proficua dato che l’argomento è più in generale estate vacanze Toscana, vacanze appartamenti in affitto , mare vacanze toscana,vacanze sul mare.

 

Non è da trascurare neanche la ricerca di camere Massa Marittima, in fondo stiamo parlando di Toscana Italy, di vacanze appartamento Toscana, qualcuno più dotato di mezzi economici cerca villa Massa Marittima o anche villa costa toscana per vacanze Massa Marittima.

 

Per chi optasse per una zona specifica come la la Costa degli Etruschi o per Cecina in modo particolare, sarà bene ricordare che i termini di ricerca vanno estesi a Massa Marittima monolocali oltrechè vacanze in affitto Toscana o anche Toscana mare o agriturismi Massa Marittima.

 

Infine, non perché meno importante, occorre ricordarsi dell' Agriturismo Toscana o degli Agriturismi Toscana.

 

Quindi diamo un'occhiata a agriturismo Massa Marittima.

 

C’è poi il capitolo del monolocale vacanze molto gettonato dalle coppie ed anche dalle coppie con un bebè. Monolocali in affitto Toscana è quindi un termine di ricerca molto proficuo, come anche monolocali vacanze Toscana o monolocale Massa Marittima.

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Un isolotto, o più esattamente un affioramento roccioso circondato da scogli a fior d'acqua nell'Alto Tirreno, lungo nove chilometri e largo due, di fronte a Livorno da cui dista per un breve tratto di mare: questa è la Meloria, celeberrima per la battaglia del 6 agosto 1284 che segnò la grande sconfitta della flotta pisana perpetrata da quella genovese. Ma la Meloria è anche un luogo, dall'antichità ad oggi, straordinario per il paesaggio e la natura, per i particolari morfologici che la contraddistinguono. In questo libro, un famoso esploratore dei mari esotici e del Mediterraneo in particolare, come Folco Quilici, una storica allieva di Marco Tangheroni, come Olimpia Vaccari, e un naturalista livornese, come Gianfranco Barsotti, che della Meloria e della natura al di sotto del suo mare conosce tutto, ci restituiscono di questo luogo che appartiene all'immaginario collettivo della civiltà del Mediterraneo gli aspetti più importanti. Il libro ha inoltre nelle fotografie di Fabio Taccola, per la parte emersa, e di Guglielmo Cicerchia e Federico Fiorillo, per la parte sommersa, immagini straordinarie e altamente suggestive.

 

Maledetta meloria

di Renzo Castelli

Brucia ancora la sconfitta con Genova, sette secoli dopo. Forse è tempo di farsene una ragione... Non sono il tifo sportivo, né le tradizioni spesso un po’ posticce sospinte dal turismo, a disegnare la vera anima di una città. Nel caso di Pisa, la sua “pisanità”. In poche città, come in questa, la storia, e quindi il passato remoto, hanno lasciato un segno così marcato e condizionante. Pisa ha troppa memoria - l’origine etrusca, la grandezza della sua marineria - per dimenticare. Ecco perché ancora oggi la Meloria non è soltanto il nome di una battaglia finita in disfatta, una delle molte che l’uomo ha combattuto in terra e sul mare, ma rappresenta la morte di una città-Stato, l’umiliazione dei suoi cittadini. Con la Meloria (1284) Pisa ha perduto l’orgoglio, i sogni, la regalità, e mai più potrà dimenticare il perduto potere. La città-stato ha chinato la testa, forse per sempre, e non dimenticherà mai più. Pisa, che era stata (Rudolf Borchardt) “un impero di vele”, resta nei secoli dei secoli una città sconfitta, umiliata, delusa. Pisa, ovvero l’orgoglio ferito. Non fu solo la Meloria a scavare il grande solco che proietta la sua ombra fino a noi. Ai 12 mila morti della battaglia che cancellarono l’anima della grande città-stato, si aggiunsero i 6mila prigionieri portati in catene nel carcere genovese del Modulo che provocarono una crisi demografica che parve irreparabile. “Questa situazione - precisa lo storico Emilio Tolaini - determinò un forte incremento immigrativo dal contado che consentì di ricostruire in qualche modo la rete dei traffici”. Ma il ritorno ad una seminormalità non fu vera gloria: appena un secolo dopo, infatti, i fiorentini compreranno Pisa e il suo porto. 

Se è vero che ogni città ha un’anima propria che è la risultante delle anime di coloro che vi hanno sempre vissuto, molti concordano nel dire che Pisa conserva ancora una scontrosità che è figlia della sconfitta più bruciante. Scontrosa, dunque, e superba: così la giudicò Borchardt nel secolo scorso, e il giudizio resta attuale. Per questi motivi, nell’effervescente e inventiva Toscana, nella blasfema Toscana, Pisa si colloca con caratteri diversi da ogni altro campanile. La “pisanità”, ancora oggi, significa diffidenza perché diffidenza è figlia dell’orgoglio ferito. Non a caso Curzio Malaparte, nel disegnare i suoi Maledetti Toscani, glissò del tutto su Pisa. Confesserà: “Non li capisco, questi pisani. Hanno un carattere sfuggente, insincero. Sembra quasi che debbano farsi perdonare qualcosa. Ma cosa?”. La risposta sarebbe stata la stessa di oggi: farsi perdonare di avere perduto. Eppure Malaparte adorava Pisa, i suoi silenzi notturni ma anche il vociare degli studenti, la straordinaria bellezza dei marmi e l’Arno che fluiva al mare. Anche se di quel fiume preferiva le burrasche e il ghiaccio dell’inverno perché la “torba” voleva dire l’ingresso in Arno delle cèe. E per un piatto di cèe consumato in piazza Garibaldi, nell’osteria di Nilo Montanari, Malaparte avrebbe dato l’anima. (Non sapete cosa sono le cèe? Non possiamo spiegarvelo: venite a Pisa e capirete). E con l’oste amico, Malaparte si confidava: “Siete una razza strana, ma cucinate bene”. 

Dante provvide a suo tempo e con una certa efficacia a denunciare l’orribile colpa dei pisani. Dopo la Meloria, il conte Ugolino della Gherardesca, ritenuto responsabile per imperizia o per tradimento di quella sconfitta, fu rinchiuso, fino a morire di fame, con i figli ed i nipoti nella storica torre di piazza delle Sette Vie (oggi, Cavalieri di Santo Stefano). L’invettiva dantesca è forte, ma se il sommo poeta avesse conosciuto il seguito avrebbe scritto cose anche peggiori. Le ossa del conte Ugolino, infatti, furono poi sotterrate in faccia al fiume sui lungarni di Tramontana e quel terreno restò per sempre maledetto. Chi oggi visiti Pisa e percorra i suoi lungarni, scoprirà che la lunga teoria dei palazzi è interrotta, poco prima della chiesa del Santo Sepolcro, da un giardino, l’unico che si affacci sul lungarno. Ma non è un giardino, e non è un cimitero: è terra maledetta. Perché i pisani non dimenticano. Neppure oggi che le ossa del conte hanno trovato pace - si spera - nel convento di San Francesco, su quel terreno non sarà mai consentito di costruire niente. 

No, Pisa non può essere considerata una città “normale”, come bene intese Malaparte. Dice il professor Silvano Burgalassi, sociologo e massimo cultore dell’anima pisana: “Pisa vive del passato e non riesce ad esprimere i valori di arte, di spiritualità, d’intelligenza dei quali pure è portatrice. È una sorta di freno, quasi di maledizione della quale non sappiamo liberarci. Oggi non potremmo più fare la piazza del Duomo o i lungarni perché mancherebbe la capacità d’ispirazione che ebbero i pisani prima della Meloria, quando dominavano i mari e vedevano in questa loro missione qualcosa di divino che dovesse essere degnamente celebrato. Da allora, l’anima pisana è malata di orgoglio ferito e non è capace di esprimere una profondità di pensiero che sia in sintonia con i propri tempi”. 

Eppure Pisa oggi avrebbe tanto di cui vantarsi. Ha tutti i requisiti per essere una città felice: un clima mite, il mare a dieci chilometri, la collina a sette, la montagna per lo sci a meno di un’ora; ha una posizione baricentrica, un aeroporto internazionale, un porto (il “porto di Pisa”, che alcuni chiamano Livorno) a 20 chilometri; ha tre università prestigiose e uno dei più grandi nuclei nazionali del Cnr, infine ha musei e monumenti che tutto il mondo ci invidia. Ma non è una città felice. 

Quanto dovrà passare perché Pisa ritrovi la sua serenità, dimentichi la sua sconfitta e il suo impero perduto, perché la “pisanità” diventi finalmente un sentimento positivo? Nessuno può dirlo. Ma non sarà certo il folklore a guarire l’orgoglio ferito. I pisani contemporanei hanno in uggia quel falso folklore che simula, una volta all’anno, i fasti di una repubblica marinara che non c’è più. Anzi, considerano quella regata un po’ blasfema, un confronto di muscolosi atleti che non ha il diritto di evocare il fasto di un’epoca. 

