Etruschi in Etruria Meridionale
Nel territorio dell'Etruria meridionale compreso tra i fiumi Fiora e Albegna, numerosi ed importanti sono gli abitati che assumono l'aspetto di vere e proprie città munite di opere di difesa - costituite da cinte murarie, terrazzamenti e aggere - edifici di culto e strutture abitative le quali, talvolta, si configurano come residenze principesche: Poggio Buco, Pitigliano, Sovana, nel bacino del fiume Fiora; Marsiliana e Saturnia in quello dell'Albegna. Su tutti questi centri, e ancora su quelli di Orbetello e Talamone, Magliano, Ghiaccioforte e Doganella si estendeva l'influenza di Vulci, la potente città etrusca situata alla foce del fiume Fiora.
Le città etrusche antiche e moderne :
CERVETERI antica CAERE
CHIUSI antica CLUSIUM
AREZZO antica ARRETIUM
CORTONA antica CURTUM
PERUGIA antica PERUSNA
POPULONIA antica PUPLUNA
VETULONIA antica VETLUNA
VOLTERRA antica VOLATERRAE
BOLSENA antica VOLSINII
VULCI antica VELCH
Le Origini Degli Etruschi
Delle origini storiche di questa civiltà si sa ancora ben poco ed i testi relativi alla loro nascita come popolazione risalgono all'antichità greca e romana. Erodoto il grande storico greco offre una ricostruzione sulle origini, ma gli Etruscologi e gli archeologi tendono oggi a limitare fortemente la sola interpretazione di Erodoto; una teoria la sua, diffusissima fra tutti gli scrittori classici. Il suo racconto sembra risentire troppo dai miti e delle favole, che nell'antichità tendevano a far dipendere l'origine e la nascita degli Etruschi, questo popolo occidentale, da una migrazione venuta dall'Oriente, dalla Lidia, a seguito di una grave carestia in epoca mitica, e cioè poco dopo la guerra di Troia, guidata da un grande condottiero: Tirreno.
Dionigi Alicarnasso discutendo la tesi di Erodoto formulò un'altra ipotesi: quella dell'origine autoctona degli Etruschi; mentre Livio in un discusso passo ha accreditato una terza teoria, di una provenienza settentrionale di questo popolo, di cui i Reti e altre popolazioni alpine sarebbero le spoglie.
Avevano ragione in parte tutti e tre anche se le loro tre teorie sono errate. Infatti, una certa resistenza all'origine solo orientale, é motivata dalle difficoltà in cui oggi si trova l'archeologia, di vedere nel continuo sviluppo un concatenamento delle civiltà che si sono succedute nell'Italia centrale, non con una frattura abbastanza decisa e netta; quindi non solo il frutto di un "solo" popolo straniero emigrante.
Per molto tempo si è pensato di poter collocare questa frattura intorno al 800 a.C., nel momento in cui, cioé questa civiltà che viene dall'Oriente, sostituisce la civiltà preesistente nel territorio italiano; civiltà quest'ultima, chiamata "Villanoviana" perché fu identificata e definita la prima volta in un paese chiamato Villanova, nei pressi di Bologna.
Oggi i recenti e continui progressi della ricerca archeologica, hanno portato gli studiosi a poter concludere che tra le tesi dell'origine orientale e dell'origine autoctona degli Etruschi non c'è un vero e proprio contrasto; ci si va sempre di più orientando in una risoluzione più equilibrata del problema. Si deve cioé concludere che se elementi orientali sono giunti sulle coste tirreniche, questi (poco importanti numericamente - forse qualche migliaio) non hanno modificato in modo sensibile e profondo gli insediamenti della civiltà delle popolazioni preesistenti. Infatti, le basi della civiltà villavoviana trovano nella civiltà etrusca uno sviluppo di certe sue caratteristiche essenziali: ma non viene superata né tanto meno distrutta dagli Etruschi, bensì in una forma, spesso non manifestata (altezzosamente quella etrusca) da entrambe le due civiltà, sviluppata ed ampliata. Così sviluppata e ampliata la autoctona che sarà questa a influenzare l'altra.