Eppure la “pisanità” malata, questo umore scontroso, questo malessere del presente, sfugge spesso ai visitatori. Se Malaparte fu diffidente di Pisa e dei pisani, altri visitatori trovarono invece una grande serenità nei silenzi della città, nel suo pathos. 

Scriveva Elizabeth Barrett: “Pisa, ecco una delle piccole, deliziose città del silenzio. Strade sonnacchiose dove cresce l’erba fra pietra e pietra, dove ruzzano nella solitudine gruppetti di ragazzi”. Vista dagli altri, Pisa può veramente apparire così, tenera e silenziosa più che altera e scontrosa. E allora, per animi tormentati, Pisa può essere l’ideale: se il suo orgoglio ferito non traspare, resta intatta quella profumata aurea da oasi che si respira nelle strade e nelle piazze, tanto che Shelley poté trovare l’ispirazione per comporvi l’elegia In morte di Keats e Leopardi scrivere in una notte di aprile, profumata di glicine, la poesia A Silvia.

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Il Santuario di Montenero 

 

Montenero, collocato su una collina che domina il mare e il porto di Livorno, è tra i luoghi della Toscana di maggior fama dovuta particolarmente al suo celebre Santuario dedicato alla Madonna delle Grazie. Si racconta che un pastore storpio, intorno al 1345, trovò una immagine miracolosa che gli chiese di essere trasportata sul colle di Montenero. Udita la voce il pastore fece come gli era stato chiesto e arrivato in cima al colle si trovò guarito. Da allora quell'immagine della Madonna non ha mai smesso di essere fonte di devozione e di grazia per tutti coloro che vi si rivolgono e il Santuario che vi è nato costituisce meta di pellegrinaggi e di visite da parte di un grande numero di persone.

 

Origini 

Le origini del Santuario risalgono al 15 maggio 1345, festa di Pentecoste, quando, secondo la tradizione, un povero pastore storpio trovò l'immagine miracolosa della Vergine Maria e seguendo un'intuizione interiore la portò sul colle di Montenero, luogo già conosciuto come rifugio di briganti e per questo considerato oscuro, tenebroso... il "monte del diavolo". 

Al di là delle molte leggende che circondano la storia del ritrovamento dell'immagine della Madonna, che la critica attribuisce invece ad un certo Iacopo di Michele detto Gera, sembra che tale immagine sia comparsa a Montenero in seguito a una rinascita di fervore religioso, intorno al 1341. Proprio in questo anno gli abitanti di Livorno, allora poco più di un villaggio di pescatori, avrebbero organizzato un culto autonomo di immagini sacre, dipinte di recente, osteggiato però dalle autorità ecclesiastiche che intimarono la cessazione del culto e la sparizione delle relative immagini. Non è da escludere che davanti a questa ostilità, l'immagine sia stata occultata e poi ritrovata vicino al greto del fiume ''Ardenzo'', da quel pastore che solerte la portò in cima al monte per affidarla quasi sicuramente alla custodia di qualche eremita. 

La storia 

La fama dell'immagine miracolosa si diffuse presto, a motivo delle tante grazie operate dalla Beata Vergine; cominciano i pellegrinaggi e con essi crescono le offerte per il piccolo oratorio che ospita la Madonna. Già nel 1380 furono iniziati i lavori per ampliare la Cappella e i locali che servivano al riparo dei pellegrini. Ai primi custodi del santuario, quasi sicuramente i frati terziari, seguirono le custodie dei Gesuati (dal 1442 al 1668) e dei Teatini (dal 1668 al 1792 ) indicati allora come i più qualificati ad espletare il servizio presso il Santuario. Infatti nel 1720, i Teatini iniziarono i lavori di ampliamento del Santuario che terminarono nel 1774. In questo lasso di tempo la Madonna di Montenero operò alcuni miracoli a favore di tutta la città tra i quali quello del 1742 quandò la città fu sconvolta da un violento terremoto e ancora una volta soccorsa dalla sua protettrice e dalla sua immagine che fu trasportata in città e posta davanti alla Collegiata. A Livorno quel miracolo non fu mai dimenticato tanto che ogni anno si rinnova il voto che i livornesi fecero alla Madonna "...di digiunare in perpetuo il 27 gennaio, di non fa balli, né maschere, di assistere nella Collegiata stessa all'annua funzione di ringraziamento...''. Nel 1792 il Santuario fu affidato ai Monaci benedettini Vallombrosani che ne sono attualmente i custodi. 

 

Montenero è tra i luoghi della Toscana di maggior fama dovuta particolarmente alla presenza del Santuario. Posto su un colle a 300 s.l.m., Montenero gode di un ampio orizzonte marino e terrestre di particolare bellezza. Panorami incantevoli si aprono sotto gli occhi degli osservatori. Di qui lo sguardo corre allo scoglio della Meloria, memorabile per il tradimento del Conte Ugolino (1284) e per la celebre battaglia tra Genova e Pisa, ma anche alla pianura di Livorno con il suo Porto e a quella di Pisa. A sud si può vedere l'isola d'Elba, la Corsica e la Sardegna: meravigliosi i suoi tramonti. Il nome "Montenero" è dovuto ad una vecchia fama che diceva questa località monte tenebroso, forse perchè ricoperto da irte giogaie e infestato dai briganti che, con tutta probabilità, aspettavano qui l'arrivo dei bastimenti a cui dare l'assalto. Montenero è unito a livorno con un autobus e con una funicolare che sale fino alla piazza antistante il Santuario. La piazza superiore fu creata dai monaci nel secolo scorso quasi atrio scoperto del Santuario stesso. Da una parte vi si affaccia la facciata della chiesa, dall'altra il Famedio civico: cappelle che racchiudono i resti mortali di grandi livornesi quali il Guerrazzi, Marradi, Meyer, Castelli, Fattori ed una lapide in ricordo di Pietro Mascagni ed Amedeo Modigliani. 

L' 8 settembre ricorre la festa popolare più sentita nella quale il pellegrinaggio dei livornesi è ininterrotto e il Santuario è illuminato fino a notte inoltrata dopo la processione mariana notturna dalla Cappella dell'Apparizione al Santuario stesso. 

La Cappella dell'Apparizione 

Situata poco prima di Piazza delle Carrozze, è il luogo dove la tradizione fa risalire il ritrovamento dell'Immagine della Madonna di Montenero da parte di un pastore. Costruita nel 1956, più ampia e più bella della preesistente e in luogo stesso dove si trovava la ''Cappellina" semidistrutta nel corso dell'ultima guerra (1943). 

 

Chiesa 

La Chiesa si presenta in stile barocco, assai suggestivo e invitante al raccoglimento e alla preghiera. Sull'Altare Maggiore troneggia l'Immagine Sacra di Maria in un tabernacolo marmoreo contornato da una raggiera dorata. L'immagine della Vergine, attribuita alla scuola pisana ed in particolare a Iacopo di Michele detto Gera, è dipinta su tela sovrapposta a tavola. La Vergine con la veste rossa ed il manto blu, è seduta su un guanciale e intorno al capo si legge la scritta "Ave Maria Mater Christi". Il volto è inclinato verso il bambino che le siede in grembo aggrappato con le manine alla veste materna, mentre tiene un filo che lega delicatamente l'uccellino sul braccio di Maria, quasi ad indicare che la fede è come un filo che trae la salvezza da Cristo cui ci tiene uniti la devozione della Madonna. 

Altre importanti opere d'arte della Chiesa sono la Cupola e le Tele degli altari laterali. Nella Cupola, restaurata nel 1992, è rappresentato il Paradiso in festa per la più alta glorificazione di Maria, incoronata Regina degli uomini e degli angeli. Il dipinto, eseguito nel 1773, è opera del celebre maestro Traballesi. Nel meraviglioso scenario appaiono santi e angeli con personaggi dell'Antico Testamento: da Adamo ed Eva, a David, Daniele, Aronne, Mosè, Sansone etc. fino a San Giuseppe, San Giovanni Battista, S. Anna, S. Cecilia e altri martiri. Le Tele invece più importanti sono quella di San Giovanni Gualberto, fondatore dell'Ordine Vallombrosano, nel secondo altare a destra. La Tela di autore ignoto raffigura il Santo in atteggiamento di preghiera sullo sfondo delle alture di Vallombrosa, con ai piedi l'Abbazia da lui fondata. Un altra Tela, posta nel terzo altare a destra, raffigura l'Assunzione di Maria ed è opera del teatino Filippo Galletti. In basso alla tela, al centro, vi è una nicchia nella quale è custodito, ben conservato un Crocifisso che si ipotizza essere stato in origine in una grotta della località Romito, incolto dirupo sul Mare Tirreno nei pressi di Livorno. Ai lati della Vergine sono rappresentati l'Apostolo S. Pietro e il teatino S. Andrea Avellino. Sempre del Galletti è il dipinto della Madonna che apparve a San Gaetano Thiene, e gli presenta il Bambino Gesù. Fu solennemente inaugurata nel 1696 nella festa del Nome di Maria.

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Arezzo

Importante centro turistico famoso per la "Giostra del Saracino" (torneo cavalleresco che si tiene la prima domenica di settembre di ogni anno) e per un'importante fiera antiquaria (prima domenica di ogni mese). La cattedrale gotica , la monumentale Piazza Grande: con il maestoso Palazzo delle logge di Giorgio Vasari , la stessa casa Vasari stupendamente affrescata , la casa natale di Francesco Petrarca , il Palazzo dei Priori , la chiesa di S. Maria delle grazie e quella di San Domenico (sec XIII - XIV) , che conserva sull'altare maggiore un pregevole Crocifisso di Cimabue sono solo alcune delle opere che danno lustro a questa cittadina insieme alla celeberrima chiesa di S.Francesco nella quale troviamo un imponente e prestigioso ciclo di affreschi della "Leggenda della vera croce" di Piero della Francesca: una delle massime realizzazioni di tutto il 400 e alla suggestiva Pieve S. Maria , uno dei più significativi edifici romanici della regione. Tra i vari musei citiamo quello "Medioevale e moderno" ed il Museo Archeologico con reperti preistorici , romani e soprattutto etruschi che si trova presso i resti dell'anfiteatro romano. Arezzo, a m. 296 su un blando declivio di margine settentrionale della Val di Chiana là dove questa s’innesta col Casentino , il Valdarno, con gli ampi solchi dell’Arno, uno a oriente, , l'altro ad occidente, della dorsale appenninica del Pratomagno (1592 m). La popolazione della città è di 108.000 ab.. L'abitato cittadino si espande, avvolgendo un pendio collinare su cui sorge, con una pianta pressoché semicircolare, il cui centro è occupato dal Duomo, che sorge in posizione dominante, a 286 metri. Dalla piazza del Duomo si dipartono a raggiera le tre principali vie della città che si dirigono lo alla Val di Chiana, al Valdarno di Sopra , al Casentino. Via Garibaldi taglia, le tre principali principali arterie, seguendo l’asse del semicerchio. All'esterno di essa, verso la linea ferroviaria, sorgono quartieri meno antichi, con strade ,rettilinee, ampie, alberate, che fanno capo alla grande piazza, nel cui centro sorge il monumento a Guido Monaco eretto nel 1981 in occasione del centenario del grande aretino. Un aspetto caratteristico, conservano le vie del centro storico medioevale e le vie lastricate a fiancheggiate da edifici cinquecenteschi. Notevole il Duomo, la cui facciata è ristrutturazione moderna, in armonia , con l'architettura interna , a tre navate, di stile romano-gotico; bello e esagonale, anch'esso moderno e ricche le opere di pittura e di scrittura. Notevole Santa Maria della Pieve con i suoi portali, opera del XIII secolo, con un'elevata torre campacaria. Pregevoli le Chiese di S. Francesco (Sec. XIII restaurata tra il 1900 e il 1920) con gli affreschi di Piero della Francesca e di S.Domenico ( XIII; poi restaurata), costruita sul disegno di Nicola Pisano dell'Annunziata (1491-1517) di Antonio Sangallo , e di Santa Maria delle Grazie i ( XV) attribuita a Benedetto da Maiano con l'elegante portico, che, ricorda quello dei Servi , a Bologna, nonchè la Loggia del Vasari. Arezzo è città della Toscana capoluogo di provincia, a m. 296 su un blando declivio di margine settentrionale della Val di Chiana là dove questa s’innesta col Casentino , il Valdarno, con gli ampi solchi dell’Arno, uno a oriente, , l'altro ad occidente, della dorsale appenninica del Pratomagno (1592 m). La popolazione della città è di 108.000 ab.. L'abitato cittadino si espande, avvolgendo un pendio collinare su cui sorge, con una pianta pressoché semicircolare, il cui centro è occupato dal Duomo, che sorge in posizione dominante, a 286 metri. Dalla piazza del Duomo si dipartono a raggiera le tre principali vie della città che si dirigono lo alla Val di Chiana, al Valdarno di Sopra , al Casentino. Via Garibaldi taglia, le tre principali principali arterie, seguendo l’asse del semicerchio. All'esterno di essa, verso la linea ferroviaria, sorgono quartieri meno antichi, con strade ,rettilinee, ampie, alberate, che fanno capo alla grande piazza, nel cui centro sorge il monumento a Guido Monaco eretto nel 1981 in occasione del centenario del grande aretino. Un aspetto caratteristico, conservano le vie del centro storico medioevale e le vie lastricate a fiancheggiate da edifici cinquecenteschi. Notevole il Duomo, la cui facciata è ristrutturazione moderna, in armonia , con l'architettura interna , a tre navate, di stile romano-gotico; bello e esagonale, anch'esso moderno e ricche le opere di pittura e di scrittura. Notevole Santa Maria della Pieve con i suoi portali, opera del XIII secolo, con un'elevata torre campacaria. Pregevoli le Chiese di S. Francesco (Sec. XIII restaurata tra il 1900 e il 1920) con gli affreschi di Piero della Francesca e di S.Domenico ( XIII; poi restaurata), costruita sul disegno di Nicola Pisano dell'Annunziata (1491-1517) di Antonio Sangallo , e di Santa Maria delle Grazie i ( XV) attribuita a Benedetto da Maiano con l'elegante portico, che, ricorda quello dei Servi , a Bologna, nonchè la Loggia del Vasari. Reperti archeologici etruschi documentano l’esistenza di Arezzo (Arretium) fin dal VI sec. a.C. La città continuò ad essere fiorente nel periodo romano, in cui fu organizzata come municipio con un vastissimo territorio. Nel primo periodo imperiale la sua ceramica sigillata di colore rosso corallino con decorazioni a rilievo (ceramica aretina) divenne famosa e fu esportata e poi imitata per tutto il territorio dell’Impero. Essa era famosa tanto quanto lo sono ora le sue industrie orafe che, insieme ad attività imprenditoriali di vario tipo, fanno di Arezzo una delle città più ricche d’Italia. Del periodo classico il Museo archeologico offre ricca testimonianza : il suo pezzo più famoso è forse il cratere di Euphronios del 500 a.C. Ricca e intensa è stata la vita del Comune nel Medioevo . Ricordiamo solo un episodio : lo scontro con Firenze a Campaldino nel 1289 che ci richiama versi famosi di Dante Alighieri. Delle tracce dell’esule poeta fiorentino è del resto piena la vicina e bellissima vallata casentinese, una delle quattro del territorio aretino insieme a Valdarno, Valdichiana e Valtiberina. Nel 1384 Arezzo fu praticamente " venduta " a Firenze e da allora in poi la sua storia fu quella della Repubblica fiorentina prima, della Signoria e del Granducato di Toscana poi. I Medici hanno naturalmente lasciato la loro impronta nella fortezza cinquecentesca a Nord della città. Nel centro storico, chi cammina lungo il Corso o le strette strade medievali che salgono verso la parte più alta dove si trova la cattedrale gotica dedicata a S.Donato, ha spesso l’impressione di trovarsi dentro uno degli affreschi di Piero della Francesca della Leggenda della vera Croce, in S.Francesco. Nello sfondo del ritrovamento delle tre Croci, la Gerusalemme ha i tratti reali dell’Arezzo quattrocentesca. Del periodo romanico il capolacvoro è la Pieve di Santa Maria dei sec. XII e XIII, di grande suggestione, che contiene tra le altre opere d’arte un polittico di Pietro Lorenzetti. Nella Chiesa di San Domenico poi si trova un altro pezzo eccezionale, un Crocifisso di Cimabue. In questa città ebbe i natali Francesco Petrarca e, qualche secolo dopo, Giorgio Vasari, celebre per le sue Vite, ancora oggi testo indispensabile per la biografia degli artisti fino al Cinquecento. Ad Arezzo si corre ancora ogni anno la Giostra del Saracino, manifestazione folkloristica in costume. Con la lancia in resta abili giostratori a cavallo attaccano la sagoma lignea del " Buratto " che a sua volta può colpire cavallo e cavaliere con un’arma che tiene nella mano destra se questo, una volta colpito, non si allontana velocemente. Arezzo: La