Questo popolo (noto anche come cultura detta dei "Campi di urne") prima occupò le Valli Alpine e Prealpine, poi scese nella pianura Padana, in Emilia, infine intorno al 1100-1000 a.C. in Umbria e nel Lazio. Nell'area dove Romolo farà sorgere Roma nel 753, alla base del Palatino, sono state rinvenute inumazioni con il sistema della pratica incineratoria (sconosciuta ai latini dei Colli Albani) databili 1100 a. C. - E anche più antiche, del 1500 a.C. che fanno pensare che i palafitticoli (questo popolo silenzioso e fantasma, ma con una grande cultura alle spalle) vi si erano già spinti quattro secoli prima. (Vedi Fondazione di Roma)
Che i Tirreni-Etruschi provenissero dal mar Egeo non ci sono più dubbi. La scoperta a Lemno di una iscrizione in lingua pre-greca (arcaica- Fenicia 1 - origine 1519-1220 a. C.) ha messo in luce, strettissime e indubbie affinità, fra quella lingua e quella etrusca. E l'isola di Lemno (nomo di Lesbo) era abitata da un popolo originario della..... Tracia. (!!! attenzione a questo nome - apparirà spesso - nulla a che vedere con la storia della Tracia (Romania) Romana - la precedente cultura era già scomparsa da mille anni)
In Tracia (lo sappiamo da pochissimo tempo) sembra sia esistita una grande civiltà millenaria, anteriore a quella Sumerica. Qui del resto non molti anni fa, sono state rinvenute le Tavolette Tartarie e i primi sigilli rotondi sumerici-babilonesi-egiziani; e sembra che proprio qui i Sumeri scoprirono l'arte della scrittura. E forse i Fenici in seguito a contatti con i Traci nacque loro l'idea dell'Alfabeto.
L’Espansione
Solo intorno al VII secolo la civiltà etrusca inizia a prendere coscienza della propria esistenza, della propria personalità, della propria lingua, della propria autonomia, rispetto alle altre civiltà che popolavano l'Italia a quell'epoca. Un tipo di società spiccatamente guerriera, in contrasto con le culture esistenti nell'intera penisola, più mite, non agonistica. Questo spiega l'ampia diffusione territoriale degli etruschi e di conseguenza anche la supremazia culturale. Nei secoli che vanno da questa età fino al II sec. avanti C., si ha il grande e rigoglioso sviluppo degli Etruschi, che rappresentano per tutto questo periodo una grande forza politica, sociale, ma anche culturale: si può quindi benissimo dire che la civiltà etrusca sia la prima, grande, potente e fiorente civiltà italiana, pur con tanti difetti.
L'Apogeo della potenza etrusca, si ha soprattutto nel VI secolo, quando gli Etruschi stipulano un'alleanza con i Cartaginesi: alleanza che assicura loro il dominio di tutto il Mediterraneo occidentale; quindi iniziano i floridi commerci. Verso il 535 si ha una grande affermazione della loro potenza marittima e commerciale con la grande vittoria nella battaglia navale sui Focesi, al largo di Aleria, in Corsica.
Come riprova del grande splendore della civiltà etrusca nel VII secolo e ancora nel VI, basterà ricordare come gli stessi Re di Roma, cioè i Tarquini non fossero altro che Etruschi: quindi in questo periodo gli Etruschi scendono a sud, espandendo il loro dominio e la loro potenza militare ed economica in un "paese" ancora giovane, non ancora bene organizzato: quello Latino. Nella seconda metà del VI secolo gli Etruschi vanno ancora oltre, scendendo nella Val Padana fino alle foci del Po, istituendovi degli importantissimi centri di vita commerciale e dei fondamentali punti d'appoggio (Uno addirittura a Melzo). Mentre a sud giungono fino in Campania, a Capua, mentre i nuovi greci - i moderni - vi stanno sbarcando da sud)
Il Declino
A questa grande espansione della potenza, segue l'inevitabile lento declino, il cui inizio può essere segnalato nel 509, con la cacciata dei Tarquini da Roma, data questa che segna anche il principio della storia di Roma repubblicana: la caduta degli Etruschi inizia già ad essere irrimediabilmente legata all'ascesa di Roma. Nel 474 il declino incontra un'altra drammatica conferma nella battaglia navale di Cuma, ove la flotta etrusca é annientata da quella Siracusana, che conquista così il controllo del Mediterraneo occidentale.
Nel 423, altro dramma, i Sanniti occupano Capua, avamposto della civiltà etrusca nell'Italia Meridionale. Poi con l'inizio delle invasioni galliche in Italia, intorno al 400, la civiltà etrusca é colpita anche alle spalle, ed entra in agonia. Non solo non é più in grado di fare conquiste, ma non è capace neppure di difendere il proprio territorio. Per farlo avrebbe bisogno di uomini, e di un potere centrale, ma si ritrova ad avere solo dei servi imbelli e dei contadini; quello che ha prodotto la loro società "chiusa".
Si ha quindi il lungo periodo della conquista romana dell'Etruria. I Romani riescono a bloccare, a respingere i Galli, poi avanzano verso il nord attratti dal vuoto di potere che la decadenza etrusca ha creato nelle regioni settentrionali dell'Italia. Nel 358 inizia la guerra tra Roma e gli Etruschi, che si conclude nel 351 con la vittoria di Roma.
Le vicende della conquista romana si fanno più serrate: nel 310 Roma sconfigge gli Etruschi ad Arezzo, Cortona e Perugia; nel 295 con la sconfitta dei galli e degli Etruschi a Sentinum, Roma sottomette i Volsini, Arezzo e Perugia; nel 280 Roma conclude un trattato di alleanza con alcune delle città più importanti della confederazione etrusca: Volsini, Arezzo, Perugia, Vulci, Rusellae, Vetulonia e Populonia. Un potere centrale etrusco non é mai esistito; così ognuno risolve la sua questione in casa propria. Altro non possono fare, una vera nazione Etrusca non é mai esistita, una coscienza nazionale neppure. Il destino é uno solo: quello di sottomettersi a chi sta facendo nascere questa coscienza: la romanità.
Da questo momento l'Etruria diventa romana; e così si concludono le vicende della gloriosa civiltà etrusca, che però non muore culturalmente, anzi, riesce a sopravvivere ancora, fino influenzare alcune importanti caratteristiche della vita sociale e pubblica, oltre che artistica, dei Romani conquistatori. Non nella lingua però. Ed è un problema avvolto anch'esso, come le origini, in un'atmosfera di mistero. Una lingua impenetrabile e indecifrabile. Sono stati decifrati i geroglifici egiziani, gli ideogrammi micenei, i cuneiformi mesopotamici, semplicemente perché abbiamo di queste lingue abbondanza di testi e alcuni scritti in bilingue che hanno permesso di comprendere perfino i segni privi di una base fonica (es. la stele di Rosetta fu la chiave per i geroglifici).
Vita felix
Com'è del resto oggi la Toscana, l'Etruria era una regione fertilissima, sempre celebrata come "Etruria felix"; una terra opulenta, ricca e generosa, coltivata con amore e tenacia. Plinio così ce la descrive: " Il paesaggio é molto bello. Immaginate un anfiteatro immenso, quale soltanto la natura può offrire: una piana vasta e spaziosa cinta da colline e monti che hanno fino alla sommità boschi antichi d'alto fusto, e selvaggina abbondante e varia. Dall'alto dei boschi scendono in declivio; là in mezzo, pingui colline di terra buona, perché in nessuna parte é facile trovare roccia, anche se la si ricerca. Non sono inferiori per fertilità i campi situati nella pianura vera e propria: ricche messi vi maturano più tardi, é vero (Il calendario ! ) ma non meno bene. Ai loro piedi da ogni lato si stendono i vigneti allacciati tra loro in modo da coprire uniformemente lo spazio in lungo e in largo; e al limite inferiore, quasi a formare un bordo, sorgono boschetti, e poi prati e ancora terreni da grano, che non si possono arare, se non con l'aiuto di buoi possenti e aratri robusti. Poi praterie cosparse di fiori producono trifoglio, e altre erbe, sempre giovani e tenere, come se appena nate, essendo questi terreni irrigati da sorgenti inesauribili".