nascita del libero Comune È la rinascita successiva al Mille ad innescare un nuovo fermento economico, demografico ed edilizio. Cardine ed emblema della ripresa è la nascita del libero Comune, che estende rapidamente il suo dominio nel contado, erodendo gli ampi poteri signorili delle autorità ecclesiastiche. La presenza di un console è attestata ad Arezzo fin dal 1098. Attorno al 1200 lo sviluppo urbano induce alla costruzione di una nuova cerchia di mura, che sul lato NE si riconnette a quella etrusco-romana, mentre sui versanti S ed 0 abbraccia a semicerchio la base della collina con un tracciato ancora visibile nel percorso di via Garibaldi (15 Kb). I1 perimetro della cinta raggiunge i 2.600 m. e racchiude un'area di ca. 51 ettari; la radiale principale diviene il borgo maestro. Nel corso del Duecento sorgono nella parte più alta della collina numerosi edifici pubblici e casetorre (36 Kb); viene portata a termine la costruzione della prima grande basilica della città comunale, la Pieve di S. Maria, splendido esempio di architettura romanica (14 Kb). Alla fine del secolo, sotto l'influsso del nuovo stile gotico che va affermandosi, inizia la costruzione della Cattedrale, evento che segue il forzato ritorno della sede vescovile all'interno delle mura (1203), e delle chiese di due importanti ordini monastici predicatori: S. Francesco e S. Domenico. La vita cittadina è regolata dal Comune, retto in prevalenza dalla parte ghibellina, che estende il proprio dominio su un vasto territorio (da Borgo S. Sepolcro alla Massa Trabaria, dal medio Valdarno alla Valdambra, dal Casentino alla Valdichiana) rendendosi protagonista della sanguinosa presa di Cortona (1258) (11 Kb) e scontrandosi con alterna fortuna con i grandi Comuni vicini (Siena, Firenze, Perugia, Città di Castello). La disfatta subita dai ghibellini a Campaldino (1289), dove muore lo stesso vescovo di Arezzo Guglielmino Ubertini, mette Firenze e Siena in possesso di larghe porzioni di territorio aretino. Il risveglio culturale annovera l'apertura dello Studium - i cui ordinamenti del 1255 regolano una delle più antiche Università medioevali - il fiorire delle Arti liberali e l'attività di rimatori (Guittone, 1235 ca. - 1294) ed artisti locali (Margarito d'Arezzo, 1236 ca. - 1293 ca.), seguiti da maestri fiorentini (Cimabue, Crocifisso in S. Domenico) e senesi (Pietro Lorenzetti, polittico della Pieve). Nel 1304 Arezzo dà i natali a Francesco Petrarca, figlio di un fuoriuscito fiorentino. Arezzo: La Signoria dei Tarlati L'ascesa di Guido Tarlati (nel 1312 vescovo, nel 1321 signore a vita), della potente casa ghibellina dei Pietramala (il suo stemma è conservato presso lo Stemmario dell'Archivio di Stato (28 Kb), mentre il suo cenotafio è situato nella Cattedrale (25 Kb), risolleva la città dalla sconfitta di Campaldino ed avvia nei primi decenni del Trecento un nuovo, intenso periodo di sviluppo. Sull'onda delle riconquiste e degli ingrandimenti territoriali si procede ad un ulteriore ampliamento della cinta muraria verso la pianura di sud; a lavori ultimati, le mura civiche racchiudono una superficie di 107 ettari. A Guido Tarlati succede nella signoria il fratello Pier Saccone (1327), con il quale inizia un rapido processo di decadenza; nel 1337 la città viene ceduta una prima volta a Firenze, che porta al potere la parte guelfa. Recuperata l'indipendenza e falliti diversi tentativi di instaurare un governo signorile, si giunge tra il 1376 ed il 1384 ad una prolungata crisi politica, durante la quale la città è ripetutamente messa a sacco. Nello stesso 1384, nuovamente ceduta a Firenze dal condottiero Enguerrand de Coucy per 40 mila fiorini d'oro e definitivamente legata alle sorti della dominante, Arezzo perde, assieme all'indipendenza, gran parte della sua autonomia culturale ed artistica. Spinello Aretino (1346 ca. 1410) è l'ultimo artista locale a lavorare in città nella seconda metà del Trecento ; nel corso del secolo successivo l'ambiente culturale aretino è dominato da personalità di formazione fiorentina, che lasciano una precisa impronta anche nell'architettura cittadina, in fase di passaggio dallo stile gotico a quello rinascimentale. Nel Quattrocento operano ad Arezzo Bernardo Rossellino (Palazzo di Fraternita), Benedetto da Maiano (portico di S. Maria delle Grazie ), Giuliano da Maiano (chiostro di Badia), Parri di Spinello, Bartolomeo della Gatta (progetto della chiesa della Ss. Annunziata). Ma l'avvenimento di maggior portata è l'affidamento a Piero della Francesca degli affreschi del coro della chiesa di S. Francesco ; dall'incarico, conferito nel 1453, nasce il celebre ciclo della Leggenda della Vera Croce , destinato ad entrare nel novero dei capolavori dell'arte italiana ed universale. Escono tuttavia da Arezzo uomini come l'umanista Leonardo Bruni (35 Kb) (1374 ca. -1444), autore della Historia Florentina, i letterati Benedetto (13 Kb) (1415 -1466), Francesco (1416 - 1488) e Bernardo (1458 1535) Accolti, il corrosivo scrittore Pietro Aretino (1492 - 1556). Piccoli suggerimenti per la ricerca delle proprie soluzioni per le vacanze in Toscana. Chi si avvicina all’idea di trascorrere le sue vacanze sulla costa toscana avrà necessità di consultare una guida alberghi costa Toscana per trovare hotel sulla costa Toscana o hotel sulla riviera Toscana. Gli italianisti preferiranno cercare alberghi sulla costa Toscana o alberghi in Toscana. Occorre comunque considerare che la Costa degli Etruschi si trova di fatto in Maremma ( ricordiamo che la Maremma arriva fino a Livorno ) , quindi nel consultare la guida alberghi costa toscana sarà bene orientarsi alla voce vacanze in maremma e ricercare gli alberghi in maremma o, per chi lo preferisce,hotels in maremma. Dato che negli ultimi anni il turismo ha in larga parte dimostrato di preferire soluzioni di tipo abitativo oltrechè alberghiere, residence in toscana, appartamenti vacanze in Toscana ,appartamenti per vacanze sulla Costa toscana, vacanze case in affitto sono diventate voci di ricerca frequenti su testi guida turismo toscana o guida turismo costa toscana. Anche la ricerca di residence sulla Costa Toscana potrebbe esser proficua dato che l’argomento è più in generale vacanze appartamenti in affitto , mare vacanze toscana,vacanze sul mare,estate vacanze Toscana. Non è da trascurare neanche la ricerca di camere Toscana, in fondo stiamo parlando di Toscana Italy, di vacanze appartamento Toscana, qualcuno più dotato di mezzi economici cerca villa toscana o anche villa costa toscana per vacanze toscana. Per chi optasse per una zona specifica come la Costa degli etruschi o per Castiglioncello in modo particolare, sarà bene ricordare che i termini di ricerca vanno estesi a Castiglioncello vacanza oltrechè vacanze in affitto Toscana o anche Toscana mare o campeggi Toscana. C’è poi il capitolo del monolocale vacanze molto gettonato dalle coppie ed anche dalle coppie con un bebè. Monolocali in affitto Toscana è quindi un termine di ricerca molto proficuo, come anche monolocali vacanze Toscana o monolocale costa Toscana. Per chi è alla ricerca della sostanza ed una camera può bastare camere vacanze Toscana oppure camere vacanze costa Toscana o ancora camere in affitto Toscana dovrebbero essere termini di ricerca appropriati come anche camere Toscana. Da ultimo, ma non perché meno importante, occorre ricordarsi dell' Agriturismo Toscana o degli Agriturismi Toscana. Vale anche per questo secondo capitolo quanto precedentemente detto a proposito della Maremma , quindi nel verificare le guida alberghi costa toscana o anche soltanto il dove dormire in Toscana occorre ricercare o digitare le voci residence in Maremma , appartamenti in Maremma, albergi in Maremma o anche hotel in maremma.

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San Gimignano

San Gimignano si erge con il profilo delle sue torri, su di un colle (m.334) a dominio della Val d’Elsa. Sede di un piccolo villaggio etrusco del periodo ellenistico (III-II sec. a.C.) inziò la sua storia intorno al X secolo prendendo il nome del Santo Vescovo di Modena: San Gimignano, che avrebbe salvato il borgo dalle orde barbariche. Ebbe grande sviluppo durante il Medioevo grazie alla via Francigena che lo attraversava. Tant’è che San Gimignano ebbe una straordinaria fioritura di opere d’arte che adornarono chiese e conventi. Nel 1199 divenne libero comune, combattè contro i Vescovi di Volterra ed i comuni limitrofi, patì lotte intestine dividendosi in due fazioni al seguito degli Ardinghelli (guelfi) e dei Salvucci (ghibellini). L’otto maggio 1300 ospitò Dante Alighieri, ambaciatore della lega guelfa in Toscana. La terribile peste del 1348 ed il successivo spopolamento gettarono San Gimignano in una grave crisi. La cittadina dovette perciò sottomettersi a Firenze. Dal degrado e abbandono dei secoli successivi si uscì soltanto quando si cominciò a riscoprire la bellezza della città, la sua importanza culturale e l’originaria identità agricola. Itinerari artistici Il Duomo o Chiesa Collegiata, consacrata nel 1148, strutturata su tre navate è arricchita da pregevoli affereschi di scuola senese: Vecchio e Nuovo Testamento (Bartolo di Fredi e "Bottega dei Memmi"); Giudizio Universale (Taddeo di Bartolo), opere di scuola fiorentina: Storie di Santa Fina (Ghirlandaio), San Sebastiano (Benozzo Gozzoli), Statue Lignee (Jacopo della Quercia) e sculture di Giuliano e Benedetto da Maiano. Tutto questo fà della Collegiata di San Gimignano un museo di grande prestigio. Palazzo comunale Cortile e Sala di Dante con la Maestà di Lippo Memmi. Museo Civico e Pinacoteca con opere di Filippino Lippi, Pinturicchio,Benozzo Gozzoli, Domenico di Michelino, Pier Francesco Fiorentino, Sebastiano Mainardi, Lorenzo di Niccolò di Martino, Coppo di Marcovaldo ecc... Inoltre dal museo civico si può visitare la Torre Grossa o del Podestà costruita nel 1311 ed alta 54 metri. Museo d’arte Sacra : Tele, tavole e frammenti lapidei provenienti da chiese e conventi soppressi. Argenterie, corali e vesti liturgiche. Chiesa di Sant’Agostino : Storie di Sant’Agostino (Benozzo Gozzoli) resti di affreschi trecenteschi, tavole e tele di autori diversi (Benozzo Gozzoli, Piero del Pollaiolo, Pier Francesco Fiorentino, Vincenzo Tamagni, Sebastiano Mainardi). Cappella di Santo Bartolo(Benedetto da Maiano). Chiese minori: Santo Bartolo, S. Jacopo, San Piero, San Francesco (resti), S.Lorenzo in Ponte.

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Ristoranti a Pisa

RISTORANTE ROBIN HOOD CENTRO TURISTICO LA CASETTA 56040 CASALE MARITTIMO (PI) 0586.683.697 GIARDINI 2 56040 CASTELLINA MARITTIMA (PI) 050.695.205(n.3 linee) BAR RISTORANTE ALBERGO LE BADIE DI QUINTILIO POLI & C. SNC V. EMILIA - BADIE (LE) 7 56040 CASTELLINA MARITTIMA (PI) 050.699.824 RISTORANTE DA ANTONIO AL MALANDRONE V. EMILIA - BADIE (LE) 115 56040 CASTELLINA MARITTIMA (PI) 050.699.723 RISTORANTE PIZZERIA AGRIFOGLIO V. DEL COMMERCIO 31 56040 CASTELLINA MARITTIMA (PI) 050.695.071 RISTORANTE L`OSTERIA DEL PINZAGRILLI V. PALESTRO 37 56040 GUARDISTALLO (PI) 0586.655.350 RISTORANTE IL FORAPAGLIA VL. V.VENETO 36 56040 MONTESCUDAIO (PI) 0586.650.261 RISTORANTE IL FRANTOIO V. DELLA MADONNA 11 56040 MONTESCUDAIO (PI) 0586.650.381 RISTORANTE RESIDENCE VILLA ELETTA V. PROV. LE TRE COMUNI 85 56040 MONTESCUDAIO (PI) 0586.650.402 RISTORANTE LA VECCHIA OSTERIA DI CATONI V. IV NOVEMBRE 3 56040 MONTEVERDI MARITTIMO (PI) 0565.784.904 RISTORANTE DA PIETRO SNC DI BONTA` UGHETTA & C. POD. VIGNA DANTE - LUSTIGNANO 47 56040 POMARANCE (PI) 058.860.268 RISTORANTE IL GELSO V. F.LLI CERVI 34 56045 POMARANCE (PI) 058.864.739 RISTORANTE LA BURRAIA V. G.GARIBALDI 40 56045 POMARANCE (PI) 058.865.614 RISTORANTE LA CANTINA DI BALSINI DUSE V. XX SETTEMBRE 10 56046 RIPARBELLA (PI) 0586.699.072 RISTORANTE LA FATTORIA LOC. NOCOLINO 56046 RIPARBELLA (PI) 0586.698.129 RISTORANTE LA MELATINA LOC. MELATINA 13 56046 RIPARBELLA (PI) 0586.699.208 RISTORANTE PIZZERIA SAN MARTINO LOC. SAN MARTINO 56046 RIPARBELLA (PI) 0586.699.374 RISTORANTE SAN PECORAIO LOC. SAN PECORAIO 18 56046 RIPARBELLA (PI) 0586.699.032 RISTORANTE LA GOZZETTA SNC DI CANTINI LUCA & C V. DELLE COLLINE 8 56040 SANTA LUCE (PI) 050.685.861(n.3 linee) RISTORANTE LA GOZZETTA SNC DI CANTINI LUCA & C V. DELLE COLLINE (PIEVE) 8 56040 SANTA LUCE (PI) 050.685.814(n.2 linee) RISTORANTE VALLEVERDE S.N.C. DI VERUCCI CINZIA V. COMMERCIO SUD - POMAIA 110 56040 SANTA LUCE (PI) 050.684.011 RISTORANTE CORALLO VL. DEL TIRRENO 16 56018 TIRRENIA (PI) 05033.219 RISTORANTE PIZZERIA IL CACCIATORE VL. PISORNO 2 56018 TIRRENIA (PI) 05037.515 RISTORANTE PIZZERIA LA TAVERNETTA DI GIUGLIANO LUCIA & C.SNC LG. BELVEDERE 9 56018 TIRRENIA (PI) 05032.580 RISTORANTE CAVALLINO BLU DI BBC BG.TA S. ALESSANDRO 10 56048 VOLTERRA (PI) 058.880.068 RISTORANTE DA BEPPINO V. DELLE PRIGIONI 17 56048 VOLTERRA (PI) 058.886.051 RISTORANTE ETRURIA (S.R.L.) P. DEI PRIORI 6/B 56048 VOLTERRA (PI) 058.886.064 RISTORANTE IL POGGIO S.N.C. V. PORTA ALL` ARCO 7 56048 VOLTERRA (PI) 058.885.257 RISTORANTE IL PORCELLINO DI TIBERI MARINO V. DELLE PRIGIONI 8/R. 56048 VOLTERRA (PI) 058.886.392 RISTORANTE IL POZZO DEGLI ETRUSCHI DI CACIAGLI PAOLO V. DELLE PRIGIONI 30 56048 VOLTERRA (PI) 058.880.608 RISTORANTE IL VECCHIO MULINO DI DELLI V.DEL MOLINO 56048 VOLTERRA (PI) 058.844.060(n.2 linee) RISTORANTE LA PACE DI VANNINI GIAMPAOLO V. MINZONI DON 29 56048 VOLTERRA (PI) 058.886.511 RISTORANTE LA TAVERNETTA V. GUARNACCI 16 56048 VOLTERRA (PI) 058.887.630 RISTORANTE OMBRA DELLA SERA V. GRAMSCI 70 56048 VOLTERRA (PI) 058.886.663 RISTORANTE SELF SERVICE V. MATTEOTTI 19 56048 VOLTERRA (PI) 058.886.180