E' evidente che Plinio si riferisce all'Etruria interna, quella delle alte valli del Tevere e dell'Arno; molto diversa era la situazione sulla costa. C'erano le paludi della Maremma e la malaria affliggeva e turbava profondamente la vita dell'Etruria. Anche se affrontarono con coraggio, tenacia ed ingegno il problema delle paludi e quello idrografico della distribuzione e regolamento delle acque, col decadere della potenza etrusca, le opere di canalizzazione furono abbandonate. non più curate e sorvegliate, e le paludi della Maremma tornarono a dominare il territorio fino a tempi recenti. Scoperte archeologiche a Spina e Adria - porti utilizzati dagli Etruschi - hanno messo in luce grandiosi lavori con cui regolarono il complicato corso del Po. Poi abbandonarono tutto. Durante il periodo d'oro, abbiamo testimonianze che gli Etruschi avevano per la loro terra un grande attaccamento. Tenaci come agricoltori e colonizzatori, portavano grande affetto al patrimonio agricolo. Con la pianura fertilissima, gli Etruschi si dividevano i campi coltivati con precisione, delimitati da confini ben chiari, tipica della campagna etrusca. Amata, curata e difesa con ostinazione. Produceva cereali a sufficienza da poterne addirittura esportare nei paesi vicini; il grano era la coltura di fondo, celebratissimo non solo per la quantità ma anche per la qualità, per il candore della farina; Chiusi e Arezzo celebri per il grano tenero per la confezione del pane fine; mentre a Pisa famosa era la farina (di semola, quindi grano duro) per fare la pasta. (ma due specie di frumento il Triticum sphaerococcum e il monococcum, compare nel 1700-1500 a.C. al Lago di Ledro; e queste due specie erano coltivate solo sul Mar Caspio, non ancora in Grecia. Quindi arrivò dal nord e non dal sud)
Altra celebrità degli Etruschi (ancora oggi) é quella dei vini; decantati (ma solo nel 400-300 a.C. da scrittori perfino in Grecia. Dionigi di Alicarnasso li esalta e li paragona a quelli del Falerno e dei colli romani; Marziale li mette alla pari con quelli della sua Spagna. Mentre altri autori riferendosi al vino bianco (il rosso non esisteva ancora) precisano che il migliore di tutti é quello prodotto al confine della Liguria. (quello che oggi conosciamo come le Cinque Terre, l'Est Est Est) La vite non sappiamo ancora se fu portata in Toscana (e quindi poi a Roma) dagli Etruschi, oppure appresero la coltivazione dai palafitticoli. Questi ultimi, negli insediamenti dei laghi alpini la coltivavano già mille anni prima dell'arrivo degli Etruschi in Toscana (conoscevano già la distillazione) e sappiamo che i palafitticoli nel 1100-1000 a.C. erano scesi quasi ai confini della Toscana. A Roma arrivò con molto ritardo: verso il 600 a.C. Fra l'altro dava un pessimo vino. Solo nel 300 a.C. ibridi di vitigni selezionati produssero quello che poi diventerà il nettare del Lazio "i vini del Colli Albani". Altrettanto in Toscana quando in seguito incrociando i vitigni di malvasia, canaiolo, e il sangiovese (che è originario della Toscana e non della Romagna) anche loro produssero il famoso "Chianti".
Località in cui fiorì la civiltà etrusca
CERVETERI (la Caere) - Scavi e museo - Celebre la "Tomba degli sposi" (quella qui riportata)
VOLTERRA - Scavi - Materiale ritrovato ospitato nel MUSEO GUARNACCI
POPOLULONIA (LI) Scavi - Mat. ritr. ospitato nel Museo Etrusco di FIRENZE
VETULONIA (GR) Scavi - Mat. ritr. ospitato nel Museo Etrusco di FIRENZE
FIESOLE (FI) Scavi - Materiale ritrovato ospitato nel Museo di FIESOLE
VOLSINII - Scavi - Mat. ritr. ospitato nel Museo di ORVIETO
ROSSELLE - Necropoli - Mat. ritr. ospitato nel Museo Etrusco di FIRENZE
VULCI - Resti della città - Mat. ritr. ospitato nel Museo di FIRENZE e ROMA
TARQUINIA (VT) - TOMBE (circa 200), affreschi - Mat. ritr. Museo Naz. TARQUINIA
TARQUINIA (VT): CIVITA, antica città etrusca, basamento tempio, resti preziosi cinta muraria.
CERE (RO) - Necropoli (circa 100 tombe) - Mat. ritr. - Museo VILLA GIULIA - ROMA
NORCHIA (VT) Necropoli su roccia)- Mat. ritr. - Museo VILLA GIULIA - ROMA CASTEL D'ASSO (VT) - Tombe su parete (30)- Mat. ritr. - Museo VILLA GIULIA - ROMA
CORCHIANO (VT) affreschi, Iscrizioni parietali VEIO - Tempio, ponte, tombe - Mat. ritr. ospitato nel Museo VILLA GIULIA - ROMA
NEPI ( VITERBO ) - Necropoli di CASTEL S. ELIA
SUTRI (VT) - Anfiteatro, necropoli, sarcofagi - MUNICIPIO DI SUTRI
TUSCANIA (VT) - Necropoli - Tombe in zona Canino
SOVANA - (GR) Necropoli - Mat. ritr. ospitato nel Museo Etrusco di FIRENZE
SATURNIA - Resti delle mura etrusche -Mat. ritr. ospitato nel Museo Etrusco di FIRENZE