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Ristoranti a Livorno

RISTORANTE ANTICO PONTE C. MATTEOTTI 25 57023 CECINA (LI) 0586.680.065 RISTORANTE BARABAU V. SIENA 4 57023 CECINA (LI) 0586.620.263 RISTORANTE =DA CLARO= DI MACCHIONI MAURO V. DELLE GORETTE 2 57023 CECINA (LI) 0586.620.561 RISTORANTE DA FIAMMETTA FERNANDA V. SFORZA 3 57023 CECINA (LI) 0586.620.391 RISTORANTE ECLISSE DI BERNARDINELLO M. VL. GALLIANO 63 57023 CECINA (LI) 0586.620.469 RISTORANTE EL FARO VL. DELLA VITTORIA (M. DI CECINA) 70 57023 CECINA (LI) 0586.620.164 RISTORANTE IL GATTONERO DI GATTAI SDF LOC. LE GORETTE 57023 CECINA (LI) 0586.620.851 RISTORANTE IL MANEGGIO VL. GALLIANO 123 57023 CECINA (LI) 0586.623.019 RISTORANTE IL MORO DI TORTUGA VL. DELLA VITTORIA (M. DI CECINA) 74 57023 CECINA (LI) 0586.620.447 RISTORANTE L` HOSTARIA V. GINORI CARLO 89 57023 CECINA (LI) 0586.621.219 RISTORANTE LA CAPANNINA LOC. LA CECINELLA (M.DI CECINA) 57023 CECINA (LI) 0586.620.151 RISTORANTE LA CICALA CHE RIDE DI ORLANDINI V. AURELIA KM.282 57023 CECINA (LI) 0586.660.248(n.2 linee) RISTORANTE OLIMPIA DI SANTORO GIOVANNI VL. DELLA VITTORIA 68 57023 CECINA (LI) 0586.621.193 RISTORANTE PIZZERIA IL BARRACUDA V. FERRUCCI - CECINA MARINA 183 57023 CECINA (LI) 0586.620.221 RISTORANTE PIZZERIA IL GRIFONE V. GORIZIA (COLLEMEZZANO) 46 57023 CECINA (LI) 0586.661.221 RISTORANTE PIZZERIA O` SOLE MIO V. GUADO ALLE VACCHE 6 57023 CECINA (LI) 0586.620.012 RISTORANTE SCACCIAPENSIERI V. VERDI 22 57023 CECINA (LI) 0586.680.900(n.2 linee) RISTORANTE SNAK BAR V. MONTANARA 57023 CECINA (LI) 0586.631.865 RISTORANTE TARABARALLA DI GUIDI CINZIA V. CURTATONE 19 57023 CECINA (LI) 0586.684.238 RISTORANTE VERDE RIVIERA LOC. CAPOCAVALLO - CECINA MARINA 57023 CECINA (LI) PIZZERIA IL NUOVO GIARDINO SNC LOC. IL GIARDINO 2 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.760.673 RISTORANTE BEIJO FLOR V. DEI LAVORATORI 37 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.790.669 RISTORANTE BRASSERIE LA BARCACCINA V. LUNGOMARE-VADA - VADA 17 57018 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.788.215 RISTORANTE CHIARDILUNA LOC. SERRAGRANDE (RIST.) 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.799.929 RISTORANTE DA ALDO V. MASCAGNI PIETRO - ROSIGNANO SOLVAY 57 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.760.368 RISTORANTE ENOPIZZA & RISTO V. DELLA CAVA (R.SOLVAY) 105 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.793.284 RISTORANTE IL BERSAGLIERE V. AURELIA - CASTIGLIONCELLO 446 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.794.136 RISTORANTE IL DUCALE GIOMI A. & TELLOLI G. P. GARIBALDI - VADA 33 57018 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.788.600 RISTORANTE IL PINZACCHIO DI DILELLA DAVIDE V. DEL CHIAPPINO-CASTELNUOVO MISERICORDIA 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.744.432 RISTORANTE IL PORTICCIOLO V. G.MARCONI - CASTIGLIONCELLO 2 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.752.788 RISTORANTE IN GARGOTTA DI BRILLI DUNIA V. FUCINI - CASTIGLIONCELLO 39 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.754.357 RISTORANTE LA CAPANNINA V. LIVORNO - CASTIGLIONCELLO 16 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.751.104 RISTORANTE LA CONCHIGLIA DI BACCI & C. SAS V. DELLA FORESTALE - VADA 1 57018 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.770.077 RISTORANTE LA GATTABUIA DI GALEAZZI E POZZOLINI SNC V. GRAMSCI ANTONIO 32 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.799.760 RISTORANTE LA LUCCIOLA DI RE DONELLA LGMARE VESPUCCI - CASTIGLIONCELLO 1 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.759.065 RISTORANTE LA PINETINA V. CAVALLEGGERI (LOC.PIETRABIANCA) 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.788.224 RISTORANTE LA PINETINA LOC. PIETRABIANCA - VADA 57018 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.788.093 RISTORANTE LA TETTOIA DI MANCINI LGMARE MONTE ALLA RENA - ROSIGNANO SOLVAY 17 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.764.252 RISTORANTE LA VELA DI BIANCANI LAURA P. TOSCANA - VADA 2 57018 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.770.230(n.2 linee) RISTORANTE LA VELA DI BIANCOLI LAURA LAURA P. TOSCANA-VADA - VADA 2 57018 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.770.470 RISTORANTE LIDO V. LUNGOMARE - VADA 7 57018 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.788.560 RISTORANTE NERI MARCO V. AURELIA-R.SOLVAY 342 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.794.533 RISTORANTE PICCOLA CALA V. AURELIA - CASTIGLIONCELLO (CALETTA) 747 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.794.096 RISTORANTE PICCOLO HOTEL P. MONTE ALLA RENA-R.SOLVAY 22 57016 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.769.064 RISTORANTE PIZZERIA MELI` MELO V. AURELIA-CASTIGLIONCELLO - CASTIGLIONCELLO 570 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.752.269 RISTORANTE PIZZERIA SCOLAPASTA DI BIANCHI MAURA V. AURELIA - CASTIGLIONCELLO 813 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.751.291 RISTORANTE PORTICCIOLO DEL CHIOMA SPA V. AURELIA - CASTIGLIONCELLO KM. 300 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.754.555 RISTORANTE ROSSI SALVO V. DELLA PINETA - CASTIGLIONCELLO 6 57012 ROSIGNANO MARITTIMO (LI) 0586.752.102 RISTORANTE IL CASTAGNO V. CAMPAGNA SUD 5 57020 SASSETTA (LI) 0565.794.219 0565.794.328 RISTORANTE ENOLITECA OMBRONE P. DEI GIUDICI 1 57028 SUVERETO (LI) 0565.829.336 RISTORANTE IL CIAMPELLI S.N.C. DI FIORINI E.&.C. LOC. SAN ROCCO 6 57028 SUVERETO (LI) 0565.829.213 RISTORANTE LA FORESTA LOC. MONTIONI 27 57028 SUVERETO (LI) 0565.845.177 RISTORANTE MARTINI V. D. ALIGHIERI 6 57028 SUVERETO (LI) 0565.829.876 RISTORANTE PIZZERIA LA PERGOLA V. DI BELVEDERE 7 57028 SUVERETO (LI) 0565.829.590 RISTORANTE F.LLI CATARSI V. PER ROSIGNANO LOC. POLVERONI 38 57018 VADA (LI) 0586.788.279 RISTORANTE =IL GIAGUARO= MOLINO A FUOCO - MAZZANTA (LA) 57016 VADA (LI) 0586.770.242

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Ristoranti a Firenze

Diladdarno - Via dei Serragli 108r - tel. 055 225001 Dino- Via Ghibellina 51/r, tel. 055 241452 Don Chisciotte - Via Ridolfi 4/r, tel. 055 475430 Enoteca Pinchiorri - Via Ghibellina 87, tel. 055 242777 Fonticine - Via Nazionale 79/r, tel. 055 282106 Francescano - Largo Bargellini 16 - tel. 055 241605 Fuori Porta - Via del Monte alle Croci, 10r - tel. 055 2342483 ’Harrys Bar - Lungarno Vespucci, 22/r, tel. 055 2396700 I 13 gobbi - Via della Porcellana, 9r, - Tel 055.284015 ’IBambino - Via del Parione, 74/76 r - Tel e Fax 055.214005 Il Latini - Via dei Palchetti 6/r, tel. 055 210916 Il Sasso di Dante - Piazza delle Pallottole 6/r, tel. 055 282113 ’IToscano - Via Guelfa 70/r, tel. 055 215475 I Quattro Amici - Via degli Orti Oricellari 29, tel. 055 215413 La Baraonda - Via Ghibellina 67/r, tel. 055 2341171 La Baruciola - Via Maggio 61/r, tel. 055 218906 La Casalinga - Via dei Michelozzi, 9r - Tel e 055.218624 Le belle donne - Via delle belle donne 16r, - Tel 055.23802609 Lobs - Via Faenza 75/77r - tel. 055 212478 Loggia- Piazzale Michelangelo 1, tel. 055 2342832 Lo Strettoio - Via di Serpiolle 7, tel. 055 4250044 Mamma Gina - Borgo S. Jacopo 37/r, tel. 055 2396009 Marione - Via della Spada 27/r, tel. 055 214756 Oliviero - Via delle Terme 51/r, tel. 055 212421 Omero - Via Pian de’ Giullari 11/r, tel. 055 220053 Osteria de' Benci - Via de’ Benci 13r - tel. 055 2344923 Osteria N. 1 - Via del Moro 18/20, tel. 055 284897 Osteria Santo Spirito - Piazza Santo Spirito 13, tel. 2382383 Ottorino - Via delle Oche 18/22r, - Tel 055.218747 Pane e Olio - Via Faentina 2r, - Tel 055.470101 Pane e Vino - Via San Niccolò 60, tel. 055 2476956 ’Pentola dellOro - Via di Mezzo 24r, tel. 055 241821 Perseus - Viale Don Minzoni 10r, - Tel 055.588226 Pierot - Pizza Gaddi 25/r, tel. 055 702100 Posta - Via de’ Lamberti 20/r, tel. 055 212701 Quattro Leoni - Via dei Vellutini 1r - tel. 055 218562 Relais Le Jardin - Piazza d’Azeglio 3, tel. 055 245247 Ruggero - viaSenese 89r - tel. 055 220542 Sabatini - Via de’ Panzani 9/A, tel. 055 211559 Sagrestia - Via Guicciardini 27/r, tel. 055 210003 Sostanza detto il Troia - Via della Porcellana 25r, tel. 055 212691 Taverna del Bronzino - Via delle Ruote 25-27/r, tel. 055 495220 Tenda Rossa - P.za del Monumento, 9 (loc. Chiesanova) - tel. 055 826132 Terrazza Brunelleschi - Piazza Unità Italiana 6, tel. 055 23580 Trattoria del Carmine - Piazza del Carmine 18/r, tel. 055 218601 Trattoria degli Antellesi - Via Faenza 9r, - Tel 055.216990 Trattoria Vittoria - Via della Fonderia 52/r, tel. 055 225657 Vecchia Bettola - Viale L. Ariosto 32/r, tel. 055 224158 Vecchia Cucina - Viale De Amicis 1r , tel. 055660143

Firenze provincia

Carpe Diem - V.le V. da Filicaia, 67 Montaione - Tel 0571.697888 Cave di Maiano - Via delle Cave, 16 Fiesole (FI) - Tel 055.59133 Centanni - Via Centanni 7 (Bagno a Ripoli), tel. 055 630122 ’Cucina SantAndrea - Via Salvagnioli, 47 Empoli - Tel 0571.73657 Da Padellina - Loc. Strada in Chianti, C.so del Popolo, 54 - Tel 055.858388 Donnini - Via di Rimaggio 22 Bagno a Ripoli (FI) - Tel. 055.630076 Dulcamara - Via Dante d Castiglione, 2 Sesto F.no (FI) - Tel 055.4255021 Edipiù - Via di calcinaia, 95 Lastra a Signa (FI)- Tel 055.8721346 Giovanni da Verazzano - P.zza G. Matteotti, 28 Greve in Chianti - Tel 055.853189 Il Focolare - Via Volterrana nord,173 Montespertoli (FI) - Tel 0571.671132 Il Cantuccio - Via Piave, 2 Empoli - Tel 0571.944533 Il Vescovino - Fraz. Panzano, Via Ciampolo da Panzano, 9/11 - Tel 055.852464 I Ricchi - Loc. Cercina, Via della Docciola, 14 Sesto F.no (FI) - Tel 055.402024 La Bottega del Moro - P.zza Trieste, 14r Greve in Chianti - Tel 055.853753 La Panzanella - Via Capuccini, 10 Empoli - Tel e 0571.922182 ’LArtevino - Via Sonnino, 28 Montespertoli (FI) - Tel 0571.608488 Le Cernacchie - Loc. La Panca, Via Cintoia Alta 11 - Tel 055.8547968 Osteria di Rendola - Loc. Rendola, Via di Rendola, 81 - Tel 055.9707491 Ostrica Blu - via Buozzi, 1 Campi Bisenzio (FI) - Tel 055 891036 Panacea del Bartolini - via Bosconi, 58a (loc.Olmo) - 055 548972 Sanesi - Via Airone, 33 Lastra a Signa (FI)- Tel 055.8720234 Salotto del Chianti - Via Sonnino, 92 (Loc.Mercatale) - tel. 055 8218016 Teatro dei Medici - Loc. La torre,12 - Tel 055.8459876 Tenda Rossa - Piazza del Monumento, 9 (loc. Chiesanova) - tel. 055 826132 Villa Campestri - Via di Campestri, Vicchio - Tel 055.8490107

Prato

Baghino - Via dell’Accademia, 9 - 0574 27920 Biagio Pignatta - V.le Giovanni XXIII loc. Artimino (PO) - Tel. 055 8718086 Cantina di Toia - Via Toia, 12 loc. Bacchereto Carmignano (PO) - Tel. 0558717135 Delfina - Via della Chiesa, 1 loc. Artimino (PO) - Tel. 055 8718074 Enoteca Barni - Via Ferrucci, 24 - Tel 0574 607845 La Fontana - Via di Canneto, 1 loc. Filettole (PO) - Tel. 0574 27282 Osvaldo Baroncelli - Via Fra’ Bartolomeo, 13 - Tel 0574 23810 Pirana - Via Vlentini, 110 - 0574 25746 ’Su pe i Canto - P.zza Matteotti, 25 Carmignano (PO) - Tel. 055 8712490 Tonio - Piazza Mercatale, 161 - 0574 21266 Vecchia Cucina - Via Pomeria, 23 - 0574 34665 Veranda - Via dell’Arco, 10 - 0574 38235

Versilia

Adone - C.so Garibaldi, 85 Viareggio - Tel 0584.49836 Barcobestia - Via Coppino, 201 Viareggio - Tel 0584.384416 Bistrot - Viale Franceschi, 14 Forte dei Marmi - Tel 0584.89879 Bombetta - Via Fratti, 27 Viareggio (LU) - Tel 0584.961380 Cabreo - Via Firenze, 14 Viareggio (LU) - Tel e 058454643 Darsena - Via Virgilio,172 Viareggio (LU) - Tel 0584392785 Gilda - Loc. Vittoria Apuana, Via arenile, 14 Forte dei Marmi - Tel 0584.89879 Gusmano - Via Regia, 58 Viareggio (LU) - Tel 0584.392785 Il Porto - Via Coppino, 319 Viareggio - Tel 0584.392144 Il Puntodivino - Via Mazzini, 229 Viareggio - Tel 0584.31046 Il sogno - Via Nenni, 69 Forte dei Marmi - Tel 0584.86358 La Barca - Viale Italico, 3 Forte dei Marmi - Tel 0584.89323 Lombardi - Fraz. Torre del Lago - Via Aurelia, 125 Viareggio - Tel 0584.341044 Lorenzo - Via Carducci, 61c/d Forte dei Marmi - Tel 0584.84030 ’LOrsa Maggiore - Via Arenile, 29 Forte dei Marmi - Tel 0584.82219 Montecatini - Viale Manin, 8 Viareggio - Tel 0584.962129 Oca Bianca - Via coppino, 409 Viareggio (LU) - Tel 0584.388477 Orlando - Via Colombo, 80 Forte dei Marmi - Tel 0584.80763 Osteria n.1 - Via N.Pisano, 140 Viareggio (LU) - Tel 0584.388967 Pino - Via Matteotti, 18 Viareggio (LU) - Tel 0584.961356 Romano - Via Mazzini, 122 Viareggio (LU)- Tel 0584.31382 Rondine - Terrazza della Repubblica, 33 Viareggio (LU) - Tel 0584.53130 Rugantino - Via S.Ambrogio, 8 Viareggio - Tel 0584.53598 Tre stelle - Via Montauti, 6 Forte dei Marmi - Tel 0584.80220

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ACQUACOTTA ALLE ESSENZE DELL'ORTO

INGREDIENTI gr 500 di funghi porcini gr 200 di pomodori tritati gr 20 di uva passa 4 cucchiai di olio di oliva 1 spicchio di aglio 2 uova 2 cucchiai di pecorino pane abbrustolito sale e pepe olio essenziale di timo, salvia e rosmarino PREPARAZIONE Prendete una casseruola, mettete aglio e olio e fate rosolare, quando l'aglio ha preso colore aggiungete i funghi puliti in precedenza. Condite con sale e pepe e quando i funghi sono a metà cottura aggiungete il pomodoro già tritato, subito dopo aggiungete anche un litro di acqua bollente e continuate con la cottura. Nel frattempo sbattete le uova con il pecorino in un recipiente, una volta fatto, aggiungetevi il brodo bollente, 2 gocce di olio essenziale di timo, di salvia e di rosmarino e mescolate. Adesso mettete per ogni piatto due fette di pane abbrustolito, versate il brodo ed il piatto è pronto.

MINESTRA DI CECI, AZUKI & PASTA DI FARRO

INGREDIENTI : gr 150 di ceci secchi gr. 50 di azuki (fagioli di soia rossa) gr 200 di pasta di farro 1 spicchio di aglio 1 rametto di rosmarino 1 cucchiaio di conserva di pomodoro olio di oliva PREPARAZIONE Mettete i ceci e gli azuki in ammollo in acqua tiepida, per 24 ore. Una volta trascorso questo tempo, lavate bene i ceci e gli azuki, metteteli in cottura in un litro di acqua bollente con un pò di sale. Finita la cottura passate la metà di questi in un setaccio e poi in pentola. Iniziate adesso a soffriggere olio, rosmarino e aglio e quando s'imbiondisce, aggiungete la conserva in precedenza sciolta in un mezzo bicchiere di acqua. Adesso potete versare il soffritto, insieme ad i ceci rimasti, nella pentola. Salate, pepate e aggiungete la pasta, cuocete il tutto, ma non per molto tempo.

FAGIOLI ALL'UCCELLETTA... versione afrodisiaca

INGREDIENTI gr 500 di fagioli bianchi gr. 100 di olio di oliva extravergine gr. 500 di pomodori freschi 3 foglie di salvia, 3 bacche di ginepro, 2 spicchi d'aglio, 1 cucchiaio di aceto di mele 1 cucchiaio di miele di erica 1 cucchiaino di zenzero in polvere sale e pepe PREPARAZIONE Mettete i fagioli a lessare in una ciotola con acqua fredda poco salata. Intanto, in un altro tegame aggiungete dell'olio e fate soffriggere la salvia, il ginepro e l'aglio con un pò di pepe. Quando l'aglio sarà imbiondito aggiungete i fagioli già scolati e mescolate per qualche minuto. Aggiungete il miele e l`aceto. A questo punto potete aggiungere i pomodori che avrete pelato e spezzettato in precedenza. Adesso salate e continuate la cottura per 20 minuti circa, poi aggiungete lo zenzero in polvere e potete servire.

PAPPA COL POMODORO... versione tosco-magrebina

INGREDIENTI • gr 600 di pomodori • 1 litro di brodo vegetale • 2 cipolle medie • 2 spicchi di aglio • gr 350 di cous cous • 6 foglie di basilico • mezzo bicchiere di olio di oliva • sale e pepe PREPARAZIONE Prendete una casseruola e dopo aver tritato la cipolla, soffriggetela con l'olio e l'aglio. Quando questi saranno rosolati al punto giusto aggiungete i pomodori che in precedenza avrete passato al setaccio. Aspettate qualche minuto, poi aggiungete il cous cous ed il brodo e passatelo nella casseruola. Adesso aggiungete il sale, il pepe, il basilico e poi continuate a cuocere per 3 minuti. Spegnete ed aspettate che il cous cous si gonfi e servite

LA PANZANELLA AL TOFU

INGREDIENTI 8-10 pezzi di pane duro toscano o integrale, di farro, segale, et 6 pomodori molto maturi tagliati grossamente 2 cipolle rosse tagliate a fette sottili 2 coste bianche di sedano tagliate a dadini 1 cetriolo tagliato a pezzetti non troppo piccoli tante foglie di basilico fresco pestate nel mortaio gr. 300 di tofu * formaggio fresco di soia olio di oliva extravergine sale, pepe e aceto di mele PREPARAZIONE Mettete il pane nell'acqua fredda per 10-15 minuti. Pressatelo bene fra le mani per estrarre il più possibile l'acqua e sbriciolatelo in un insalatiera. Aggiungete il tofu, tagliato a pezzetti. Aggiungete le verdure, l'olio, il basilico, il sale e il pepe. Mettete nel frigorifero per 2 o 3 ore. Al momento di servire, innaffiate con l'aceto e aggiungete ancora qualche foglia di basilico.

BIO PANFORTE DI SIENA

INGREDIENTI gr 150 di zucchero integrale gr 200 di mandorle pelate gr 200 di noci pulite, gr 300 di frutta candita tagliata a dadi gr 100 di miele di acacia gr 100 di fichi secchi gr 60 di cacao biologico in polvere - meglio se del commercio equo e solidale 1/4 di cucchiaino di coriandolo in polvere 1/4 di cucchiaino di chiodi di garofano in polvere 1/2 cucchiaino di noce moscata in polvere 1/4 di cucchiaino di pepe bianco 3/4 di cucchiaino di cannella gr 50 di farina integrale un pò di carta di riso PREPARAZIONE Tostate le mandorle e le noci nel forno caldo e tagliatele grossolanamente. Mettetele in una terrina con i canditi e fichi, le spezie e il cacao. Versateci la farina e mescolate bene. In una casseruola doppia o in un recipiente da bagnomaria, portate dolcemente il miele a ebollizione e incorporatevi lo zucchero integrale.Mescolate costantemente finchè una goccia girata fra due dita, precedentemente bagnate in acqua gelida. diventi una morbida pallina. Versate immediatamente sulla frutta e rimestate bene con le mani. Date all'impasto la forma di una focaccia di circa 2,5 cm di spessore. Mettete la carta di riso su una lastra da dolci imburrata e ponetevi sopra la focaccia. Fatela cuocere nel forno preriscaldato a 180° per 40 minuti, fino a che sia secca. Poi lasciatela raffreddare e dopo aver tagliato la carta di riso che eccede, cospargetela di un misto di zucchero a velo e di cannella in polvere.

POLLO COSTA ETRUSCA

INGREDIENTI un pollo 2 spicchi di aglio 1 cipolla 1 costa di sedano vino rosso una tazza di brodo sale pepe olio extra vergine di oliva PREPARAZIONE In una teglia mettere il pollo a pezzi, l’aglio, il sedano e la cipolla tritati, il vino e l’olio. Lasciare cuocere per alcuni minuti, insaporire con sale e pepe, aggiungere altro vino, farlo evaporare e unire il brodo. Far cuocere a fiamma molto bassa per circa due ore. Si consiglia di gustare questo piatto con vino rosso corposo e profumato. Cinghiale in salmì ingredienti: 1 kg. di cinghiale, 2 cipolle, 3 coste di sedano, 3 carote, due spicchi di aglio, alloro, rosmarino, sale, pepe nero macinato e in chicchi, vino rosso, alcune fette di rigatino, olio extra vergine di oliva. Dopo aver disossato il cinghiale, aprirlo a libro, unire le cipolle, le carote, il sedano tagliati in grossi pezzi, il pepe in chicchi, l’aglio, l’alloro, il rosmarino e coprire con il vino rosso. Lasciare in infusione per 12 ore circa. Togliere la carne dalla marinatura, passare le fette di rigatino nel pepe nero macinato e fissarle sul cinghiale premendo sulla carne, legare il tutto con il filo da cucina. In una casseruola scaldare l’olio con tutti gli ingredienti dell’infusione tritati, sistemarvi il cinghiale e lasciare rosolare per alcuni minuti. Coprire con vino rosso (non quello della marinatura), aggiungere il sale, il pepe e lasciare cuocere molto dolcemente per circa due ore; se necessario, aggiungere un po’ di brodo. Servire la carne con il fondo di cottura accompagnata da olive, patate al forno, oppure torte di verdura, verdure saltate in padella.

RIBOLLITA

INGREDIENTI 300 grammi di fagioli lessati 1 mazzo di bietola un quarto di cavolo verzotto 1 zucchina 1 carota 2 coste di sedano 2 patate 2 pomodori 1 cipolla olio extra vergine di oliva sale pepe pane toscano PREPARAZIONE Tagliare a pezzi la cipolla e lasciarla imbiondire con metà olio, unire tutte le verdure in pezzi, insaporire con sale e pepe e portare a cottura. Unire i fagioli, il pane tagliato e tostato. Aggiungere l’olio rimasto e mettere in forno moderato per almeno un’ora. Servire caldo o freddo.

FAGIOLI AL FIASCO

INGREDIENTI 350 grammi di fagioli cannellini 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva 6 foglie di salvia 2 spicchi di aglio un bicchiere e mezzo di acqua PREPARAZIONE In un fiasco senza paglia da due litri infilare i fagioli fino a due terzi della sua capacità. Aggiungere l’olio, la salvia, l’aglio e l’acqua. Coprire con un tappo di paglia in modo che l’acqua possa evaporare. Mettere il fiasco sulle braci coperte di cenere per 5 ore. In mancanza di braci, usare il forno a temperatura media, sistemando il fiasco in una pentola a bagnomaria. I fagioli saranno cotti quando tutta l’acqua sarà evaporata e i fagioli avranno assorbito tutto l’olio. Servire i fagioli con abbondante olio extra vergine di oliva toscano, sale e pepe nero.

PAPPA AL POMODORO

INGREDIENTI per sei persone: 100 grammi di porro tagliato a fettine sottili otto foglie di salvia 6 spicchi di aglio abbondante basilico freschissimo due rametti di nepetella (in Toscana la si trova ovunque in campagna, ma può anche essere coltivata) 1200 grammi di pomodori puliti e tagliati a piccoli pezzi 300 grammi di pane raffermo toscano 2 litro di brodo di carne 10 cucchiai di olio extra-vergine di oliva una manciata di parmigiano reggiano peperoncino secondo i gusti (ma ricordate che non è un piatto piccante) PREPARAZIONE In un tegame mettere l’olio, l'aglio, la salvia e il porro. Far rosolare il tutto per alcuni minuti a fuoco lento. Aggiungere il pomodoro e far insaporire bene con sale e peperoncino. Quando il pomodoro è ritirato un poco allungare con il brodo di carne e far bollire per 20 minuti circa. A questo punto mettere il pane raffermo tagliato a fettine sottili e far cuocere 50 minuti mescolando poche volte per evitare che la pappa risulti collosa. Poco prima di togliere dal fuoco unire la nepetella, il basilico, il parmigiano e, se non guardate troppo alla dieta, non starebbe male anche un nocciolino di burro. Rimestate bene per amalgamare i sapori, aggiustate di sale e ... gli amici non smetteranno più di chiedervela!

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